Novak Djokovic non ne azzecca più una: al Masters 1000 di Parigi Bercy crolla nei quarti di finale con Marin Cilic, che aveva sempre battuto in quattordici precedenti, e consegna ad Andy Murray la possibilità di strappargli la prima posizione del ranking ATP. Allo scozzese basta la finale!

Sarà un calo di motivazioni dopo aver centrato il grande obiettivo Roland Garros, qualche problema personale (anche se le ultime foto “rubate” direbbero il contrario) o semplicemente un lungo periodo di scarsa condizione. Fatto sta che, salvo qualche raro caso, da quando ha finalmente alzato al cielo la Coppa dei Moschettieri Novak Djokovic non è più lo stesso. Il motivo, onestamente, non è così importante. Quello che conta è un calo fin troppo evidente, che prima ha iniziato a mettere in discussione la sua leadership, poi ha promosso Andy Murray a numero uno morale, e ora rischia di renderlo il numero uno vero e proprio. Nemmeno il prezioso compito di dover difendere la vetta del ranking ATP è bastato a scuotere il campione di Belgrado, e così il Masters 1000 di Parigi Bercy, spesso avaro di emozioni, potrebbe trasformarsi nel torneo del sorpasso. Ora è tutto nelle mani di Andy Murray, dopo che “Nole” è caduto nei quarti di finale per mano di Marin Cilic, passato 6-4 7-6 contro quella versione del serbo che sembra diventata la norma. Falloso, spento, addirittura lento negli spostamenti, e senza quel fuoco interiore che prima di Wimbledon aveva reso credibile il progetto Grande Slam, ma poi si è spento di colpo, da un giorno all’altro. L’imbattibile è diventato vulnerabile, battibile, battibilissimo, anche da chi ci aveva perso 14 volte su… 14. La grafica apparsa prima del match faceva quasi tenerezza: aveva vinto sempre Djokovic, dal 2008 al 2015, in tutte le salse. Cemento, terra, erba, veloce indoor, due su tre, tre su cinque, addirittura dodici set vinti consecutivamente da Wimbledon 2014 in poi. Tutto cancellato nell’ora e 44 minuti che ha confermato la splendida forma di Cilic, consegnandogli una semifinale da vincere contro John Isner, ma ha bocciato di nuovo Djokovic, lasciandogli un solo appello prima delle vacanze, fra due settimane alle ATP Finals.



PRIMA DI WIMBLEDON AVEVA 8035 PUNTI SUL N.2

Che per il numero uno al mondo non fosse giornata lo si è visto subito, con l’immediato break di Cilic. È presto tornato indietro, ma è bastato a far capire al croato che si poteva fare. Un sentore che piano piano si è trasformato in convinzione, insieme agli errori di Djokovic, la palla-break cancellata con forza sul 3-3 e soprattutto un nuovo break sul 5-4, senza possibilità di ritorno. Un ritorno che sembrava prossimo sul 4-4 del secondo parziale, quando nel momento meno atteso “Nole” ha strappato a zero il servizio al rivale, andando a servire per il set. Invece si è inceppato di nuovo. Con un doppio fallo ha consegnato il 5-5, e soprattutto risvegliato Cilic. Il croato è tornato immediatamente a comandare gli scambi con convinzione e i giusti rischi, come fatto per tutto l’incontro, fino a prendersi due match-point consecutivi sul 6-5. Lì è venuto fuori l’orgoglio del campione: Djokovic si è salvato alla grande, ha provato a raccogliere un po’ di energia dal pubblico ed è pure partito meglio nel tie-break, vincendo il primo punto in risposta. Ma lui ne aveva meno, Cilic di perdere proprio non ne voleva sapere, e si è ripreso in un attimo. Da 0-1 a 2-1, poi 4-1 grazie a San servizio, quindi 7-2 e braccia al cielo, col colpo vincente numero 27, a consegnargli una vittoria da ricordare. Per lui non è la più importante, visto il livello del rivale, mentre potrebbe diventare una delle più dolorose per il suo amico Novak, che gli ha tributato un bell’abbraccio a rete. Il crollo verticale del serbo è impressionante: prima di Wimbledon aveva oltre 8.000 (!) punti di vantaggio su Murray, mentre al momento sono 415. Significa che se lo scozzese – impegnato in serata contro Berdych – riuscisse a raggiungere la finale, la vetta della classifica mondiale cambierà padrone, a due anni e quattro mesi esatti dal 7 luglio 2014. Grazie al secondo successo sull’erba di Wimbledon, “Nole” si era definitivamente lasciato alle spalle Rafael Nadal, e poi ha inserito una marcia tale da farlo sembrare irraggiungibile, a tratti disumano. E invece la fortezza costruita con tanto sudore gli si è sbriciolata in mano, apparentemente senza un vero perché.

MASTERS 1000 PARIGI BERCY – Quarti di finale
Marin Cilic (CRO) b. Novak Djokovic (SRB) 6-4 7-6
John Isner (USA) b. Jack Sock (USA) 7-6 4-6 6-4



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