Pubblichiamo integralmente la risposta fornitaci dalla Wada in merito alle motivazioni che hanno indotto l’agenzia a firmare l’accordo con Jannik Sinner

foto Ray Giubilo

Pubblichiamo integralmente la risposta fornitaci dalla Wada, che argomenta e motiva la sanzione ridotta comminata a Jannik Sinner, spiegando come il caso in questione non è il primo in cui la pena minima viene ulteriormente ridotta, poiché previsto dall’art. 10.8.2 del Codice mondiale antidoping.

La disposizione relativa all’accordo di risoluzione dei casi nel Codice mondiale antidoping (articolo 10.8.2) è stata introdotta nel 2021. Una delle sue funzioni principali è garantire che i casi unici che non rientrano esattamente nel quadro sanzionatorio possano essere giudicati in modo appropriato ed equo, a condizione che tutte le parti e la WADA siano d’accordo. Oltre alle disposizioni sanzionatorie stabilite nel Codice (articoli da 10.1 a 10.7), l’art. 10.8.2 del Codice consente esplicitamente un’ulteriore riduzione del periodo di ineleggibilità in base al livello di gravità della specifica violazione, nonché al fatto che l’atleta abbia ammesso la violazione e accettato le conseguenze appropriate. Sebbene gli accordi di risoluzione dei casi ai sensi dell’art. 10.8.2 vengano stipulati in casi eccezionali, la disposizione è stata comunque utilizzata decine di volte nelle migliaia di casi giudicati dall’entrata in vigore del Codice 2021. Come detto, tali accordi richiedono che tutte le parti, compresa l’Autorità di Gestione dei Risultati (nel caso di Jannik Sinner si trattava della Federazione Internazionale di Tennis/International Tennis Integrity Agency), l’atleta e la WADA, concordino le conseguenze appropriate.

Nel caso di Sinner, l’AMA ha ritenuto che la prima decisione, che ha stabilito che l’atleta non aveva commesso alcuna colpa o negligenza, fosse errata ai sensi del Codice. Infatti, il commento alla disposizione sulla mancanza di colpa o negligenza prevede che non si applichi nei casi che coinvolgono “la somministrazione di una sostanza proibita da parte del medico personale o dell’allenatore dell’atleta senza che ciò sia stato comunicato all’atleta (gli atleti sono responsabili della scelta del personale medico e devono informare il personale medico che non possono ricevere alcuna sostanza proibita)”. Al fine di difendere l’importante principio secondo cui gli atleti sono effettivamente responsabili delle azioni del loro entourage, la WADA ha deciso di presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport. Nel fare ciò, la WADA ha seguito il chiaro consiglio e la raccomandazione del suo consulente esterno in questo caso, Richard Young, che è stato il principale redattore di ogni edizione del Codice. In base alle disposizioni relative alle sanzioni (in assenza di un accordo di risoluzione del caso ai sensi dell’art. 10.8.2), il periodo di ineleggibilità applicabile a un caso che coinvolge una sostanza non specificata (come il clostebol) in cui si accetta che l’atleta non abbia commesso alcuna colpa o negligenza significativa è compreso tra uno e due anni. Questo è quindi ciò che era contenuto nella notifica di ricorso.

I fatti di questo caso, come delineato nella prima decisione, erano davvero unici e diversi da altri casi che riguardavano la somministrazione da parte del personale di supporto dell’atleta. In effetti, questo non era un caso di somministrazione diretta da parte dell’entourage dell’atleta, ma di assorbimento transdermico perché il massaggiatore dell’atleta (all’insaputa dell’atleta) aveva trattato un taglio sul dito con un prodotto contenente clostebol.

Attraverso la propria approfondita revisione del caso, la WADA ha verificato e concordato che lo scenario dell’atleta era scientificamente plausibile e ben documentato sui fatti. In effetti, lo scenario dell’atleta era stato precedentemente accettato dall’International Tennis Integrity Agency e dal tribunale indipendente che aveva deciso il caso in primo grado. Tenendo conto, in particolare, del livello di gravità della violazione, dati i fatti specifici, la WADA (e il suo consulente esterno) ha ritenuto che una sanzione di 12 mesi sarebbe stata eccessivamente severa. Per questo motivo la WADA era disposta a stipulare un accordo di risoluzione del caso 10.8.2 che, ancora una volta, consente una riduzione al di sotto della sanzione altrimenti applicabile, tenendo conto, in particolare, del livello di gravità della violazione. Vale anche la pena notare che, prima ancora che si verificasse il caso di Jannik Sinner, il team di redazione del Codice WADA per il Codice 2027 aveva proposto una maggiore flessibilità per i casi di contaminazione come quello di Jannik Sinner, che avrebbe portato la gamma da una reprimenda a due anni (cioè eliminando il minimo di un anno per le sostanze non specificate). Questa modifica alla bozza del Codice 2027 è stata accolta con grande favore dalla comunità antidoping, dato il crescente riconoscimento della prevalenza di situazioni di contaminazione imprevedibili.

In definitiva, la WADA è soddisfatta che sia stata fatta giustizia in questo caso e che la sanzione sia adeguata alla violazione commessa. La WADA è lieta di aver potuto trattare la questione in modo aperto e trasparente, con i fatti del caso disponibili e di dominio pubblico.