In gran segreto, gli organismi istituzionali stanno provando delle tecnologie per valutare in tempo reale il punto di rimbalzo delle palline. Se il sistema non fosse troppo dispendioso, potrebbe essere la fine dei giudici di linea.

Di Riccardo Bisti – 2 dicembre 2014

 

Il tennis sta pianificando la rivoluzione. Mentre gli appassionati provano a districarsi tra le strampalate norme dell'International Premier Tennis League, a Cornellà, nei pressi di Barcellona, si sta decidendo il futuro dei giudici di linea. Da quando è nato, il tennis ha un'equipe arbitrale molto ricca: fino a quando c'è stato il giudice di net, oltre all'arbitro c'erano ben 10 giudici di linea: tre per parte a fondocampo, due sulle rispettive linee di fondo e uno incaricato di valutare la lunghezza dei servizi. Eppure, nonostante un team così numeroso, la storia è piena di chiamate sbagliate (o presunte tali). Il fondo si è toccato una decina d'anni fa, quando i giudici di sedia dello Us Open rapinarono Serena Williams in un match contro Jennifer Capriati. L'episodio fece capire che i tempi erano maturi per la tecnologia. E così, dopo tante sperimentazioni e in barba a un margine d'errore di 3,6 millimetri, nel 2006 è stato introdotto Hawk-Eye (tradotto con “Occhio di Falco”, a volte semplicemente “il Falco”). Il primo torneo a usufruirne fu la Hopman Cup, la prima giocatrice a chiedere una verifica elettronica fu Michaella Krajicek. Fino al 2008, ITF e ATP adottavano regole diverse sull'utilizzo della tecnologia, poi si sono uniformate: ogni giocatore può chiedere tre interventi di hawk eye per set (più uno supplementare nel tie-break). Se la chiamata è giusta, il giocatore non “perde” le sue possibilità. Ormai il “falco” è entrato nelle abitudini e nel linguaggio comune dei grandi tornei. Ma potrebbe cambiare tutto. Secondo quanto appreso dalla trasmissione radiofonica “Planeta Tenis”, infatti, sarebbero in corso test ufficiali ma segreti per capire se la tecnologia è in grado di sostituire i giudici di linea.


TEST IN GRAN SEGRETO

Nelle strutture della federtennis catalana i test sarebbero iniziati lo scorso maggio. L'obiettivo degli organismi internazionali sarebbe di offrire il miglior servizio possibile a giocatori e pubblico. E la tecnologia sarebbe lo strumento migliore per azzerare l'errore umano. A Cornellà ci sarebbe un campo ben nascosto, senza accesso al pubblico, dove si sta cercando di capire se la tecnologia è in grado di far avere al giudice di sedia tutti i dettagli sull'esatto punto di rimbalzo di una pallina. In teoria, basterebbe un tablet per ricevere tutte le informazioni in tempo reale. In questo modo, i giudici di linea non servirebbero più e le partite avrebbero sostanziale regolarità. Secondo alcune indiscrezioni, le prove più importanti si svolgerebbero proprio oggi a Cornellà alla presenza di ufficiali di gara, giudici di linea e giudici di sedia. Tutti i partecipanti hanno firmato un accordo di stretta riservatezza per non rivelare i dettagli di ciò che vedranno. Gli organismi internazionali hanno scelto il massimo riserbo, forse perchè siamo ancora in fase sperimentale e potrebbero anche fallire. Noi siamo d'accordo con l'eventuale abolizione dei giudici di linea, fallaci e non sempre così utili, oltre ad essere un costo per il torneo. L'unica controindicazione, naturalmente, riguarda i costi. Implementare una tecnologia del genere, una specie di occhio di falco “permanente” potrebbe essere molto dispendioso. E' già accesa la polemica sul “razzismo” di hawk eye, disponibile solo nei grandi tornei e nemmeno in tutti i campi (soltanto a Indian Wells ce l'hanno fatta). Vien da pensare che un'implementazione del genere sarebbe ancora più costosa. A quel punto, difficilmente il tennis potrà fare a meno dei giudici di linea, con i loro rimborsi spese, pernottamenti e buoni pasto.