Dalla stazione Michel-Ange D’Auteil al Roland Garros, quattro passi nella storia…
«Le soleil!». Si aprono le tende e finalmente c’è il sole. Secondo giorno di Olimpiadi (per me) e si può uscire senza la tela cerata. Prendo la metro e mi concedo di scendere a Michel-Ange D’Auteil, come ai vecchi tempi, ripercorrendo il percorso che Rino Tommasi aveva accuratamente misurato: in passi. Sul boulevard che porta alla nuova teatralissima porta numero 1, con Roland Garros metallico e meditabondo, qualcuno ha stampato sul cemento: «il 99 per cento degli stadi ha un nome maschile». Be’, noi del tennis almeno in questo siamo un pezzo avanti: Il centrale è intitolato a Philippe Chatrier, ma gli altri due, Suzanne Lenglen e Simonne Mathieu, sono tutti al femminile.
«Amico, sai dove Mohammed?», fa uno all’angolo del viale, ma non dice a me. «Mohamed oggi non c’è, è andato al tiro. Hai bisogno di biglietti?». I bagarini sono sempre lì, come per il torneo, la tentazione di fermarsi e chiedere a quanto vendono il tennis c’è, ma con il pass in vista sarebbe un autogol (pericoloso). Meglio tirare dritto, in fondo il Bois de Boulogne è sempre stato un luogo di malaffare misto a fascino letterario e gusto per la moda. Oggi è difficile attraversarlo in tutta la sua vastità – è grande tre volte Central Park – senza essere abbordati da qualche professionista dal gender fluido, ma fra Ottocento e Novecento era comunque il regno del demi-monde, delle cocottes e di quelle che allora venivano chiamate mantenute: come Odette de Crecy, l’amore di Swann raccontato da Proust nella Recherche, elegantissima, sempre all’ultima moda, come le altre sue colleghe di allora che sfilavano a piedi o in carrozza fra i vialetti per attirare l’attenzione del vasto pubblico di ammiratori. Oltre a Proust, anche Baudelaire, Zola, Maupassant, Balzac, tutti si sono fatti catturare dall’atmosfera fluida del luogo. E se vi siete mai chiesti come mai la giovane ritratta nel famoso dipinto di Manet, Dejeuner sur l’Herbe , ammirabile al Museo D’Orsay, sia nuda – basta riflettere su quanto avete appena letto.
Ad inaugurare questo luogo sconfinato e misterioso, radioso di giorno, pericoloso o comunque avventuroso di notte, fu Napoleone III nel 1854, e gli inglesi subito commentarono – proprio loro – che ‘i francesi ci battono nei parchi’». Dal 1928 ospita lo stadio intitolato a ‘Rolànd’, come è meglio dire se volete farvi passare per parigini veri o appassionati un po’ snob. Quindi, concludo verso le due del pomeriggio, è inutile chiedersi perché un piatto di chili (vegetale) con cous cous, consistenza mista fra polistirolo e cartone, al ristorante della stampa costa 18 euro. E’ prezzo della storia.