Termina con il successo in Coppa Davis la stagione strepitosa di Jannik Sinner, che in conferenza stampa racconta come i tanti successi non cambiano l’emozione per un momento tanto importante come quello del match point

Foto di Brigitte Grassotti

“Chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno; Chi ama la zia, chi va a Porta Pia; Chi trova scontato…“. Ecco, chissà se finiremo per trovare scontata una vittoria in Coppa Davis, come dalle note di “Ma il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano, che risuonano nell’impianto “Martìn Carpena” mentre gli azzurri giocano tra loro, esultano, si abbracciano, portano in trionfo la storica insalatiera, che nel 1900 Dwight Davis, uno studente di Harvard, commissionò a un gioielliere di Boston come premio in vista della sfida con la Gran Bretagna.
Rieccoli qui, un anno dopo, i nostro campioni, con Berrettini e Vavassori al posto di Arnaldi e Sonego, l’aria sempre un po’ lontana, la coppa in bella vista sul tavolo della conferenza stampa. «Un anno fa avevo chiesto ai ragazzi di aprire un ciclo – dice il capitano Volandri, in panchina dal 2021 – loro sono stati stati talmente veloci da rivincere subito. E adesso dovremo cercare di continuare… Il nostro è stato un viaggio straordinario, in questi anni siamo cresciuti insieme, abbiamo vinto e perso insieme, e questo è fondamentale. La due vittorie, quella delle ragazze e la nostra, dimostrano che la Federazione ha lavorato nel modo giusto. Adesso abbiamo grandi giocatori che sono anche grandi persone, è la cosa più importante. E dobbiamo essere orgogliosi dell’impatto sociale che il tennis sta avendo in Italia».

Il grande protagonista, quest’anno come nel 2023, è stato naturalmente Jannik Sinner, autore di quattro delle sei vittorie (una in coppia con Berrettini) ottenute qui a Malaga. Eppure, anche Jannik il dominatore è sembrato tentennare oggi sul 6-4 5-2 40-0 nella sfida contro Griekspoor, ed ha avuto bisogno di un quarto match point per chiudere la contesa e dare il via alla grande festa azzurra. «Ho pensato – afferma Jannik – che quello poteva essere l’ultimo punto di una stagione incredibile, vincere la Coppa Davis significava molto per me. Noi giocatori non siamo macchine (“è umano anche lui”, interviene Berrettini, ndc), e sì, un po’ di emozione c’è stata. Bello anche così, no?». Quale delle due finali è stata più difficile, gli chiedono. «Forse quella di un anno fa – la sua risposta – perché dovemmo giocare il doppio in due partite, nei quarti e in semifinale. Rivincere è una grande sensazione e sono felice. L’attesa della sentenza della Wada? Chiaramente il pensiero ogni tanto va in quella direzione, spero di uscirne in maniera positiva. La vita può proporre a chiunque momenti di difficoltà, l’importante è sentire l’affetto di chi mi conosce veramente».
«Mi dispiace non essere stato così protagonista in campo – le parole di Musetti, battuto nel primo incontro di queste finali dall’argentino Cerundolo – ma lo sono stato in panchina. Devo ricaricare un po’ le batterie e pensare alla prossima stagione nella quale spero di raggiungere i miei obiettivi». E quelli che non hanno mai giocato? «Naturalmente mi sarebbe piaciuto scendere in campo – è Bolelli che parla – ma visto lo stato di forma di Sinner e Berrettini è stato giusto così. Il nostro obiettivo era rivincere la coppa, ci siamo riusciti». «Io e Berrettini siamo cresciuti insieme – è invece la risposta di Vavassori – è bellissimo condividere un’emozione così forte con lui. Io sono felice per la mia stagione con Simone (Bolelli, ndc) e sono felice di avere fatto gruppo qui». Chiusura con Berrettini che ringrazia «tutto lo staff che ci aiuta dietro le quinte, dall’incordatore ai fisioterapisti, e soprattutto a Umberto Rianna, il vice allenatore». Applausi generali e tutti in vacanza.