(Foto Felice Calabrò)“Le qualificazioni dello Us Open erano particolarmente impegnative e non avevo la garanzia di superarle. Per questo ho fatto questa scelta, spero di aver ragione”. A inizio settimana, Andrey Kuznetsov giustificava così la scelta di giocare il rinato Challenger di Manerbio piuttosto che recarsi a New York, laddove lo scorso anno si spinse fino al terzo turno, intascando 90 punti ATP. Rimanere in Europa è stato un rischio, ma alla fine ha avuto ragione lui. Battendo Daniel Munoz de la Nava con il punteggio di 6-4 3-6 6-1, il 24enne di Tula si è aggiudicato il sesto titolo Challenger in carriera, il terzo in Italia dopo quelli nel 2012 a Todi e Napoli. Sin dall'inizio, Andrey è parso il miglior giocatore del torneo. Il suo tennis ficcante, molto efficace anche sulla terra battuta, lo ha spinto in finale con agio. Il suo ultimo avversario è stato bravo a portargli via un set, l'unico della settimana. Al momento della stretta finale, tuttavia, il madrileno ha sentito le fatiche di una settimana in prima linea, in cui si è aggiudicato anche il doppio. Senza contare le energie mentali spese per raggiungere, finalmente, un posto tra i top-100 ATP. Da parte sua, Kuznetsov ha mandato un chiaro segnale a Shamil Tarpischev, suo capitano di Coppa Davis. Dal 18 al 20 settembre, la Russia ospiterà proprio l'Italia per accedere al World Group e Kuznetsov ha detto di essere disponibile a un'eventuale convocazione, pur non sbilanciandosi. Ci sarà tempo fino all'8 settembre, ma non c'è dubbio che il suo stile (tra i top-players ricorda vagamente Tomas Berdych) possa essere efficace anche sul veloce indoor. Nel frattempo ha conquistato Manerbio al termine di una finale giocata all'attacco, dal primo all'ultimo punto. Un break al nono game gli regalava il primo set, poi aveva un inatteso passaggio a vuoto in avvio di secondo: perdeva il servizio per due volte di fila e l'esperto Munoz de la Nava radunava le ultime energie per difendere, con le unghie e con i denti, il vantaggio accumulato. Ce la faceva, ma giunto all'ultimo giro di pista non aveva più benzina. Con il serbatoio desolatamente vuoto, metteva in corridoio un rovescio che dava a Kuznetsov il 2-0, rapidamente diventato 4-0 prima del 6-1 finale. Adesso i due si ritroveranno a Como, dove saranno ancora una volta le prime due teste di serie. Si chiude così, con l'algido sorriso di Kuznetsov, un'edizione molto importante del Trofeo Dimmidisì, intitolato alla memoria di due personaggi importanti per la città di Manerbio come il Tenente Colonnello Antonio Savoldi e il Maggiore Marco Federico Cò. Persa la data nel 2011, la cittadina della bassa bresciana temeva di non ritrovare più il circuito mondiale. Invece, grazie all'impegno di Gianni Saldini e la sensibilità dell'amministrazione comunale, è stato possibile offrire un evento di alto livello che la cittadinanza ha gradito, tanto da riempire in ogni ordine di posti il campo centrale nel giorno della finale. Circa 500 spettatori hanno applaudito i finalisti e certificato la fame di tennis di Manerbio e, più in generale, di tutto il paese. L'importante era rinascere: adesso che la missione è stata compiuta, non resta che rafforzare una tradizione sempre più prestigiosa. Magari a partire dal 2016.
(Foto Felice Calabrò)
“Le qualificazioni dello Us Open erano particolarmente impegnative e non avevo la garanzia di superarle. Per questo ho fatto questa scelta, spero di aver ragione”. A inizio settimana, Andrey Kuznetsov giustificava così la scelta di giocare il rinato Challenger di Manerbio piuttosto che recarsi a New York, laddove lo scorso anno si spinse fino al terzo turno, intascando 90 punti ATP. Rimanere in Europa è stato un rischio, ma alla fine ha avuto ragione lui. Battendo Daniel Munoz de la Nava con il punteggio di 6-4 3-6 6-1, il 24enne di Tula si è aggiudicato il sesto titolo Challenger in carriera, il terzo in Italia dopo quelli nel 2012 a Todi e Napoli. Sin dall'inizio, Andrey è parso il miglior giocatore del torneo. Il suo tennis ficcante, molto efficace anche sulla terra battuta, lo ha spinto in finale con agio. Il suo ultimo avversario è stato bravo a portargli via un set, l'unico della settimana. Al momento della stretta finale, tuttavia, il madrileno ha sentito le fatiche di una settimana in prima linea, in cui si è aggiudicato anche il doppio. Senza contare le energie mentali spese per raggiungere, finalmente, un posto tra i top-100 ATP. Da parte sua, Kuznetsov ha mandato un chiaro segnale a Shamil Tarpischev, suo capitano di Coppa Davis. Dal 18 al 20 settembre, la Russia ospiterà proprio l'Italia per accedere al World Group e Kuznetsov ha detto di essere disponibile a un'eventuale convocazione, pur non sbilanciandosi. Ci sarà tempo fino all'8 settembre, ma non c'è dubbio che il suo stile (tra i top-players ricorda vagamente Tomas Berdych) possa essere efficace anche sul veloce indoor.
Nel frattempo ha conquistato Manerbio al termine di una finale giocata all'attacco, dal primo all'ultimo punto. Un break al nono game gli regalava il primo set, poi aveva un inatteso passaggio a vuoto in avvio di secondo: perdeva il servizio per due volte di fila e l'esperto Munoz de la Nava radunava le ultime energie per difendere, con le unghie e con i denti, il vantaggio accumulato. Ce la faceva, ma giunto all'ultimo giro di pista non aveva più benzina. Con il serbatoio desolatamente vuoto, metteva in corridoio un rovescio che dava a Kuznetsov il 2-0, rapidamente diventato 4-0 prima del 6-1 finale. Adesso i due si ritroveranno a Como, dove saranno ancora una volta le prime due teste di serie. Si chiude così, con l'algido sorriso di Kuznetsov, un'edizione molto importante del Trofeo Dimmidisì, intitolato alla memoria di due personaggi importanti per la città di Manerbio come il Tenente Colonnello Antonio Savoldi e il Maggiore Marco Federico Cò. Persa la data nel 2011, la cittadina della bassa bresciana temeva di non ritrovare più il circuito mondiale. Invece, grazie all'impegno di Gianni Saldini e la sensibilità dell'amministrazione comunale, è stato possibile offrire un evento di alto livello che la cittadinanza ha gradito, tanto da riempire in ogni ordine di posti il campo centrale nel giorno della finale. Circa 500 spettatori hanno applaudito i finalisti e certificato la fame di tennis di Manerbio e, più in generale, di tutto il paese. L'importante era rinascere: adesso che la missione è stata compiuta, non resta che rafforzare una tradizione sempre più prestigiosa. Magari a partire dal 2016.