di Giorgio Spalluto – foto Getty Images
Che gioia vedere Marcos Baghdatis tornare a sollevare un trofeo, quasi 3 anni dopo l’ultimo successo colto a Zagabria, a inizio 2007, ai danni di Ivan Ljubicic. La gioia deriva dal suo faccione largo, mediterraneo e mediorientale che abbiamo imparato a conoscere in un’edizione, per lui, magica, degli Australian Open 2006 che lo vide mettere in riga avversari del calibro di Roddick, Ljubicic e Nalbandian, lui che era appena numero 54 del mondo. A Melbourne, dopo Atene e Salonicco, la più grande metropoli greca del mondo, non bastò il supporto della nutrita claque familiare guidata da 21 cugini, per avere la meglio del numero 1, Roger Federer, cui comunque riuscì a strappare un set in finale. Quel giocatore che giocava divertendosi, rispondendo da dio, si era spinto quello stesso anno fino alle semifinali di Wimbledon, raggiungendo in agosto un best ranking di numero 8. Dopo quell’anno di grazia, Marcos riuscì nel 2007 a issarsi fino ai quarti, ancora a Wimbledon, prima di essere vittima di una lunga teoria di infortuni che ne ha condizionato il rendimento negli ultimi 2 anni. Ultimo della serie, un infortunio al legamento laterale del ginocchio sinistro, subìto quest’anno a Hertogenbosch nel giorno del suo 24° compleanno, che lo costrinse a dare forfait a Wimbledon. Niente più sorrisi per il povero Marcos, precipitato al numero 151 del mondo, al termine dello slam londinese e costretto a ripartire dai challenger per ritrovare una classifica più dignitosa.
Per un giocatore che fino a qualche mese prima si confrontava con i Top player sui campi più prestigiosi del mondo, si tratta di un vero e proprio bagno di umiltà, che comincia a dare i suoi frutti a Vancouver, in un challenger da 100.000 dollari, vinto in finale su un altro nobile decaduto, quello Xavier Malisse che avrebbe affrontato e battuto, sempre in finale, un mese dopo nella località francese di St.Remy. A completare un filotto di 3 vittorie, a livello challenger, il successo a Taskent della settimana scorsa, che ha funto da preludio alla splendida settimana trascorsa in quel di Stoccolma.
Il cipriota, che ha chiuso il torneo senza perdere nemmeno un set, dopo aver estromesso dal torneo nell’ordine, la testa di serie numero 3, Juan Carlos Ferrero, l’americano Kendrick e il francese Clement, ha potuto sfruttare, in semifinale, il forfait del padrone di casa, Robin Soderling, a caccia di punti pesanti per il Master. Superato l’ostacolo più pericoloso, senza neanche scendere in campo, è stato un gioco da ragazzi, battere in finale un altro “reaparecido” come Olivier Rochus: 6-1 7-5 il punteggio per il cipriota che ha esternato tutta la sua gioia, baciando il manto in cemento del Centrale di Stoccolma. Con questo successo Baghdatis sale al numero 41 del ranking (+110 rispetto al luglio scorso) e si candida a essere una delle matricole terribili degli ultimi tornei di questo 2009, lui che, in fondo, ha soli 24 anni e ha ancora tutto il tempo a disposizione per rientrare in quell’elite del tennis che ha vissuto per troppo poco tempo. La Gazzetta dello Sport, nella sua collana di DVD uscita di recente, lo aveva inserito tra i “giovani leoni”. Adesso Marcos è pronto per tornare a ruggire.
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