Lorenzo Sonego si racconta in conferenza stampa dopo il successo su Learner Tien, tra il salto di qualità compiuto durante l’off season e la chiamata per Sanremo che (ancora) non è arrivata

Foto di Ray Giubilo

Il suo primo quarto di finale in uno Slam. A 29 anni. Non è mai troppo tardi, spiega il dottor Sonego, da Santa Rita, Torino.
«Quest’anno credo di aver fatto un salto di qualità nella preparazione. E’ migliorato il mio tennis, specie rovescio e risposta, mi sento davvero in fiducia. Merito del mio team, della mia ragazza, della mia famiglia: mi hanno fatto capire che era ora di uscire dalla ‘comfort zone’». Diciotto anni passati con Gipo Arbino, un secondo padre che lo ha scoperto, allevato, curato. senza di lui Sonny non sarebbe un tennista. Ma ogni tanto un cambiamento diventa necessario. Anche se è doloroso.
«All’inizio non è stato semplice, ho davvero messo dentro tante cose nuove, e questo mi ha dato un po’ di ansia, ho anche avuto dei dubbi. Poi, con il lavoro, sono riuscito a superare il momento più difficile». Ora al suo fianco c’è coach Colangelo, aiutato ‘da lontano’ da Vincenzo Santopadre, e con il fido Davide Cassinello come preparatore fisico. Una svolta che poteva essere imboccata prima? «Ciascuno ha i suoi tempi, la sua storia, io imparo dai miei errori e cerco sempre di migliorare». Sinner ha raggiunto dieci quarti di finale negli Slam, eguagliando il record di Pietrangeli, in Australia ad arrivare fra i last eight oltre a Nicola (1 volta), Jannik (3) sono stati anche Berrettini (1) e De Stefani (1). E ora, visto il tabellone, possiamo sognare anche una semifinale tutta azzurra.
«Io tifo per Jannik», dice Lorenzo. «Sarebbe bellissimo incontrarci in semifinale, ma ora mi attende un quarto di finale impegnativo e mi concentro su quello». Il ritiro di Monfils gli assegna come avversario Ben Shelton, il razzo americano che ha eliminato Musetti. «Shelton è forte fisicamente, ha un gran servizio, ed è super aggressivo». Per affrontarlo servirà anche una grande carica, quella che Sonny si dà ascoltando musica prima di entrare in campo. «Che cosa ascolto? Le mie canzoni, ce n’è una in arrivo anche per la prossima estate», risponde ad un collega straniero, senza però svelare il titolo. «Non si può dire nulla, se non che lo stile è reggaeton». Sono un divertimento, «per passare il tempo con un amico», chiarisce. Ma chissà che fra l’opzione Berrettini (l’ospitata a Sanremo) e quella Sinner (niente Festival, distrae troppo), non spunti la terza via, quella di Sonego: «Ci andrei: ma a cantare, non a fare l’ospite», se la ride sotto i baffetti. Ci Conti (inteso come Carlo), Lorenzo? «La chiamata non è arrivata, ma l’aspetto».