Analizziamo nel dettaglio l’infortunio del campione tedesco. Il problema è un pieno recupero a lungo termine
L’ultimo Roland Garros è stato anche scenario del drammatico infortunio che ha interessato il n.3 al mondo Sascha Zverev. Sul 6-6 del secondo set, nella sua battaglia in semifinale contro Nadal, Zverev ha riportato danni ligamentosi a carico della caviglia. E’ stato subito portato fuori dal campo su una sedia a rotelle e dopo 3 ore e 13 minuti di un incontro epico, l’entità delle lesioni lo ha costretto a confermare il ritiro dalla partita.
Le distorsioni acute dei legamenti laterali della caviglia sono comuni nei giovani atleti (dai 15 ai 35 anni di età). Le terapie vanno dall’immobilizzazione del gesso o dalla riparazione chirurgica alla riabilitazione funzionale.
Andiamo prima di tutto ad analizzare le parti anatomiche che costituiscono il complesso stabilizzante della caviglia nel versante peroneale, cioè esterno. Il complesso legamentoso laterale comprende tre legamenti capsulari: il legamento tibiofibulare o tibio pernoeale anteriore (ATFL), calcaneofibulare o anche detto peroneocalcaneare (CFL) e astragalofibulare posteriore o peroneoastragalico (PTFL). Le lesioni si verificano in genere durante la flessione e l’inversione plantare; l’ATFL è più comunemente strappato. Anche il CFL e il PTFL possono essere stressati e, dopo una grave inversione, sono colpiti anche i legamenti dell’articolazione sottoastragalica. Comunemente, un atleta con una distorsione del legamento laterale della caviglia riferisce una sensazione di sublussazione dell’articolazione, con un movimento di rotolamento verso l’esterno della caviglia.
Nei fotogrammi dell’infortunio di Zverev è chiaro come il suo piede sia piegato quasi di 90° verso l’interno rispetto all’asse della sua gamba, mettendo in tensione e poi lesionando i legamenti del compartimento esterno.
La diagnosi è clinica con i test di stress in varo-valgo e cassetto anteriore e posteriore per valutare la stabilità, ma fondamentale è la diagnostica per immagini con radiografia e risonanza per valutare eventuali fratture ossee e definire l’entità delle lesioni.
Le distorsioni della caviglia sono classificate dai gradi I a III (lievi, moderati o gravi). Le lesioni di grado I e II si riprendono rapidamente con una gestione non chirurgica. Un programma di “trattamento funzionale” non operatorio comprende l’uso immediato di RICE (rest-riposo, ice-ghiaccio, compression-compressione, elevation-elevazione), un breve periodo di immobilizzazione e protezione con un bendaggio funzionale o tutore, esercizi di movimento precoce, carico e allenamento neuromuscolare. L’allenamento propriocettivo su una tavola inclinata dopo 3 o 4 settimane aiuta a migliorare l’equilibrio e il controllo neuromuscolare della caviglia.
Il trattamento per le lesioni di grado III, come quella occorsa a Zverev, è più controverso. Non tutta la letteratura scientifica depone per un trattamento chirurgico in acuto. Sicuramente la riparazione chirurgica permette un ritorno all’attività sportiva che in un trattamento conservativo, ma a lungo termine i due tipi di trattamento sono sovrapponibili in termini di sequele. Infatti anche le ultime ricerche scientifiche confermano che dopo un trattamento conservativo o chirurgico, dal 10 al 30% dei pazienti presenta sintomi cronici, tra cui sinovite o tendinite persistenti, rigidità della caviglia, gonfiore, dolore, debolezza muscolare e cedimento.