In un’intervista rilasciata a “Clay”, il russo ha parlato della rivalità con Federer, Nadal e Djokovic e analizzato anche alcuni aspetti del tennis di oggi

Numero 3 del mondo nel 2006, 23 titoli ATP, quattro volte semifinalista Slam e campione alle ATP Finals del 2009: è questo il curriculum di Nikolay Davydenko. Il russo, nato in Ucraina, oggi insegna tennis ad un gruppo di bambini di età compresa tra 9 e 11 anni, del quale fa parte anche sua figlia Ekaterina. In un’intervista rilasciata a Clay, il 41enne di Severodoneck ritiratosi nel 2014, ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera e parlato dell’evoluzione del tennis.

Ho trascorso alcune settimane con Karen Khachanov un paio di anni fa. Mi ha chiesto se volevo viaggiare con lui a tempo pieno per la stagione, ma ho una famiglia con tre figli, proprio non ce la faccio. Se non avessi una famiglia, ci penserei, perché no: paesi diversi, godersi i ristoranti, una bella vita, ma ora è impossibile. Mancano altri dieci anni prima che i miei figli crescano, quindi ho tempo per cambiare idea. Chi sa cosa accadrà” – ha prima confessato sulla possibilità di seguire qualche giocatore nel tour.

Sul tennis di oggi: “Devo ammettere che avevo smesso di guardare il tennis da un po’, ma poi ho iniziato a commentare per Eurosport durante le partite dei giocatori russi agli Slam. Ora lo seguo più da vicino. Secondo me, il tennis non sta facendo molti progressi. I giocatori che sono al top ora – non Nadal e Djokovic, ma le giovani generazioni – non sono molto bravi tecnicamente. Ne sono rimasto sorpreso. È più una questione di fisico – servizio e colpi potenti -, ma vediamo ancora che Nadal e Djokovic possono controllare tutto questo potere sulla nuova generazione. Stanno ancora vincendo gli Slam e battendo ragazzi che hanno dieci anni in meno di loro, e il che è fantastico. Comunque, non credo che la nuova generazione stia giocando ad un livello incredibile“.

Per me, giocare contro Nadal sul cemento era come giocare contro qualsiasi altro avversario. L’ho battuto quasi sempre, però ho perso tutte le partite sulla terra battuta. Il mio gioco si adattava bene a quello di Nadal sul cemento, non ho avuto problemi con lui. D’altra parte però, non ho mai battuto James Blake ad esempio, perché colpiva forte e cercava di finire i punti in due o tre scambi“.

Federer è stato il mio avversario più tosto. Il suo dritto era estremamente veloce e il suo servizio era molto preciso, non potevo ottenere alcun tipo di controllo contro di lui. Ho avuto tante occasioni, ma è sempre stato un giocatore molto migliore verso la fine dei set. Avevo dei set point, arrivavo al tiebreak, ma poi perdevo sempre. Non a Londra. Quella volta, ho sentito che era il momento di batterlo“.

Ho un aneddoto invece per quanto riguarda Djokovic. Eravamo a Roma e lui è stato il mio compagno per il riscaldamento prima della partita. Sono rimasto sorpreso dal modo in cui controllava la palla: io stavo colpendo bene, ma la palla tornava sempre indietro. All’epoca aveva 16-17 anni, lavorava con Riccardo Piatti e mi disse: ‘Novak sarà il prossimo top player’. E io risposi: “Sembra di sì”. In due anni era già tra i primi 10. Incredibile“.

Alcaraz è il nuovo Terminator spagnolo! Penso che abbia una grande squadra con Juan Carlos Ferrero come allenatore. Se non avrà troppi infortuni, avrà una carriera incredibile” – conclude Davydenko.