Le parole del tennista di Carrara in conferenza stampa, dopo la brutta sconfitta che ha complicato i piani degli azzurri a Malaga
No, tra Lorenzo Musetti e la Coppa Davis non è ancora scoppiato l’amore. Tornato dopo un anno a indossare la maglia azzurra, il numero 17 del mondo ha incassato la quinta sconfitta consecutiva nella competizione, piegandosi nettamente di fronte a Francisco Cerundolo (numero 30, e ora avanti 3-1 nei confronti diretti con il carrarino) a capo di una partita giocata molto male, inaspettatamente male, verrebbe da dire. «Una giornata di merda – Lorenzo non usa perifrasi nel giudicarsi – dove non ha funzionato nulla. Eppure mi ero allenato bene nei giorni scorsi con Berrettini, non avevo perso un set. Forse avevo anche troppe aspettative, non so ancora spiegare cosa è successo. Sono sorpreso anch’io di aver giocato così male, è stata una prestazione quasi imbarazzante». Eppure i primi minuti, subito 2-0 per il nostro, avevano fatto sperare in un’altra partita. «Sì, avevo cominciato meglio di Cerundolo, però non mi sono mai sentito padrone del gioco, ho avuto subito sensazioni negative. Il primo set è stato strano, con tanti errori e tanti break, avrei dovuto sfruttare meglio certe situazioni. Nel secondo invece lui ha preso il sopravvento, giocando benissimo».
I numeri sono impietosi: 48% di prime palle in campo (senza ace) con il 52% di punti conquistati, contro il 70 dell’argentino. Sul secondo servizio ha vinto solo il 36% dei punti giocati. Appena tre i colpi vincenti, 26 gli errori forzati. «E’ mancato tutto – conferma Lorenzo – soprattutto il servizio non mi ha mai aiutato nei momenti più difficili. Il peso della maglia azzurra? Si sente, certo, con questa formula c’è tanta pressione, una sconfitta può essere determinante. Per questo sono molto dispiaciuto per la squadra». Qualcuno si azzarda coraggiosamente a chiedergli se si sente pronto per l’eventuale doppio decisivo, la risposta è netta. «Fossi il capitano, dopo questa partita non mi farei giocare. Io credo che si debba puntare su Sinner, solo la sua presenza crea preoccupazione negli avversari. Può essere ancora una volta l’arma decisiva per noi».