Una chiacchierata a 360 gradi con Barabara Schett, ex n.7 Wta e volto noto di Eurosport, per conoscere più da vicino i protagonisti del tour, anche e soprattutto fuori dal campo, a pochi giorni dall’inizio dell’Australian Open

foto courtesy Eurosport

A pochi giorni dall’inizio del primo Slam, abbiamo raggiunto Barbara Schett, ex 7 Wta e oggi apprezzata commentatrice di Eurosport, per commentare con lei cosa ci dobbiamo aspettare dal 2025… e non solo.

Partiamo dagli Slam: anche nel 2025 sarà un dominio Sinner- Alcaraz o qualche giovane – o meno giovane – riuscirà ad imporsi?

“Sarà bello scoprirlo. Parlando di esperienza, Jannik e Carlos sono i due migliori giocatori e probabilmente in futuro la loro diventerà una grande rivalità. Magari tra 5-10 anni avrà raggiunto i livelli di quella dei Big 3. Certo dovremo vedere cosa succede con Jannik, speriamo possa continuare a giocare. Alexander Zverev è numero due del mondo e vuole vincere un titolo dello Slam. Ha molta passione, vuole e può vincerlo quest’anno. Un altro nome è quello di Taylor Fritz, ci è già andato vicino, allo Us Open ha giocato un tennis straordinario, si tratta solo di capire se riuscirà a concentrare tutto in un paio di settimane. Nonostante siano più giovani, sembra che Alcaraz e Sinner abbiano più esperienza e sappiano gestire meglio certe situazioni. Di sicuro sarà eccitante vedere cosa succederà. Ci sono poi da considerare nuovi nomi come Giovanni Mpetshi Perricard, che ha iniziato il 2025 alla grande o Jacob Mensik, a soli 19 anni è un giocatore emergente. Ma ci sono anche altri come Sebastian Korda o Stefanos Tsitsipas, che in questo momento sta faticando. Sarà anche curioso vedere come Matteo Berrettini andrà quest’anno, visto che finalmente ha giocato un’intera stagione”.

Carlos e Jannik, caratteri molto diversi. Come sono fuori dal campo, in studio durante le interviste?

“Carlos ha sempre il sorriso, ride, si diverte, è sempre allegro. Sono entrambi deliziosi ma Jannik è più timido, fatica a concedere se stesso e soprattutto dopo il caso di doping penso sia diventato più introverso e più cauto sulle sue dichiarazioni. Mi piace parlare con entrambi, è sempre divertente, sono molto diversi ma anche questo è il bello e tra loro vanno molto d’accordo”.

Dopo un anno straordinario, per Jasmine Paolini sarà difficile confermarsi o ripeterà una nuova stagione di successi?

“Chi avrebbe scommesso su un anno così: stabile in top ten, con due finali Slam. Mi ricordo di averla intervistata lo scorso anno in United Cup, era così nervosa in studio, allora era circa 30-40 del ranking. Mi piace la gioia che esprime in campo, è una grande combattente, spero non senta troppa pressione quest’anno, perché l’anno dopo questi successi è sempre il più duro, ma il team e le persone che ha intorno e di cui si fida la aiuteranno. Nessuno le può togliere quello che ha ottenuto, ha già mostrato un ottimo tennis all’inizio del 2025, deve mantenere questo tipo di mentalità. Sono sicura che in ogni match darà il meglio. Certo non è facile, specie contro giocatrici potenti come Rybakina o Sabalenka che hanno il servizio dalla loro, ma Jasmine ha altre qualità. Non vedo l’ora di rivederla in campo, mi piace davvero tanto”.

Quali sono le differenze tra Atp e Wta Tour rispetto ai rapporti personali?

“Penso ci sia più amicizia nell’Atp rispetto alla Wta, ma è cambiato tutto negli ultimi 20 anni. Ai miei tempi, avevamo con noi un coach e magari un’altra persona, ma c’era complicità tra noi, uscivamo a cena, andavamo a vedere film, a volte facevamo insieme le vacanze e ci allenavamo insieme. Ora invece i team sono molto più numerosi, alcuni hanno anche 10 persone con loro e i giocatori passano il tempo con il team senza entrare in contatto con gli altri giocatori. In passato Steffi Graf o Maria Sharapova non volevano amici nel tour, anche se io mi allenavo spesso con loro, ma questo non accade più tanto spesso oggi. Uno o due anni fa chiesi a Ruud con chi uscisse la sera e mi rispose che non usciva con nessuno. Ci si può sentire molto soli. Oggi sono tutti molto più professionali, i soldi coinvolti sono molti di più, è un grande business e questo è il motivo per cui i giocatori non si cercano tra loro, ma credo a volte ti faccia sentire solo”.

Sabalenka e Badosa sembrano un’eccezione…

“Loro amano postare sui social ma bisogna capire poi effettivamente quanto tempo trascorrono insieme. So che vanno molto d’accordo, anche con Ons Jabeur, ma la domanda è quanto tutto ciò è reale?”.

La scelta di Nole di volere il 25esimo Slam quest’anno è più saggia o arrogante?

“Non vedo arroganza, Nole è un giocatore saggio, molto sicuro di sé. Quello che ha raggiunto nel tennis è incredibile, è una leggenda vivente, è convinto di poter vincere il 25esimo Slam quest’anno e penso lo possa fare. E’ difficile, ma se ha in testa una cosa, come per l’oro olimpico, riesce di solito a realizzarla, specie ora che ha Andy Murray al suo fianco. Andy è una persona che ha sempre dato tutto quello che aveva per migliorare e penso possa aggiungere qualcosa al gioco di Novak, ma la grande differenza per Nole sarà scendere in campo sapendo di avere Murray nel suo box. La fiducia può smuovere le montagne. Sarà curioso vedere come comunicheranno tra loro e quale sarà la dinamica, sono entrambi molto espansivi. Quando Novak giocherà il suo primo match a Melbourne ci saranno molti occhi puntati su di lui ma anche su Andy. I miei di sicuro”.

Tre nomi che impareremo ad apprezzare nel 2025.

“Ne dico solo due: Jacob Mensik per gli uomini ed Emerson Jones tra le ragazze, una giovane australiana molto talentuosa. Ci saranno certo altri nomi ma questo è il bello del tennis, non ci si annoia mai”.

Chi è il/la giocatore/trice più divertente nelle interviste?

“Aryna Sabalenka è molto divertente, ma anche Novak è un grande, ogni volta che faccio una battuta lui mi segue, è molto spontaneo nelle sue risposte, cosa che mi piace molto. Matteo Berrettini è un altro che può essere molto simpatico, Tsitsipas invece dipende dal giorno, può essere molto brillante ma anche fastidioso”.

Qualcosa deve cambiare nei metodi di lavoro della Wada?

“Non lavoro per loro e non cosa come gestiscono le cose ma sembra esserci un po’ di incoerenza tra i vari casi ed è difficile per il pubblico capire. Penso si debba lavorare sul rendere il messaggio più chiaro e quando qualcosa succede deve essere comunicato, in modo che tutti lo sappiano”.

Tanti giocatori si lamentano della stagione troppo lunga, altri invocano un nuovo Masters 1000. Qual è il giusto equilibrio?

“Con la stagione che finisce con la Davis e le tante esibizioni è difficile per i top players prendersi una pausa. Se vuoi avere una carriera lunga, devi essere molto attento su quali tornei giocare: ci sono i Mandatory, gli Slam e anche i Masters che da quest’anno dureranno due settimane. Quando giocavo, la stagione durava 10 mesi e per noi era già troppo.

Un giocatore deve sapere quanto vuole giocare, non impanicarsi se altri giocano un torneo in cui tu ti sei tolto e concentrarsi sull’allenamento, sul proprio corpo e sulla salute mentale, perché competere tutte le settimane è faticoso. In più i social media e le telecamere ovunque rendono tutto ancora più stressante, perché le notizie circolano all’istante. Insomma, bisogna sempre valutare ogni scelta ma credo che tutti desiderino una stagione più corta”.