FED CUP – La Lepchenko trova la chiave per scardinare la Errani e spinge avanti le americane. Sull’1-2 scende in campo Roberta Vinci, recuperata dal problema alla coscia sinistra.
Delusione Errani: "Con il dritto non le facevo male"
Dall’inviato a Rimini, Riccardo Bisti – 10 febbraio 2013
Dopo le partite di ieri, nessuno avrebbe scommesso un dollaro sul successo di Varvara Lepchenko su Sara Errani. Gli italiani erano più concentrati a valutare le condizioni di Roberta Vinci, la cui presenza è rimasta in dubbio fino all’ultimo. In mattinata si era diffusa la voce di un possibile forfait, poi si è giunti a una conclusione: Knapp in campo in caso di vittoria della Errani, Vinci sull’eventuale 1-2. E’ andata proprio così, con la Errani travolta dalla tensione in un match giocato maluccio da lei e benissimo da Varvara Lepchenko, che si è scoperta giocatrice da gare a squadre. Forse dà il 110% per un senso di riconoscenza verso il paese che l’ha adottata. Varvara è partita forte, con le idee molto chiare. Spingere da fondo, senza particolari tatticismi. Si è affidata al suo colpo migliore, un dritto lungolinea che spesso lascia ferme le avversarie, anche una velocista come la Errani. Dopo l’esordio di ieri, era decisamente più tranquilla. Più nervosa la Errani, bloccata dall’emozione e da una responsabilità enorme: dal suo risultato sarebbe dipeso il nome dell’altra singolarista. Era rigida, la sua palla non era sufficientemente profonda. L’ideale per una rozza picchiatrice come la Lepchenko, subito avanti 2-0. Reazione della Errani che si portava sul 2-2 ma continuava a tremare, come nella palla break che ha sancito il 4-2 della Lepchenko: una seconda palla a 94 km/h era facile preda per l’americana, che poi chiudeva con uno schiaffo al volo di rovescio. La partita avrebbe potuto girare nel game successivo: sul 4-2 e 40-15, Varvara non ha chiuso un semplicissimo smash ed è stata infilata dal passante della Errani. Lì sono cambiati gli equilibri psicologici e Sarita si è aggiudicata tre game di fila. Finalmente riusciva a far muovere l’avversaria, imbarazzante negli spostamenti e pressochè nulla sotto rete. Ma tra le donne non è mai finita. Quando ti aspetti una Errani finalmente tranquilla e padrona del gioco, arriva il controbreak e addirittura il sorpasso. Incredibile e illogico.
Dalla panchina italiana si erano allontanate sia Roberta Vinci che Karin Knapp, entrambe in bilico fino all’ultimo. Nel secondo set, la musica era sempre più favorevole alla Lepchenko. Era lei a sciogliere le briglie, approfittando di un passaggio a vuoto della Errani. Un piccolo turning point è arrivato sull’1-1 e 30-30, quando la Lepchenko ha tirato un dritto vincente che le è rimasto in campo per un pelo. Quel colpo ha mandato in crisi la Errani, mai vista così arrendevole e rassegnata fino al 4-1. Sarita ha provato a restare in partita annullando (da campionessa) una palla break del 5-1 con uno splendido rovescio incrociato. Teneva il servizio con autorità e sfruttava l’inerzia psicologica conquistando due palle break nel game successivo. Le avrebbero permesso di tornare in partita e magari provare a girarla, ma le ha giocate malissimo: nella prima ha sparato un rovescio in rete, nella seconda ha tirato un dritto fuori di un metro. Il simbolo della sconfitta è stato un altro palleggio dominato dalla Lepchenko, in cui il pallonetto alla disperata di Sarita finiva miseramente in corridoio. Non era aria. La Lepchenko, bravissima sul piano mentale, è rimasta sempre attenta e non si è mai deconcentrata. Non ha detto una parola in tutta la partita e si limitava ad alzare il pugnetto verso Mary Joe Fernandez ogni volta che si aggiudicava un punto importante. Adesso per l’Italia si fa davvero dura.
In conferenza stampa si è presentata una Errani tutto sommato distesa, convinta che i meriti della Lepchenko superino i suoi demeriti. "Lei giocava davvero profondo, sbagliava poco e io non riuscivo a chiudere i punti, soprattutto con il dritto non le facevo male. Le ho dato poco fastidio e lei mi ha messo in difficoltà, soprattutto in risposta al servizio. Mi aspettava, non vedeva l'ora di aggredirmi". Quando le hanno chiesto delle possibili difficoltà psicologiche nel giocare un match del genere, ha ammesso che: "Non è stato facile, ma non è una scusa. Non è certo stato un problema giocare a Rimini, vicino a casa. La tensione c'era, forse lei è stata avvantaggiata dal fatto di avere meno pressione. Se almeno avessi vinto il primo…ma con i se e con i ma non si va da nessuna parte".
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