Le parole in conferenza stampa dell’altoatesino, che racconta quel che è accaduto nel match contro Rune ma senza entrare nel dettaglio
«Non voglio entrare in dettagli», Neanche in conferenza stampa Jannik Sinner chiarisce del tutto la natura del malore/malessere che lo ha colto fra secondo e terzo set contro Rune. Però una cosa cosa la dice: non ha niente a che fare con l’episodio, che da fuori sembrava simile, dello scorso Wimbledon. «No, lì avevo dormito male, qui tantissimo, tanto che se non mettevo la sveglia rischiavo di andare lungo», prova a sdrammatizzare.
«Ho capito subito che non stavo bene, quindi sono arrivato per ultimo al tennis, e ho anche cambiato la routine di preparazione. Di solito ne ho una fissa che mi aiuta, ma a volte devi saper improvvisare, non credo che nessun tennista faccia una routine del genere, non mi sono nemmeno allenato. Ho fatto anche un piccolo check up con i medici, che mi ha aiutato, questo torneo è davvero moto ben organizzato». Piccoli misteri.
Da due giorni le condizioni a Melbourne sono difficili, caldo, umido, «anche la pressione può c’entrare, mi sentivo un po’ dizzy, stordito», ammette Jan. «Sono situazioni che mi sono già capitate, quindi ora so come gestirle meglio, a differenza di quanto è accaduto (con le dovute differenze, ndr) a Wimbledon. A volte in campo devo lottare anche contro me stesso oltre che contro l’avversario». Ansia, tensione, lo stomaco che fa le bizze. Comunque sia, qualunque cosa sia, Jannik stavolta ne è uscito alla grande. «Ho cercato di rimanere attaccato a Holger con il servizio, stavo giocando bene, facevo colpi di qualità. Se mi avesse breccato a inizio del terzo, se non avessi vinto quel punto (sull’1-1, 30-40, chiuso con una volée dopo uno scambio interminabile, ndr) forse la partita sarebbe cambiata». Che cosa si pensa in quei momenti? Che energie si vanno a pescare? «Ho pensato non solo alle altre partite del genere, ma anche ai momenti difficili che affronti durante la preparazione. Prima della stagione ho lavorato molto bene anche per essere pronto quando capitano giornate così. C’è la volta che giochi bene, quella che non funziona il servizio o sei al meglio, non puoi sperare sempre nella giornata ideale. L’importante è crederci sempre, vittorie così mi servono tantissimo, per il torneo, per la stagione e per il resto della mia carriera». Il dolore che sembra aver accusato alla coscia sinistra, invece non è preoccupante: «No, non ho nulla. A volte in campo quando non sono al meglio sono io che tendo a ‘sbilanciarmi’ un po’ sulla sinistra», aggiunge.
Con Rune c’era un conto aperto, due match vinti a testa. «Lui è migliorato molto nell’ultimo anno, poi ci conosciamo a memoria. L’orario scomodo, alle due del pomeriggio? Ho pensato che anche lui doveva essere in difficoltà, al turno precedente aveva avuto un match più lungo del mio».
Ora ci sono i quarti, con uno fra Michelsen e e Minaur da affrontare. «Io mi concentro soprattutto su me stesso. Sono felice di essere ancora qui, in gara nel torneo, perché oggi davvero poteva finire tutto».