Ha persino citato Martin Luther King. “Avevo un sogno…”.
Gerard Piqué si è allenato nella mattinata di mercoledì, poi al pomeriggio ha lasciato i compagni del suo Barcellona per partecipare a una maxi-conferenza in cui non è stato detto nulla di nuovo e/o inedito. La competizione si terrà dal 18 al 24 novembre 2019 presso la Caja Magica di Madrid, e si giocherà sul cemento (ovviamente indoor). A fare gli onori di casa, la sindaca di Madrid Manuela Carmena (che ha dedicato parole melense a Piqué) e il presidente della provincia di Madrid, Angel Garrido. “Avevo un sogno, 2 o 3 anni fa – ha detto Piqué – creare un evento unico nel tennis con i giocatori in grado di rappresentare le loro nazioni e le loro federazioni. Abbiamo capito che lavorare con l'ITF era la soluzione migliore. Il 16 agosto è stato un giorno storico, in cui è cambiata per sempre una manifestazione di 118 anni”. Pare che la sala non fosse piena come ci si aspettava: poco importa. Ben più importante l'assenza del presidente ITF Dave Haggerty, che pure si è speso tantissimo per la riforma. In rappresentanza della Federazione Internazionale c'era Kelly Fairweather. L'argomento più dibattuto, naturalmente, è stata la probabile assenza di alcuni dei migliori giocatori. Nei giorni scorsi, Federer, Djokovic e Zverev avevano lasciato intendere che non avrebbero giocato. Piqué ha cercato di ridimensionare il discorso, rimangiandosi quanto aveva detto in tempi di campagna elettorale e anche ad Orlando.
L'OTTIMISMO SU DJOKOVIC
“Bisogna dare importanza alle squadre, anche perché alcuni paesi non ci saranno. Rafael Nadal ci ha detto che giocherà se non sarà infortunato. Avere il numero 1 è più che sufficiente”. Detto che tra dodici mesi non è detto che il maiorchino sarà numero 1 (anzi, è probabile che perda il primato già tra qualche settimana), fossimo in Piqué, saremmo ben più preoccupati da quel “se non sarò infortunato” che lieti per le dichiarazioni di Rafa, raccolte da EFE, che ha “benedetto” la nuova competizione. Il difensore blaugrana ha snobbato Federer: “Non ha mai giocato molto in Coppa Davis (se vi sembran poche 70 partite, ndr) ma dipende da come gestisce il calendario, le sue gambe non gli permettono di fare tutto. Ho parlato con il suo entourage e non mi hanno chiuso la porta in faccia, se venisse sarebbe fantastico, ma è anche possibile che la Svizzera non si qualifichi, così come la Serbia”. L'argomento più spinoso riguarda proprio Novak Djokovic, presidente del Player Council ATP e futuro numero 1 del mondo. “Non sono andato a Shanghai per le sue dichiarazioni – ha ribadito Piqué – abbiamo parlato perché rappresenta i giocatori ed è un elemento fondamentale. Stiamo lavorando con l'ATP per trovare un accordo sulle date, anche se non ci sarà mai la soluzione perfetta. Se analizziamo il tutto, non ha detto che non giocherà, ma che darebbe la priorità all'evento dell'ATP”. Hai detto niente. “Siamo comunque certi di arrivare a un accordo” ha concluso Piqué, che è un po' preso di mira dalla stampa spagnola per le sue continue attività extra-calcio che starebbero avendo una certa influenza sulle prestazioni in campo. Secondo alcuni organi di stampa, nelle prime giornate della Liga avrebbe commesso cinque errori che sarebbero costati 9 punti al Barcellona.
SOLDI E DATE
Saranno esagerazioni giornalistiche, ma è certo che negli ultimi due mesi ha percorso la bellezza di 46.772 km per seguire gli affari legati alla Davis (si è recato a Orlando, poi a New York, poi a Shanghai, adesso a Madrid. E tra un mese sarà a Londra per le ATP Finals). Non esattamente l'ideale per un calciatore. Come vi abbiamo detto qualche giorno fa, il cambio di strategia di Kosmos è evidente: fino a due mesi fa sbandieravano il ritorno dei grandi giocatori in Davis, mentre adesso si trincerano dietro gli antichi valori della Davis (il concetto di squadra, l'orgoglio di giocare per la propria nazionale), quasi come a vendere un prodotto che – giocoforza – sarà diverso rispetto a quello che avevano in mente. Ma se il tennis perderà una competizione storica, vedendola privata della sua essenza più pura, le federazioni sembrano poco interessate. Silenzio tombale nella maggior parte dei casi, favorito dagli incassi che dovrebbero arrivare a pioggia. Come ha detto Javier Alonso, intervistato da AS a margine della presentazione: “Guadagneranno almeno quattro volte in più rispetto al passato, mettendo da parte i compensi per i giocatori. Non dovranno versare nulla ai tennisti, già soddisfatti da quello che guadagneranno”. In effetti, il montepremi della settimana madrilena metterà in palio otto milioni per le sole federazioni e ben quindici per i giocatori, azzerando le trattative che ogni singola federazione era tenuta a fare per avere la partecipazione dei propri migliori rappresentanti. Negli ultimi giorni si è parlato tanto di date, con la prospettiva – caldeggiata da Piqué – di spostare la Davis a settembre dal 2020, ma lo stesso Alonso sembra aver raffreddato questa pista. “Non lo so… ci sarebbero lati positivi e negativi. Dopo l'Us Open sarebbe durissimo. Finire uno Slam e poi organizzare una competizione così impegnativa non sarebbe semplice”. In merito alle possibili soluzioni, non ha risposto. “Abbiamo pensato a qualcosa, ma sono in corso le trattative. La soluzione arriverà. Sugli eventi nelle settimane lasciate libere dalla vecchia Davis stiamo lavorando con l'ITF per sviluppare nuovi tornei, ma non si può anticipare nulla”. Il mostro sta prendendo forma, in nome del Dio Denaro.