A Wimbledon per partecipare al torneo delle Leggende, abbiamo chiesto a Francesca Schiavone di raccontarci Jasmine Paolini
La ‘Schiavo’ lo sa. Lo sa che cosa serve per vincere uno Slam. Per battersi contro avversarie più alte, più potenti, ma spesso più limitate tecnicamente e tatticamente. Insieme a Flavia Pennetta è l’unica Italia ad avere alzato una coppa in un major in singolare, Oggi ha una sua academy e segue Lilli Tagger, grande promessa austriaca che appartiene allo stesso management di Jannik Sinner.
Francesca, ti aspettavi un exploit del genere da Jasmine Paolini, dopo la finale sulla terra del Roland Garros?
«Sono sincera, dopo un po’ di tempo, iniziando a frequentare di più le seconde settimane degli Slam, mi sto rendendo conto del livello del tennis. E posso dire che Jasmine ha tranquillamente il livello per stare, regolarmente, fra i quarti e la finale, anzi la vittoria in uno Slam».
Nel tennis femminile, come in quello maschile, il fisico conta sempre di più. Come ti spieghi che Jasmine, con il suo metro e 60, riesca a tenere testa alle wonder women?
«E’ intelligente nel gioco. Ha soluzioni tattiche, piuttosto che di forza, che in questo momento possono fare la differenza. Si muove molto bene con i piedi. E come lei stessa ha dichiarato, da un po’ di tempo ha iniziato a credere di poter vincere a prescindere da chi ha davanti. Sono quattro fattori oggi molto importanti»
Jasmine può fare l’impresa, qui a Wimbledon?
«Può vincere il torneo, l’ho già detto qualche giorno fa, e lo ripeto. Sembrava una boutade, e invece…»
Jasmine arriva alla sua grande stagione a 28 anni: come te lo spieghi?
«Perché, non va bene? E’ diventato obbligatorio dare il meglio a 20 anni? Jasmine si è resa conto che quello che lei è, che sa fare, che ha lavorato per fare, è sufficiente per vincere».
Che cosa ti piace più della giocatrice e della persona?
«Tecnicamente, come si muove. Poi che sta vivendo tutto in modo molto sereno, allegro, con leggerezza positiva. Lo vede come un sogno. Il prossimo passo sarà di far diventare realtà tutto ciò che appunto sembrava un sogno irrealizzabile. Il passaggio fra essere una top player e rimanere una top player».
Al suo angolo c’è Renzo Furlan, con cui tu trionfasti nel 2010 a Parigi.
«Il team è sempre importante. Io ho vinto Parigi con Furlan e con Corrado Barazzutti, Renzo sa che cosa serve. I coach italiani che hanno vinto uno Slam in Italia sono lui e Vagnozzi. Questo deve dare fiducia a Jasmine, perché è nelle mani giuste».
I suoi successi possono aiutare il boom del tennis in Italia?
«Assolutamente. Quando uno vince, gli altri si chiedono perché, aprono la mente, iniziano credere di poter o fare anche loro. Poi devi fare i conti con il tuo potenziale e i tuoi difetti, ma lei è un esempio, può essere una grande spinta per le ragazze più giovani».
Che cosa le diresti domani, prima dell’ingresso in campo?
«Sii te stessa, perché basta e avanza per vincere questa partita. Gioca un punto alla volta. E abbi coraggio»