Nei 17 Slam disputati Karolina Pliskova non aveva mai superato il terzo turno, ma a New York si è lasciata tutto alle spalle. Prima gli ottavi, poi i quarti, dopo un match dalle mille emozioni contro Venus Williams, chiuso 7-6 al terzo davanti ai 23mila dell’Arthur Ashe, con tanto di match-point salvato. Cosa le ha dato la forza? L’impresa di Pouille.

Marin Cilic ha vinto a Cincinnati e tutti a pronosticarlo di nuovo protagonista allo Us Open, Karolina Pliskova ha fatto lo stesso ma si è parlato solo della stanchezza di Angelique Kerber, demolita in finale per 6-3 6-1. La sua prova stratosferica era passata in secondo piano di fronte all’assalto fallito dalla tedesca alla vetta del ranking WTA, ma col senno di poi la conquista del più importante titolo in carriera era un chiaro segnale di ciò che sarebbe successo a New York. Mentre il suo compagno di trofeo nell’Ohio ha deluso e salutato Flushing Meadows al terzo turno, la 24enne ceca ha finalmente sfatato il suo tabù Slam, qualcosa di incredibile per una capace di arrivare su fino alla settima posizione della classifica. Oggi si ricorda che era l’unica top-20 a non aver mai raggiunto i quarti di finale, ma la realtà era ancora più crudele. In diciassette partecipazioni ai quattro Major la picchiatrice di Louny aveva raggiunto solamente tre volte il terzo turno, raccogliendo una serie di delusioni da perdere la speranza. Non l’ha fatto, è rimasta al varco ad attendere l’occasione giusta, e lo Us Open 216 potrebbe trasformarsi nel torneo della consacrazione. La vittoria di sabato sulla Pavlyuchenkova le ha finalmente regalato un posto alla seconda settimana, e invece che accontentarsi ha fatto ancora meglio, prendendosi di prepotenza anche il primo quarto, dopo un match splendido contro Venus Williams. Era la sua prima volta sull’Arthur Ashe, davanti a 23mila persone pronte a spingere Venere a un quarto di finale che l’avrebbe resa la più anziana a riuscirci nella storia del torneo, ma non ha fatto una piega e ha vinto lei, 4-6 6-4 7-6 con rimonta e match-point salvato, dopo 2 ore e 24 minuti di emozioni a mille. Basta un rapido sguardo alle statistiche per capire che match è stato: Pliskova 107 punti, Williams 106. Un solo “quindici” in più, a testimoniare un equilibrio diventato sempre più presente minuto dopo minuto, anche quando le due si sono scambiate ripetutamente il testimone del confronto.

MISSILI E CAREZZE, CERCANDO CONTINUITÀ
L’inizio, invece, era stato tutto a stelle e strisce: 6-4 3-1 30-15 Venus, ma poi la Pliskova è salita di livello. Ha ridotto gli errori, ha aumentato i vincenti e ribadito che se mai riuscirà a trovare continuità potrebbe diventare devastante con tutti i colpi. È rientrata nel secondo set, poi è passata a condurre e l’ha chiuso con due ace di fila, e nel terzo ha continuato a tirare “comodini” col diritto, da ferma, come se non facesse la minima fatica. È salita 4-2, poi ha perso tre game di fila e rischiato la frittata sul 4-5, quando ha concesso un match-point. Ma l’ha cancellato da vera campionessa, sparando un rovescio incrociato a dieci centimetri dalla riga e poi andando avanti a prendersi il punto con lo schiaffo al volo di diritto. Un nastro fortunoso ha reso imprendibile un suo passante e l’ha mandata a servire per il match sul 6-5, e sul 40-0 sembrava pronta la festa. Invece la Williams ha messo in fila cinque punti strepitosi e ha aggiunto un’ultima pagina alla storia del match, ma il tie-break non è andato come sperava. In parte è colpa sua, però non ne aveva più: sul primo punto ha sbagliato un facile diritto, la Pliskova ha subito allungato e poi ha difeso il vantaggio con potenza e qualità, specie sulla splendida demi-volèe che le ha dato il 4-2. Sul 6-3 ha avuto altri tre match-point, e stavolta niente miracoli. Le è bastato il primo: Venus ha messo fuori una risposta di rovescio e lei si è presa quarti, best ranking (eguagliato, tornerà almeno 7) e un match apertissimo contro la giovane croata Ana Konjuh, col sogno di tornare sul Centrale per sfidare in semifinale l’altra Williams, Serena, che grazie al 6-2 6-3 rifilato a Yaroslava Shvedova è diventata la tennista più vincente nella storia del tornei del Grande Slam, uomini compresi, con 308 successi. Uno in più di Roger Federer. “Sapevo che tutti avrebbero tifato per Venus – ha detto la Pliskova al microfono di Pam Shriver – e mi ero preparata. Loro erano in 23.000, ma a me basta il mio box”. Però ha confessato di aver avuto un aiuto speciale, trovando forza dall’impresa di Pouille contro Nadal. “In campo ho pensato al loro incontro. Pouille ha mancato tre match-point di fila, ma ce l’ha fatta comunque”. Già, proprio come lei.

US OPEN 2016 – Ottavi di finale donne
Karolina Pliskova (CZE) b. Venus Williams (USA) 4-6 6-4 7-6
Serena Williams (USA) b. Yaroslava Shvedova (KAZ) 6-2 6-3