Nel 2016 ha fatto il commesso in un negozio di abbigliamento, nel 2018 il… mozzo, per conto di suo fratello. Ora ha voglia di recuperare il tempo perduto

Foto Ray Giubilo

L’ultimo incrocio con Chris O’Connell, il suo avversario di stasera, Jannik lo ha vissuto a Miami la scorsa primavera, il famoso match in cui il buon samaritano Jan aveva offerto soccorso ad una spettatrice stremata dal caldo umido inviandole una bottiglietta d’acqua e un asciugamano fresco. Era finita 6-4 6-3 per Jan, che però nel primo set si era trovato sotto di un break, prima di iniziare a macinare ai suoi ritmi. E nel 2021 ad Atlanta, quando fra loro c’erano già 100 posti di differenza a suo favore, Jan contro O’Connell – buon servizio, sbuzzo tattico, ma diritto da rivedere – ci aveva addirittura peso in due set.

Chris , 30 anni, Australiano di Sydney, sostiene di avere nel sangue e nell’anima ‘il relax della vita da spiaggia’, ma forse è meglio non credergli. Ha iniziato a giocare a 4 anni, da junior è stato campione australiano under 14 ma anche un ‘runner’ molto convinto, appassionato di rugby league e di baseball, e inevitabilmente un surfista convinto. Un tipetto multitasking insomma, e con il classico senso di adattamento degli aussie. Nel 2018, sconfortato dai tanti infortuni – fratture da stress alla schiena fra il 2012 e il 2014, polmonite nel 2017, tendinite al ginocchio nel 2018 …-  con il tennis aveva addirittura smesso, dedicandosi a tutt’altro per sbarcare il lunario. «Volevo allontanarmi dal tennis – ha raccontato – pensavo di allenare i bambini e magari fare delle clinic, ma non volevo più mettere piede su un campo da tennis. Vivevo in una piccola baia vicino Sydney (Quays Marina, a nord di Sydney, ndr) e anche mio fratello Ben era lì. Mi invitò a pulire le barche con lui e pensai: Che bello, non devo insegnare a nessuno come colpire un dritto, posso solo pulire barche e rilassarmi». Non era la prima volta, del resto, che O’ Connell esplorava prospettive professionali diverse dal tennis: nel 2016 ad esempio si era cimentato come commesso in un negozio di abbigliamento, Lululemon, all’interno di centro commerciale della sua città. 

L’esperienza a fianco del fratello aveva lati positivi, ma sotto sotto Chris sapeva che non poteva essere definitiva. «Ogni giorno andavo in bicicletta fino alla baia, mattina e pomeriggio. Era tranquillo ma anche incredibilmente frustrante, perché avevo 23 anni e sentivo di non aver espresso ancora tutto il mio potenziale. Pensavo che sarei tornato in campo quando mi fossi sentito in salute e pronto. E quando l’ho fatto, nel 2019, è arrivata la svolta».

Uscito completamente dal ranking, ha dovuto ricominciare da capo. Nel 2020, al rientro, ha giocato 107 partite vincendone 83, nel 2022 per la prima volta è entrato fra i top 100, arrivando anche al terzo turno agli Australian Open, traguardo poi raggiunto anche a Wimbledon nel 2023 e ora agli Us Open. L’anno scorso ha raggiunto la sua prima semi Atp a san Diego e il n.55 nel ranking mondiale, quest’anno a Indian Wells ha sconfitto Draper e Tiafoe a Miami, dove la sua corsa si è fermata nei quarti nel match con Sinner di cui si parlava all’inizio, mentre a New York per ora ha sorpreso Jarry e Bellucci. «Ogni anno sento di migliorare un po’, qua e là», spiega con il tipico ottimismo aussie, e con la consapevolezza di chi sa che nella vita nulla va dato per scontato. «Anche quest’anno sento di essere migliorato ancora, ed è per questo che gioco a tennis, per confrontarmi con gente come Sinner. L’ho battuto ad Atlanta un paio di anni fa, ma non è il giocatore che è oggi, sono sicuro che questa volta sarà più carico. Ad Atlanta credo di essere stato anche un po’ fortunato. Lui era appena uscito dalla stagione sull’erba ed era il suo primo torneo sul cemento. Ma ho sentito che nel suo tennis c’era una incredibile potenza, e la capacità di colpire vincenti in ogni momento». A Chris serviranno pazienza e olio di gomito, proprio come quando raschiava i ponti delle navi a Sydney preparandosi a rotte più impegnative.