A 90 anni ci ha lasciato uno dei grandi del nostro sport, numero 1 e vincitore di 10 major fra singolo e doppio negli anni ’50, poi capitano di Davis Usa, commentatore tv e infaticabile ambasciatore del tennis. Nel 1955 chiuse tre quarti di Slam, fermato a un passo dall’impresa solo da Rosewall in Australia
A novant’anni ci ha lasciati Tony Trabert, cavaliere atletico e gentile del tennis americano, che nel nostro mondo ha coperto praticamente tutti i ruoli: da giocatore in singolare ha vinto 56 tornei, e ben 5 tornei major, chiudendo tre quarti di Slam nel suo magnifico 1955 (Us Campionships 1953 e 1955, Roland Garros 1954 e 1955, Wimbledon 1955), arrivando anche al numero 1 del ranking. E’ stato poi capitano di Coppa Davis degli Usa durante l’epoca di McEnroe, quindi commentatore televisivo (anche di golf), allenatore e autore di libri, oltre che presidente della Hall of Fame di Newport per 11 anni a partire dal 2001. In altre parole, un gigante del nostro sport.
Marion Antony Trabert era nato a Cincinnati nel 1930, e papà Arch, impiegato della General Electric, appassionato di tennis, lo aveva portato a giocare per la prima volta sui playground vicino a casa, e si era poi indebitato per consentirgli di giocare i primi tornei a livello giovanile. Tony si fece notare presto dal suo futuro compagno di doppio, Bill Talbert, anche per le grandi doti fisiche che esibiva a livello di college non solo nel tennis, con un serve&volley elegante e letale, ma anche nella squadra di basket. In doppio con Talbert vinse il suo primo Slam, nel 1950 a Parigi, seguito da altri cinque, anche in coppia con l’altro fuoriclasse Usa Vic Seixas, nel suo bienno magico 1954-’55.
Nel 1955, in particolare, fu praticamente imbattibile, trionfando sia in singolare sia in doppio a Wimbledon e a Parigi, e vincendo anche i Campionati Usa, non ancora Us Open. E’ dunque uno dei sette giocatori di sempre capaci di vincere tre dei quattro tornei dello Slam nello stesso anno. A negargli lo Slam fu la sconfitta nella semifinale degli Australian Championships contro Ken Rosewall.
Nel bel mezzo della sua carriera da amateur arrivarono due anni di servizio militare – in aviazione, durante la guerra di Corea – che interruppero la sua serie di vittorie ma non gli tolsero entusiasmo e passione. E una delle grandi passioni di Trabert fu sicuramente la Coppa Davis. Con gli Usa, a fianco di Seixas, raggiunse cinque volte il Challenge Round contro la quasi imbattibile Australia di allora, spuntandola nel 1954. «Nel ’53, a Melbourne, gli Stati Uniti conducevano sugli australiani per 2-1 – scrive il sito della Hall Of Fame – Trabert perse un match al cardiopalmo contro Lew Hoad, 7-5 al quinto set. Il giorno dopo, Ken Rosewall batté Vic Seixas ottenendo la vittoria dell’Australia. Come ha ricordato Trabert, “Nella cerimonia uno dei funzionari australiani disse: ‘Ieri era il giorno di Lew Hoad e oggi è il giorno di Ken Rosewall’. Ma quando è toccato a me dissi: ‘E vi garantisco che il prossimo anno sarà il mio giorno’.“ Un anno dopo, a Sydney, davanti a una folla di oltre 25.000 persone, Trabert e Seixas vendicarono le rispettive sconfitte in singolo contro Hoad e Rosewall. Il giorno dopo, nel doppio, gli americani onorarono la promessa».
Trabert ha lasciato il segno insomma non solo per le sue vittorie e per il suo stile di gioco, ma anche per le qualità umane che lo distinguevano.
« Tony non è stato solo un formidabile esempio per tutti noi su come essere un grande campione – ha scritto uno dei suoi eredi, Stan Smith – ma anche un saggio allenatore e mentore, un leader giusto e capace, qualcuno che ha restituito allo sport quello che aveva ricevuto e un ambasciatore del tennis a tutto tondo».