L’analisi di Massimo D’Adamo su Jannik Sinner dopo il successo alle ATP Finals, che ha confermato i tanti miglioramenti sul piano del gioco in un processo evolutivo ancora in divenire
Di Jannik Sinner tutto si potrà dire, un giorno, meno che fosse un tipo incline a bizzarrie da gossip, un tira tardi che fumava Goluois senza filtro o beveva Jack Daniel’s invecchiato quattro anni. Di lui mai nessuno azzarderà frasi fritte del tipo.. “ah se avesse avuto un’altra testa ,..”..o peggio ancora ” …era un talento ma gli mancava un venerdì”.
Folle immense sono lì a testimoniare che il Sinner dei giorni nostri è un giovane in forte ascesa con testa da vendere e una settimana senza buchi da colmare. L’altoatesino è l’atleta che fin da bimbo ha fatto della concretezza uno stile di vita e della continuità la via maestra verso il successo. Stando così le bocce, la stagione perfetta dell’odierno campione del mondo, non poteva concludersi meglio della prova maiuscola fornita all’ombra della Mole Antonelliana.
Vincere il torneo dei maestri lasciando agli altri null’altro che briciole, non ha riscontri nella storia del torneo se non risalendo alla lontana edizione dell’86 vinta, quella volta, da un Ivan Lendl in grazia di Dio.
Se Charles Darwin ci ha detto il vero, Jannik Sinner incarna l’evoluzione tennistica ultimo grido. Quella arrivata a noi dopo lunga e dura selezione naturale e finalmente approdata a un tennis innovativo che non è il serve & volley del tempo che fu né il corri e tira tanto in voga negli anni recenti, ma è quella via di mezzo depositaria di soluzioni tratteggiate a tinte forti da ogni zona del campo.
Della nuova onda stilistica Sinner ha fatto tesoro dotandosi di automatismi di prim’ordine che lo rendono competitivo in situazioni di attacco come in altre di difesa
Il cambio vincente dal rovescio diagonale a quello lungo linea è quanto di meglio si possa oggi ammirare sul circuito mondiale, cosi come il servizio esterno da destra e da sinistra è divenuto nel tempo un colpo da manuale tecnico ultima generazione. Per non parlare di passanti e smorzate frutto di freddezza mentale e perfetta scelta di tempo.
Un processo evolutivo, il suo, ancora in atto che , stando al modo di produrre risultati, offre il fianco a possibili margini di salita. Per noi corre l’obbligo di goderne vittorie e sconfitte e quando, tra qualche lustro ,volgeremo gli occhi all’indietro, diremo di un grande campione dal bulbo ramato che attraverso le sue gesta ha spinto il tennis verso nuovi traguardi.