Il curioso personaggio Peter Graf, scomparso nei giorni scorsi. Il troppo amore per la figlia lo ha portato a commettere errori madornali. Non solo l’evasione fiscale che lo ha tenuto due anni in carcere….
Peter Graf abbraccia la figlia dopo uno dei tanti successi
Di Riccardo Bisti – 4 dicembre 2013
L’annuncio è arrivato sul sito internet di Steffi. Gli ha sempre voluto bene, anche negli anni tempestosi, quando Peter Graf era tra i personaggi preferiti di tabloid tedeschi e non solo. A 75 anni, un cancro al pancreas ha portato via l’uomo che era stato soprannominato “Papa Merciless” (padre spietato) per il controllo esercitato sulla figlia. La vita pubblica di Peter Graf è stata piuttosto tempestosa. L’aneddotica è colma di episodi, veri o presunti. E’ stato accusato di aver minacciato arbitri e ufficiali di gara, di aver stabilito la programmazione della figlia per controllarne a tavolino il ranking. Nonchè di avere fatto coaching illegale. Senza dimenticare una leggendaria scazzottata con un miliardario americano durante il Roland Garros. Ma “lo” scandalo per eccellenza, quello che ha varcato le soglie della Germania e lo ha reso un personaggio globale, è l’accusa di evasione fiscale. Nel 1997, è stato condannato per non aver pagato 7,3 milioni di dollari di tasse per i guadagni della figlia. Non pago, avrebbe cercato di eludere il pagamento di altri 1,8 milioni atteraverso un intricato sistema di società di comodo, ubicate nei più improbabili paradisi fiscali. Il giudice ha scagionato Steffi, mentre lui ha trascorso 25 mesi dietro le sbarre. Pare che la vicenda dell’evasione fiscale abbia profondamente segnato il rapporto tra Peter e Steffi, così come le indiscrezioni secondo cui, nel 1990, avrebbe messo incinta una modella di Playboy. Dopo la diffusione della notizia, Steffi ha perso in tre Slam di fila dopo che l’anno precedente ne aveva vinti tre. “Non potevo lottare come al solito”, disse al New York Times.
La vita è poi andata avanti. Steffi si è sposata con Andre Agassi, Peter è diventato nonno e la riconciliazione non è stata difficile. E’ avvenuta molto prima di quando è andata a visitarlo, sei giorni prima che morisse. In una dichiarazione congiunta con il fratello Michael, Steffi ha detto: “I ricordi dei bei momenti trascorsi con lui, soprattutto quando eravamo giovani, ci aiutano molto”. Il destino di Steffi è stato profondamente segnato dal padre. Quando era appena nata, proclamò che sarebbe diventata una campionessa di tennis. Nel 1973 le mise in mano la prima racchetta. I primi scambi li fece con lui, nel salotto di casa, utilizzando il divano come rete divisoria. Se Steffi fosse riuscita a tirare 25 colpi di fila, sarebbe stata premiata con fragole e gelato. Una premonizione di quello che avrebbe vissuto a Wimbledon. In un’intervista rilasciata nel 1987 al Los Angeles Times, Peter disse che alla 25esima palla tirava ancora più forte, impedendo alla figlia di ribattere. “Mica potevo farle avere il gelato tutte le volte”. Steffi ha vinto il primo torneo a 6 anni, poi è diventata campionessa tedesca Under 18 quando ne aveva 13. La sua carriera è nota: 22 titoli del Grande Slam, con la chicca del Golden Slam nel 1988, quando vinse i quattro Slam più l’oro olimpico a Seul. “Guardo verso di lui per trovare ispirazione. E’ così buono con me” disse quando aveva 20 anni. Col senno di poi, si è scoperto che non era tutto rose e fiori. Nel 1996, i giornalisti tedesci Klaus Brinkbaumer, Hans Leyendecker e Heiner Schimmoller, pubblicarono un libro dal titolo “Rich Steffi, Poor Child”, in cui scrissero che Peter avrebbe mollato uno schiaffo alla figlia ogni volta che sbagliava un colpo, o non riusciva a perfezionare qualche aspetto del suo gioco. Hanno citato la testimonianza di Horst Schmitt, amico di famiglia e consulente finanziario, il quale descrisse un ceffone di Peter direttamente in camera da letto dopo una cattiva sessione di allenamento.
Peter Graf era nato a Mannheim il 18 giugno 1938. La madre si suicidò, così il padre lo diede in affido a una zia. Abbandonò la scuola molto presto, e nella Germania della faticosa ricostruzione post-bellica sbarcò il lunario con una divertente trovata: acquistava auto usate e poi le rivendeva ai militari americani che non erano in grado di leggere il tedesco. Anche lui aveva praticato sport: era un buon calciatore, ma fu costretto a ritirarsi a 28 anni per gli infortuni alle gambe. Iniziò con il tennis, prese in gestione un club e si dedicò all’insegnamento. La sua vita è cambiata quando Steffi è diventata una campionessa. Divenne allenatore e manager a tempo pieno, un factotum nella carriera della figlia. Diceva spesso che Steffi era diventata una gallina dalle uova d’oro, e che il suo compito principale era di proteggerla. Nel 1989, quando buona parte degli atleti tedeschi spostava la residenza in paradisi fiscali, promise di restare in Germania. “Credo che potremo permetterci di pagare le tasse” sentenziò a Sports Illustrated. Ma le cose non andarono proprio così. Il matrimonio con la moglie Heidi, madre di Steffi, terminò nel 1999 dopo 31 anni. Si è risposato con Britta, la ex baby-sitter della figlia. Nel 2001, Steffi si è sposata con Andre Agassi. Fu inevitabile l’incontro tra i due genitori, raccontato nel libro di Andre. Quando Mike Agassi gli mostrò la macchina sparapalle che aveva perseguitato Andre negli anni 70, i due vennero quasi alle mani nel discutere sui meriti del rovescio a due mani di Agassi e di quello a una mano della Graf. Fu lo stesso Andre a doverli separare. Una vita avventurosa, quella di Peter, che però è terminata all’improvviso. Ha provato a controllare tutto, ma il destino non è gestibile. Neanche se metti al mondo una delle più forti tenniste di sempre.
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