A parte la vicenda agonistica, le Next Gen ATP Finals 2018 presenteranno un'interessante novità: non soltanto il porta asciugamani per i giocatori, i quali dovranno lasciare in pace i raccattapalle, ma anche una specie di VAR applicato al tennis. Grazie all'introduzione di Hawk Eye, il nostro sport è stato il primo a sdoganare la tecnologia. Tra l'altro, proprio le Next Gen Finals hanno fatto un passo in più con l'introduzione di Hawk Eye Live: niente giudici di linea, ma una voce elettronica in grado di chiamare out la palla in tempo reale, senza la necessità che i giocatori siano costretti a chiedere la verifica. A Rho, il sistema elettronico consentirà di valutare altri casi limite che sono a discrezione del giudice di sedia. Si tratta di situazioni marginali, ma che renderanno ancora più regolare il gioco. In ordine sparso: doppio rimbalzo, doppio tocco, invasione di campo (l'equivalente tennistico del fuorigioco) e tocco della rete. Quando l'arbitro effettuerà una chiamata di questo tipo, i giocatori potranno contestarla e verificarla in una specie d VAR tennistico. Per quanto rari, sono casi che possono avere una certa influenza psicologica su una partita. Uno dei casi più recenti risale a Wimbledon, quando Novak Djokovic si è infuriato dopo aver perso un punto contro Kyle Edmund. Le immagini televisive avevano chiaramente mostrato che la smorzata del serbo aveva già rimbalzato due volte per terra.
SEMPRE PIÙ TECNOLOGIA
“Si tratta di situazioni molto rare, ma quando accadono può essere molto fastidioso per i giocatori – ha detto Gayle Bradshaw, persona preposta ai regolamenti ATP – non ci aspettiamo molti challenge, ma in caso di problemi avremo la certezza di prendere la decisione corretta”. L'introduzione di occhio di falco nel tennis risale al 2006, ma si è sempre limitata alla valutazione dell'esatto punto di rimbalzo della pallina. L'innovazione permetterà di avere una visione ancora più completa di quello che accade sul campo. Quando i giocatori effettueranno una richiesta, la tecnologia Hawk Eye mostrerà come sono andate le cose e l'immagine sarà visibile sia sul tablet dell'arbitro che sul maxi-schermo a uso e consumo degli spettatori. Il sistema potrebbe essere definito una specie di risposta tennistica al VAR, il controverso sistema utilizzato nel calcio. “Vediamo che la tecnologia è sempre più integrata, in qualsiasi sport – ha detto il presidente ATP Chris Kermode – e il tennis non vuole essere diverso. Vediamo questa innovazione come un modo per aiutare gli ufficiali di gara, oltre che per migliorare l'esperienza del pubblico”.
DIBATTITO SUL COACHING
Sembra che l'apertura alle innovazionI, inaugurata con le Next Gen Finals dell'anno scorso, abbia in qualche modo sdoganato una serie di riforme più o meno rivoluzionarie: lo Us Open ha accolto lo shot clock (sperimentato proprio a Milano), che vedremo anche all'Australian Open. Qualche giorno fa, Wimbledon ha comunicato l'introduzione del tie-break sul 12-12 di ogni set decisivo. Un altro argomento “caldo” di queste settimane è il coaching, ovvero la possibilità che il giocatore possa parlare liberamente con il suo allenatore. Alle Next Gen Finals sarà possibile farlo da remoto: giocatori e coach saranno collegati via cuffia. La scorsa settimana, l'argomento è stato vivacemente dibattuto a Singapore durante le WTA Finals. La USTA (che gestisce lo Us Open) sarebbe orientata a consentirlo, sostenendo che si tratta di un fenomeno già diffuso e che il recente caso di Serena Williams sia stato il risultato di una regola inapplicabile. Al contrario, Wimbledon ritiene che uno dei valori principali del tennis sia la capacità dei giocatori di elaborare in autonomia vicende e situazioni. Siamo ancora lontani dalla fumata bianca: tutto farebbe pensare che ci saranno ulteriori riunioni con i giocatori, i tornei e i media prima di arrivare a una soluzione. La buona notizia è che sarà uniforme: quando si prenderà una direzione, sarà la stessa per tutti.