Dopo un primo set tirato, l’altoatesino aumenta sensibilmente il livello del suo tennis e concede poco o niente al suo avversario per conquistare la terza finale Slam negli ultimi dodici mesi
Implacabile la corsa di Jannik Sinner agli Australian Open, che a distanza di dodici mesi torna nuovamente in finale e domenica giocherà per il titolo contro Alexander Zverev. Il numero uno al mondo si è imposto con il punteggio di 7-6(2), 6-2, 6-3 in poco più di due ore e mezza di gioco, per quella che è la terza finale negli ultimi cinque tornei dello Slam disputati. Shelton ha provato per un set a impensierire l’azzurro portandosi per due volte avanti di un break nel parziale d’apertura, ma la vittoria del tie-break ha rotto il precario equilibrio e fatto girare totalmente l’inerzia del match.
Partenza in salita per il numero uno del mondo, che nel game d’apertura mette in campo soltanto una prima su sei e concede subito due palle break: salva la prima su uno slice di Shelton che finisce in rete, ma sul punto successivo l’americano gioca un passante di dritto lontano dalla riga di fondo e strappa il servizio all’avversario. Nel game successivo ci sarebbe subito per Sinner l’occasione di riportarsi in scia, ma Shelton annulla la palla break con una prima forte al corpo. L’americano sembra essere più paziente negli scambi in queste prime fasi di gioco, consapevole di non poter tirare tutti i colpi e che la partita potrebbe giocarsi anche sulla lunga distanza. I giri del motore del numero uno al mondo però iniziano a scaldarsi, e nel quarto gioco arriva il contro break: Sinner risponde a una prima che viaggiava a 213 km/h, spinge sul rovescio di Shelton che spara largo in corridoio, 2-2. Nei game successivi si segue l’ordine dei servizi – l’americano salva altre due palle break nel sesto gioco – con entrambi i giocatori che sembrano studiare i punti dove poter colpire l’avversario. Il lavoro che Sinner sta svolgendo per migliorare ulteriormente nei propri turni di battuta, cercando di diminuire la velocità di palla per non andare a fuori giri, si vede anche nella frequenza del numero degli ace, con il primo che per l’azzurro arriva soltanto nel nono gioco dove ne piazza tre in una volta sola per salire 5-4. Nelle fasi finali del parziale la partita si accende improvvisamente, con Shelton che realizza il break nel decimo gioco e va a servire per il set, ma nel proprio turno di battuta non capitalizza due set point e commettendo tre non forzati cede a sua volta il servizio che vale il tie-break. Sinner piazza subito l’allungo decisivo nei primi punti con due mini-break arrivati nel secondo e nel terzo punto con due errori di Shelton – uno di rovescio e uno di dritto – che fanno girare l’inerzia del tie-break in favore dell’altoatesino che chiude poi per sette punti a due. Il numero uno al mondo ha fatto fatica con la prima di servizio che è entrata meno di una volta su due ma con una percentuale di realizzazione del 76% (13/17), mentre Shelton paga maggiormente i 27 errori non forzati che hanno fatto la differenza nei momenti chiavi del set.
Il parziale vinto sembra essere quel punto di rottura che, almeno fino a questo momento, era mancato all’interno di un match tutto sommato in equilibrio. Shelton sembra avere ora più fretta negli scambi – che continuano ad allungarsi – e Sinner ha così gioco facile di mettere in mostra le sue doti da fondo campo per piazzare così un doppio break di vantaggio e salire 4-0. Il momento chiave è però nel secondo game, dove l’altoatesino è bravo ad annullare la palla break offerta e tenere così l’americano psicologicamente fuori dalla portata, cavalcando l’onda del vantaggio acquisito. La discontinuità lungo il corso della partita e la capacità di giocare al meglio i momenti importanti sono sicuramente i lati su cui Shelton deve maggiormente lavorare, e già nel match con Sonego aveva palesato difficoltà in questo senso. Il parziale si risolve rapidamente in favore di Sinner per 6-2 in tre quarti d’ora di gioco, al secondo set point utile chiudendo con un ace forte al centro. Fotografia del match giocato da Shelton è un dato che riguarda i propri turni di battuta: in entrambi i game dove ha concesso il break ha avuto almeno una palla game, e nel settimo gioco dove ha annullato set point era avanti 30-0. A dimostrazione di come Sinner giochi tutti i punti anche lì dove il game sembra ormai compromesso, fattore che sta facendo la differenza in questa semifinale.
Shelton tenta il tutto per tutto nelle fasi iniziali del terzo set, dove ha un totale di tre palle break tra il primo e il terzo gioco ma non riesce a capitalizzare nessuna di queste occasioni. In particolare nel terzo game Sinner è bravo a risalire da 15-40, chiudendo poi il game con l’ace numero sette del suo match. Come spesso accade nel tennis a break mancato corrisponde break subito ed ecco che Sinner nel corso del quinto gioco trasforma la terza palla break portando Shelton a commettere un non forzato ancora dal lato del dritto (e ancora con una palla game non sfruttata). La partita di fatto termina qui con l’americano che scioglie definitivamente le riserve e sembra non averne più, mostrandosi anche visibilmente nervoso scagliando a terra la raccheta nel cambio campo. Con un parziale di 14 punti a favore sugli ultimi 16 giocati, Sinner realizza l’ennesimo break della partita e andato a servire sul 5-2 chiude al primo match point utile sull’errore di Shelton che affossa la palla in rete.