L’ex numero tre del mondo ha criticato apertamente le scelte di Novak Djokovic per il 2025

foto Ray Giubilo

Neutrino Davydenko, vi ricordate di lui? Numero 3 del mondo nel 2006, vincitore di un Masters – pardon: Atp Finals… – nel 2009, semifinalista a Parigi e New York negli anni del grande fulgore federeriano, Nikolay è stato un ottimo giocatore costantemente sottovalutato. Se la batteva con Roger & Co, ma lo sbattevano sempre sul campo numero 18. Da un po’ di tempo è tornato come opinionista senza peli sulla lingua – del resto, battuta facilissima, non ne aveva neanche in testa – e questa volta ha deciso di fare il contropelo (e dagli…) a Novak Djokovic. Colpevole, secondo lui, di voler ripercorrere lo stesso cammino vespertino di Federer e Nadal, replicandone l’errore di base: pretendere di sconfiggere il Tempo. «Sta cercando di ingannare la natura. Vedremo se ci riuscirà», ha dichiarato. «Forse vuole superare il record di Roger Federer e Rafael Nadal per la carriera più lunga. Roger ha chiuso a 41 anni, forse Novak vuole raggiungere quell’età. Nadal non aveva nemmeno 40 anni, e non poteva più reggere fisicamente con top-50».
Voglia di abbattere l’idolo Nole, invidia per chi a 38 anni e mezzo del mondo è ancora fra i top ten, o semplice realismo? Djokovic ha appena ingaggiato come coach Murray, fa progetti non solo per il 2025, e insieme si fa ricevere da capi di Stato come il molto discutibile presidente argentino Milei, forse – chissà… – per prepararsi un futuro da politico. Sul campo di sicuro vuole dire ancora la sua, punta al 25esimo Slam, a impartire qualche lezioncina al rampantismo educato di Sinner e Alcaraz. O magari portare l’ultima pietruzza al suo palazzo dei record.
«Federer a 40 anni ha cercato di dimostrare di essere forte – dice Davydenko – Ma non ha dimostrato nulla. Djokovic sta facendo la stessa cosa, cercando di dimostrare che l’età non lo condiziona. Novak sta cercando di ingannare la natura, ma questo può riuscirgli per un paio d’anni al massimo. Non siamo robot. Gli infortuni capitano. Prendete un qualsiasi tennista attivo: tutti hanno avuto, hanno o avranno problemi di salute. Tutti finiscono la loro carriera a causa di infortuni».

Fra il Cannibale e il Neutrino, il sospetto è che la ragione stavolta penda dalla parte del secondo. Ma Djokovic prima di arrendersi all’inevitabile vuole almeno accendere un un ultimo falò: sperando che non sia quello della pura vanità.