L’ATP ha un fondo pensionistico che garantisce 20 anni di contributi ai giocatori che hanno rispettato certi parametri. “La pensione era uno dei miei obiettivi” dice Nenad Zimonjic. Daniele Bracciali è a un passo dal conquistarla.

Di Riccardo Bisti – 29 aprile 2014

 
C’è un mondo parallelo di cui non si parla granchè, eppure è tra gli aspetti più positivi del circuito ATP. Il piano pensionistico è una realtà concreta che stimola i giocatori a impegnarsi per un obiettivo che va oltre l’immediato. Accedono alla pensione i tennisti che hanno giocato almeno cinque stagioni ad alti livelli, rispettando certi parametri. Acquisiscono l’anno di “anzianità” i primi 125 singolaristi e i primi 40 doppisti. Essendo gestito dall’Associazione Giocatori, il fondo prende in considerazione i soli risultati dei tornei ATP, ad esclusione di Coppa Davis e tornei del Grande Slam. Ha parlato dell’argomento il veterano Nenad Zimonjic, uno che ce l'ha fatta. Il denaro viene elargito ai tennisti dal 49esimo anno di età e dura per 20 anni. Il progetto è nato nel 1980. Dal 1990, quando l’ATP ha preso in mano il circuito, oltre 800 giocatori hanno ottenuto il diritto alla pensione. Il fondo ha distribuito oltre 100 milioni di dollari, di cui 6,5 nel solo 2013. E le cifre sono destinate a crescere. Per intenderci, un giocatore degli anni 2000 intascherà molti più soldi di chi si è ritirato negli anni 80. “Il fondo pensionistico è molto importante – dice Zimonjic, intervistato da The Tennis Space – a inizio anno, un tennista non sa mai quanti soldi guadagnerà. Magari si fa male e la stagione salta. La prospettiva di una pensione offre una certa sicurezza. E poi, parlo da genitore, è bello poter garantire una certa stabilità ai propri figli”. Il tennis può offrire guadagni importanti, ma è ancora piuttosto elitario. In questo momento, circa 200 giocatori riescono a guadagnare o almeno andare in pari con le spese. Tutti gli altri hanno bisogno di aiuti da sponsor, federazioni o famiglie. “Questo è un aspetto che può migliorare” dice Zimonjic, numero 17 nel ranking di doppio (ma è stato anche numero 1). Il serbo non può certo lamentarsi, visto che ha intascato quasi 7 milioni di dollari di soli montepremi, frutto di 50 titoli ATP di doppio su 83 finali.
 
UNA CERTEZZA IN PIU'
“Quando ho iniziato a giocare, la pensione era uno dei miei obiettivi principali. Sapevo che mi avrebbe dato una grossa mano in futuro. Non è facile conquistarla, bisogna stare al top per molti anni. Il modo in cui è strutturato il ranking non facilita le cose. Non è un caso che non siano moltissimi ad avercela fatta”. Quando un tennista appende la racchetta al chiodo, è un cambiamento enorme. I giocatori sono abituati a viaggiare, a trascorrere anche 9-10 mesi all’anno lontano da casa. Poi arrivano al punto in cui restare a casa è la regola e non più l’eccezione. “C’è gente che prende strade molto diverse. Alcuni rimangono legati all’ambiente, altri si prendono una pausa e magari staccano per qualche anno. Nel complesso, circa l’80% dei giocatori avrà bisogno di lavorare dopo il ritiro. In pochi potranno vivere di rendita”. Lo stesso Zimonjic non pensa di restare in panciolle: vorrebbe restare nell’ambiente, ma allo stesso tempo pensa di lanciarsi in qualche investimento o in altre forme di business. “Ma la pensione resta un traguardo fondamentale, perchè offre una certa garanzia se sei impossibilitato a lavorare o non riesci a fare soldi. Per fortuna, i numeri stanno migliorando. I ragazzi che stanno arrivando ora guadagneranno certamente di più”.

BRACCIALI A UN PASSO DALL'OBIETTIVO
La pensione è un obiettivo importante, forse l’unico rimasto, anche per Daniele Bracciali. L’aretino ha raccolto quattro anni di “anzianità” e gliene manca uno soltanto. Per sua sfortuna, lo scorso anno ha chiuso al 41esimo posto nella classifica dei doppisti valida per la pensione, mancando di un soffio l’obiettivo. Anche per questo, sta continuando a giocare con grande intensità, cambiando spesso partner. Nella classifica ATP di doppio è stato numero 21, mentre oggi è 57. Tuttavia, gli interessa maggiormente la classifica “parallela”, quella valida per la pensione. Paradossalmente, una finale ATP potrebbe essere più utile di un quarto di finale a Wimbledon. In tempi di crisi, assicurarsi una pensione vale moltissimo. “Braccio” lo sa, e sta lottando per questo.