Il Canada resta vivo nel torneo di casa grazie alla faticosa vittoria di Milos Raonic, che celebra il suo paese con una maglia celebrativa. Il miglior Sock di sempre sbraita ma non ce la fa.

Di Riccardo Bisti – 7 agosto 2014

 

I canadesi hanno rischiato la loro Caporetto. A 24 ore dalla clamorosa sconfitta di Eugenie Bouchard, stavano per perdere anche Milos Raonic. A dispetto delle dichiarazioni bellicose di qualche giorno fa, quando ha detto di sentirsi pronto per diventare il terzo incomodo tra Novak Djokovic e Rafael Nadal, il canadese ha rischiato di uscire contro Jack Sock, numero 60 ATP, ex vincitore dello Us Open junior che solo oggi sta trovando la sua maturità. Raonic ha offerto la sua peggior versione, come se le fatiche di Washington e le pressioni della sua gente (lui è cresciuto proprio sui quei campi) lo avessero prosciugato. Meno incisivo del solito al servizio, lento negli spostamenti, è stato premiato dalla sua testardaggine e si è imposto col punteggio di 4-6 7-6 7-6. Al suo angolo, Ivan Ljubicic e Dalibor Sirola hanno tirato un grosso sospiro di sollievo. Ma è stato così per un intero paese. Dopo aver vinto a Washington con una divisa tradizionale, si è presentato al Rexall Centre in tenuta da Coppa Davis. Indossava una t-shirt rosso fuoco con i simboli del Canada in bella evidenza: non solo una gigante foglia d'acero ad altezza cuore, ma anche la suggestiva scritta “A mari usque ad mare” (dal mare fino al mare), locuzione latina che il Canada ha infilato nel suo stemma in virtù della collocazione geografica che estende il paese dalle acque dell'Atlantico a quelle del Pacifico. Un segno che questo torneo non sarà mai banale per Raonic, a maggior ragione dopo che l'anno scorso era giunto in finale a Montreal, nel Canada francofono che lo ama ma non lo adora come la gente di Toronto. Intendiamoci: questo Raonic non va lontano, rischia di andare fuori già negli ottavi. Tuttavia, salvarsi dopo un match del genere può anche essere un segno del destino.


I SEGRETI DEL NUOVO SOCK

Sock è uno dei giocatori del momento. Fino a pochi mesi fa, gli americani pensavano che fosse un bluff, uno dei tanti bidoni del dopo-Roddick. In effetti, da professionista, era ricordato soprattutto per aver vinto un doppio misto allo Us Open insieme a Melanie Oudin. I più attenti (ma proprio attenti…) gli hanno attribuito un flirt con Sloane Stephens in virtù di un selfie galeotto durante il periodo natalizio. Ma è cambiato tutto durante il challenger di Sarasota, non tanto per il risultato ma perchè si trova a 45 minuti d'auto dalla Saddlebrook Academy, dove si allena anche John Isner. “Il mio agente ha una casa a Saddlebrook – aveva raccontato dopo il successo su Melzer al primo turno – allora ho mandato un messaggio a Isner, chiedendogli se potevo allenarmi da loro per qualche giorno”. E' finita che non se ne è più andato, cambiando abitudini radicate negli anni. “Mi è piaciuto come sono organizzati, c'è veramente tutto. E Isner, col suo fisico massiccio, ha bisogno di assistenza continua. Mi allenavo a Los Angeles da un paio d'anni, non è stato facile cambiare abitudini, ma è stata la scelta migliore per il mio tennis”. E' successo che ha vinto Wimbledon in doppio, al primo torneo in coppia con Vasek Pospisil. E lì ha messo il turbo: a Newport ha battuto Isner, ha fatto semifinale ad Atlanta e a Washington si è arreso in due tie-break a Raonic. Ancora una volta, i tie-break gli sono stati fatali in una partita giocata bene e gestita meglio, in cui non ha mai perso il servizio. Ma ha commesso alcune ingenuità, mostrando una fragilità che la faccia tosta e l'aria da spaccone possono solo nascondere. Sock è il tipico giocatore di formazione americana. Il suo tennis ricorda quello di Andy Roddick (anche lui è originario del Nebraska), ma in versione depotenziata. La palla non viaggia, è troppo leggera. Tale leggerezza, tuttavia, si traduce in grande rapidità di gambe. Ha giocato meglio, ha avuto quattro palle break nel terzo set che sarebbero state mortifere. Ma le ha sciupate, mostrandosi privo di qualsiasi killer istinct. Non si può cercare il dritto con cotanta insistenza.


QUESTO RAONIC NON SBAGLIA

“Ci sono alcuni coetanei con più esperienza di me. Tra infortuni e tempo perso, il 2014 è la mia prima stagione completa nel tour”. A differenza del connazionale Harrison, non ha effettuato chissà quali sparate, ma mostra una certa personalità. Tuttavia, alcune incertezze tecnico-tattiche fanno pensare che si tratti di apparenza. Ha giocato meglio di Raonic, ma ci ha perso cinque tie-break di fila. E' un segnale evidente. Tuttavia, in tempi di magra, gli americani si devono aggrappare anche a lui. Da parte sua, Raonic avrà un gran bisogno di crescere. Contro Julien Benneteau, tennista di grande esperienza, potrebbe incontrare più difficoltà anche se sarà contento di evitare l'imprevedibile Ernests Gulbis. Il Canada si stringe attorno a lui dopo le scoppole dei giorni scorsi. Gli daranno ancora una volta il primo match della sessione serale, per metterlo nelle migliori condizioni possibili. Ma Milos – per una volta seguito anche dai genitori – dovrà metterci del suo. Per andare avanti, e diventare un top-5 fisso, deve giocare meglio di così. Molto meglio.