L’intervista ad Adriano Albanesi, ex coach di Lesia Tsurenko, che ha svolto la preparazione invernale al fianco della tennista kazaka.

L’ascesa della kazaka

Elena Rybakina continua a stupire. Pronti via e la tennista moscovita, naturalizzata kazaka, ha già raggiunto un ottimo risultato centrando la prima finale stagionale Wta in quel di Shenzhen.

È stata Ekaterina Alexandrova a negarle la gioia del secondo titolo in carriera dopo l’acuto dello scorso anno nel Wta International di Bucharest, che la vide dominare in lungo ed in largo sulle malcapitate avversarie. Resta comunque ottimo il percorso della tennista classe ‘99 attualmente al 36esimo gradino del ranking mondiale, riuscita a sfornare prestazioni altisonanti turno dopo turno: nell’ordine sono cadute sotto i suoi colpi Saisai Zheng, Yafan Wang, Elise Mertens e Kristyna Pliskova, prima di arrendersi alla russa con lo score di 6-2 6-4.

Il tennis messo in mostra da Rybakina nel torneo asiatico ha confermato un’ottima inquadratura tattica ed un’efficace proposta tecnica: poche variazioni ma tantissima intensità le consentono, nonostante l’elevato grado di rischio dei suoi colpi, di abbinare un’estrema concretezza coi fondamentali da fondo a buone percentuali con il servizio, prerogativa ormai imprescindibile per competere ad alto livello.

Risultati frutto anche di una preparazione invernale intensa, svolta per lo più a Roma insieme al suo coach Stefano Vukov, coadiuvato dall’aiuto dall’esperta mano di Adriano Albanesi, Fabio Buzzanca, il professor Savino Traficante e tutto il team Motustech di Ostia nei circoli capitolini Antico Tiro a Volo, Tennis Casalotti e Forum Sport Center.

In esclusiva per Il Tennis Italiano abbiamo raggiunto telefonicamente l’ex coach di Lesia Tsurenko Adriano Albanesi, per conoscere più a fondo quella che a tutti gli effetti si candida ad essere una stella del tennis mondiale.

L’intervista ad Adriano Albanesi

Adriano, hai svolto la preparazione invernale insieme ad Elena Rybakina. Cosa ti ha maggiormente colpito del suo tennis?

“La cosa che più mi ha impressionato è la velocità di apprendimento. Elena metabolizza tutto, riesce ad assorbire il lavoro svolto e ad applicarlo poi in campo in maniera molto rapida. È una giocatrice estremamente disponibile e umile. Inizialmente lei e l’allenatore dovevano fermarsi due settimane, alla fine hanno deciso di prolungare la loro permanenza a Roma. Mi disse: “Ho capito su quali dettagli devo lavorare, voglio rimanere per continuare a migliorarmi”. Devo dire che il lavoro svolto è stato certosino, da quando è arrivata a quando è andata via posso affermare di aver visto dei netti cambiamenti”.

La kazaka esprime un tennis moderno e votato all’attacco. Quali consigli hai dispensato per aiutarla nella sua crescita tecnico-tattica? Dove deve ancora migliorare?

“Sono in stretto contatto con Vukov. Ci sentiamo praticamente ogni giorno per confrontarci e capire dove poter migliorare. Per quanto riguarda la parte tecnica ho cercato di aiutarla sul foot work, consigliandole di avvicinarsi meglio al punto di impatto con la palla. Elena è molto alta (184 cm, ndr), quindi la ricerca della “strike zone” per creare il necessario spazio tra lei e la palla è molto importante: in particolare ho cercato di lavorare sugli appoggi, cercando di darle i giusti accorgimenti per farla arrivare al colpo con il corpo ben dietro la palla piuttosto che lateralmente. Questa settimana l’ho seguita in ogni match, deve migliorare sotto l’aspetto fisico anche per quanto riguarda la prevenzione dagli affaticamenti. In questo senso ringrazio il professor Savino Traficante che ha svolto un lavoro eccellente per quanto concerne la sfera posturale. Inoltre ha dei momenti di “up and down” a livello mentale, ma questo è ovviamente dovuto anche alla sua età. Fabio Buzzanca le ha fornito un supporto sotto questo punto di vista fornendole un protocollo di esercizi da seguire e che porterà con sé in Australia. Inoltre essendo lei è una giocatrice d’attacco ci siamo incentrati sul lavoro “da collante” tra fondo e rete, dove sa già giocare bene. Siamo sulla strada giusta”.

Hai recentemente seguito Tsurenko. Quali sono le differenze che hai riscontrato rispetto all’allenamento di una giocatrice esperta come l’ucraina?

“È proprio l’esperienza la differenza sostanziale. Lesia è una giocatrice molto intelligente, una calcolatrice che nel periodo in cui l’ho allenata ha raramente sbagliato scelte o approccio alla partita. Spesso però quando avvertiva l’importanza del momento c’era il rischio che si contraesse non riuscendo poi ad esprimersi al 100%. Con Rybakina è un allenamento più scolastico, ogni giorno bisogna stare e attenti e col focus giusto anche nella preparazione dei match in quanto ha affrontato molte meno giocatrici rispetto a Tsurenko. Per Elena la sfrontatezza e il suo sano “menefreghismo” più che essere un limite sono la sua vera forza: è giovane e sa di essere forte, nei momenti importanti riesce a far andare il braccio e questo spesso l’ha premiata”.

Dove pensi possa arrivare in termini di classifica? Attualmente è al numero 36 Wta.

“È difficile dirlo, ma da consulente esterno posso dire che è una giocatrice in continua ascesa e che scalerà ancora posizioni. Preferisco non porre limiti, ma sono sicuro che continuando su questa strada possa salire tanto”.