La vita può cambiare in una settimana, e pazienza se hai trascorso 5-6 giorni quasi senza dormire e al ritorno a casa non hai trovato un Paese in festa. D'altra parte, ogni tennista serbo dovrà fare i conti con il pesante paragone con Novak Djokovic. Anche se la sua avventura si è fermata in finale, il Masters 1000 di Parigi Bercy ha regalato a Filip Krajinovic una nuova carriera. Il baby fenomeno che fu sembrava perso, tanto da essere abbandonato dagli sponsor, ma quest'anno si è preso mille rivincite. Il nuovo ranking ATP lo vede al numero 33 e gli offre prospettive tutte nuove, ancora più invitanti visto che ha appena 25 anni. “Parigi Bercy resterà una pietra miliare della mia carriera, non avrei mai pensato di entrare tra i top-50 ATP nel 2017. Volevo entrare tra i primi 100, per questo ho giocato tanti Challenger e ne ho vinti cinque. Peccato per aver perso questa finale, ma andrà bene la prossima volta. Adesso dovrò mantenere questa classifica e per farlo dovrò giocare bene negli Slam. In tutta la carriera, ho passato soltanto una volta il primo turno: sarebbe importante essere testa di serie a Melbourne perché avrei avversari abbordabili fino al terzo turno. E poi adesso gli avversari mi conoscono meglio e mi aspetteranno”. La storia di Krajinovic è nota: talento puro, quasi cristallino, tanto da guadagnarsi una borsa di studio presso il campionificio di Bradenton, l'accademia di Nick Bollettieri. Si lavorava duro e Nick credeva ciecamente in lui: via alla 6.30 del mattino, giornata interamente dedicata al tennis e poi – se faceva il bravo – aveva in premio una sortita al cinema. “Però abbiamo commesso un grave errore – racconta al ritorno a casa dopo l'exploit parigino – ho dedicato troppo tempo al tennis e poco alla preparazione atletica. L'ho pagato negli anni successivi”.
NUOVA MENTALITÀ
Ha avuto una carriera difficile, costellata dagli infortuni: operazione alla spalla, guai al polso, classifica che andava e veniva. Per questo, dodici mesi fa non si sarebbe mai aspettato di essere così avanti. Era numero 254 ATP. Toccare il baratro, tuttavia, gli ha dato motivazioni ancora più importanti. “Molti mi avevano detto che ero finito, altri mi parlavano quasi con compassione – racconta – tutto questo mi è servito per sforzarmi ancora di più. Senza dimenticare la scelta di alcuni partner come IMG e Wilson: l'anno scorso non credevano più che potessi competere ad alti livelli, dunque non hanno rinnovato i contratti”. E così si è ritrovato da solo, con una classifica da ricostruire e tante cicatrici mentali. “Per questo a Parigi ho pianto dopo la vittoria su Isner. Le lacrime sono stato lo sfogo di una vita: ho ripensato al mio primo maestro, alle operazioni, al polso rotto. Vorrei scusarmi se non ho risposto a tutti i messaggi che ho ricevuto, ma erano troppi e non ce l'ho fatta. Negli ultimi 5-6 giorni non ho praticamente dormito e ho mangiato pochissimo. Nella testa mi passavano un milione di cose, dalla tattica alle emozioni, alla pressione di giocare sul Centrale. Non ho dormito neanche dopo la finale. Dopo tante sfortune, mi è tornato tutto indietro in un solo torneo”. L'allusione è al forfait di Rafael Nadal, che non è nemmeno sceso in campo prima di affrontarlo nei quarti. Tuttavia, sarebbe sceso in campo pieno di fiducia. Il merito è di coach Petar Popovic, la cui notorietà è dovuta al (poco elegante) spogliarello dopo il successo. Eppure, nell'oscuro lavoro quotidiano, ha creato un giocatore tutto nuovo, con una mentalità finalmente aggressiva. “Io ho i colpi molto puliti – ammette Krajinovic – se arretro, i miei avversari prendono ritmo e io lo perdo. Se invece sto sulla linea, gli altri non hanno il tempo di costruire il punto. Di buono c'è il fatto che che ho tante variazioni con il dritto e il rovescio, non tutti se lo possono permettere. Devo migliorare fisicamente: durante la finale contro Sock mi dicevo di essere più aggressivo, ma non ce la facevo. Inoltre voglio migliorare il servizio: l'unico modo è lavorarci tanto. So già come fare: mi piegherò ancora di più sulle gambe e salterò di più sulla palla. È un colpo in cui vedo tanti margini di miglioramento”.
I CONSIGLI DI PAPÀ
Ha la pettinatura da bravo ragazzo, Krajinovic, ma è consapevole di avere un certo appeal. Per questo, si è concesso qualche distrazione e in patria alcune sue love story sono state piuttosto chiacchierate. Adesso è fidanzato con Nina Radulovic, nota showgirl serba con un matrimonio alle spalle. “Ho commesso degli errori di cui non mi va di parlare, ma adesso sono pronto a ripartire. Il momento più duro è stato quando mi sono operato alla spalla e sono ripartito da zero: ho impiegato tre anni per tornare tra i top-100 ATP, poi c'è stato il problema al polso. Per fortuna la famiglia mi è sempre stata vicina: i soldi conquistati a Parigi mi permetteranno di mettere in piedi un buon team, finalmente potrò investire su un fisioterapista e un preparatore atletico, il che mi dovrebbe consentire di rimanere sano per tutto l'anno. Vorrei fare un ringraziamento al mio trainer Aleksandar Jankovic, che mi ha aiutato nei momenti difficili”. Ma è stata fondamentale anche la pazienza del padre, che lo è stato ad ascoltare quando Filip era pieno di pensieri negativi. Nei momenti difficili ha rallentato l'attività, forse ha anche pensato di smettere. Papà Stjepan, tuttavia, gli ha detto di continuare perché il tennis è l'unica cosa in cui Fillip eccelle. E così, quasi per caso, è andato a giocare il Challenger di Heilbronn. “Non ne avevo voglia, volevo prendermi una pausa. Invece ho vinto il torneo partendo dalle qualificazioni e da lì è partito tutto”. Ed è nato un Krajinovic nuovo, più professionale, più centrato, attento anche al dettaglio. Ha già pianificato l'intero mese di gennaio: partirà per Doha il 26 dicembre, giocherà in Qatar, dopodiché lo vedremo a Sydney e a Melboune. “Arriverà qualche sconfitta in più perché affronterò i migliori, ma sono pronto”. Anche perché ha già messo in difficoltà gente come Monfils e Dimitrov. “Il problema è che prima non ci credevo. Adesso sì, ho capito che faccio parte dell'elite”. Non gli resta che dimostrarlo con i fatti.