US OPEN – Ottimo esordio per Sara Errani, che lascia solo un game alla qualificata giapponese Mayo Hibi. L’atteggiamento aggressivo dal primo all’ultimo punto dice che l’azzurra può fare strada. Subito eliminata Francesca Schiavone: uscirà dalle top 100 dopo 15 anni.Probabilmente non esiste una statistica in merito, ma a Sara Errani dev’essere capitato veramente poche volte di terminare un match senza mai cedere il servizio. L’ha fatto nel suo esordio allo Us Open 2015 ed è un dato sufficiente a raccontare il suo ottimo match, chiuso 6-0 6-1 contro la qualificata giapponese Majo Hibi, diciannovenne numero 177 del ranking WTA. Un impegno che pareva semplice e così è stato, ma che non toglie all’azzurra il merito di averlo gestito benissimo. La rivale, cresciuta in California dall’età di due anni e semifinalista nel 2013 al torneo juniores, ha scalato un centinaio di posizioni da gennaio in avanti, e probabilmente porterà presto il suo bel rovescio a una mano fra le top 100, ma oggi non ha avuto scampo contro una Errani perfetta. Dopo averla trovata per due volte fra le ultime otto, a Flushing Meadows la rispettano. Le hanno dato il Campo 13 (il quinto in ordine di importanza) nonostante giocasse contro una semi-sconosciuta al primo Slam in carriera, e lei li ha ripagati come meglio non poteva. Non le si potrà mai chiedere di tirare tanti colpi vincenti, ma di essere aggressiva sì, e oggi l’ha fatto dal primo all'ultimo punto. Ha tenuto sempre la rivale lontana dal campo coi suoi cariconi, pressandola sin dalla risposta e obbligandola a giocare tanti back, non proprio l’arma migliore dell’avversaria. Non le ha dato il tempo di organizzare le idee, e così sono arrivati errori a ripetizione. Dopo averle rifilato un 6-0 velocissimo, l’azzurra è stata bravissima nell’unico momento di difficoltà, in apertura di secondo set. È andata sotto 0-40 ma ne è uscita salvando complessivamente sei palle-break, in un game da 13 minuti. Nel miglior momento dell’avversaria le ha fatto capire cosa avrebbe dovuto fare per vincere anche solo un gioco, ed è bastato per obbligarla a tirare i remi in barca. Il game della bandiera è arrivato comunque, sul 6-0 3-0, ma non è cambiato nulla. Poco dopo l’azzurra si è presa il quinto break (concretizzando altrettante chance) e poi ha chiuso, prima di fermarsi per cinque minuti buoni a bordo campo, fra autografi, selfie e strette di mano. È stato un match talmente facile che non poteva sottrarsi, ma il pensiero è già al secondo turno. Ci sarà di nuovo una qualificata, la diciottenne lettone Jelena Ostapenko, numero 114 WTA. Una che lo scorso anno ha vinto Wimbledon juniores e al ritorno dagli States si troverà per la prima volta fra le top 100. Significa che non ci sarà da abbassare la guardia, ma se l’atteggiamento rimane quello odierno ‘Sarita’ può iniziare a guardare lontano.
L’ULTIMO US OPEN DELLA ‘LEONESSA’?
Chi non sorride per niente, invece, è Francesca Schiavone, sconfitta 6-3 6-1 da Yanina Wickmayer. La ‘leonessa’ ci teneva, per arrivare pronta a quello che potrebbe essere il suo ultimo Us Open è addirittura tornata a giocare un torneo ITF (come non le accadeva dal 2004), e appena prima di scendere in campo ha postato su Twitter una foto dai corridoi del National Tennis Center, ma ha finito per raccogliere appena quattro giochi. Per carità, la belga non è l’ultima arrivata e a New York ci ha giocato pure una semifinale nel 2009, anche se a sei anni di distanza non è diventata la campionessa che sembrava poter diventare. Nelle ultime quattro stagioni allo Us Open non è mai andata oltre il secondo round (e probabilmente, con Vika Azarenka ad attenderla, non ci andrà nemmeno quest’anno), ma Francesca ha commesso troppi errori anche solo per impensierirla. “Non ne metto una dentro” ha strillato nelle prime fasi del secondo set, quando ha capito che il match le stava definitivamente sfuggendo di mano. Ha provato a reagire ma non ce l’ha fatta, finendo per alzare bandiera bianca molto rapidamente. Una cattiva notizia per il suo torneo, che si chiude all’esordio per il quarto anno di fila, e soprattutto per la sua classifica. Fra due lunedì uscirà dalle top 100 dopo 783 settimane, da quell’11 settembre del 2000 quando varcò il muro proprio dopo aver raggiunto il terzo turno nella Grande Mela, nel suo primo Major. Numeri che fanno storia (è la decima di tutti i tempi a esserci rimasta di più), ma che allo stesso tempo potrebbero segnare la fine della sua carriera ad alti livelli. Negli ultimi quindici anni ha dato tantissimo e dopo Wimbledon ha dichiarato di pensare già al post-addio, quindi nulla di grave, se solo non fosse che c’è di mezzo il record di presenze consecutive nei tornei dello Slam. Oggi ha collezionato la sua sessantunesima, una in meno del primato della giapponese Ai Sugiyama, che potrebbe eguagliare fra qualche mese a Melbourne e superare al prossimo Roland Garros, sulla stessa terra parigina dove nel 2010 ha scritto la pagina più dolce nella storia del tennis italiano dei giorni nostri. È probabilmente l’unica motivazione che la spinge ad andare avanti a 35 anni, ma se vorrà evitare le qualificazioni, e il rischio di vanificare tutto sul più bello, dovrà essere fra le prime 100 o appena appena fuori. Serve un ultimo sforzo. Difficile, difficilissimo. Ma stavolta ne vale proprio la pena.
US OPEN FEMMINILE – Primo turno
Sara Errani (ITA) b. Mayo Hibi (JPN) 6-0 6-1
Yanina Wickmayer (BEL) b. Francesca Schiavone (ITA) 6-3 6-1
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