Dopo l’accesso ai quarti di Wimbledon per la prima volta in carriera, Veronica Confalonieri ci racconta di come è nata la loro storia, di papà Lorenzo e della sua prima esperienza a Church Road con Ludovico al seguito
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Lorenzo esulta, si rotola nell’erba, fatica a trattenere la commozione per la vittoria su Mpteshi-Perricard quando parla al microfono. E lo sguardo va subito a Veronica Confalonieri, la sua compagna, la mamma del piccolo Ludovico (nato il 15 marzo scorso, quattro mesi il 15 luglio), che è qui a Wimbledon, «ma ora sta dormendo». La felicità sta anche in uno scambio di sguardi.
Anche Veronica piange, si commuove, ma non si sottrae a qualche domanda. «Lorenzo con Ludovico è molto affettuoso, ci tiene molto ad essere un buon papà, cambia anche i pannolini. All’inizio il fatto di aspettare un bambino è stata una sorpresa, e ci ha un po’ dissestati. Forse all’inizio io ero più scioccata di lui, avevo paura che fosse d’intralcio alla sua carriera, che provasse nostalgia di casa quando era in giro per tornei. Non abbiamo mai avuto dubbi, però, e quando a Bologna, durante la Davis dello scorso anno, Lorenzo lo ha annunciato alla squadra, si è come liberato e ora è molto più sereno. Per fortuna Ludovico è un bambino solare, ci fa dormire, è tranquillo. A chi assomiglia? Io ci vedo molto lo sguardo di Lorenzo. Qui per la prima volta c’è mia madre Nicoletta, che mi dà una mano, ma io cucino per tutti. Lorenzo non può stare senza pasta (al pomodoro) ma cucino anche carne e pesce, un po’ di tutto».
Lorenzo e Veronica stanno insieme dal 2021. Un amore sbocciato comunque anche per merito del tennis. «Io da ragazzina ho giocato un po’, ho partecipato al Lemon Bowl. Mia sorella poi è sposata con Gianluca Mager, che ha giocato la serie A con Lorenzo al Park Genova, ci siamo conosciuti così. Ai tempi io lavoravo a Milano, lui mi chiamava, ci ‘provava’ già da un po’ di tempo, mi mandava anche i temi che faceva in vista della maturità. Io sono più grande di età, e all’inizio ero un po’ perplessa, mi sembrava molto ‘piccolo’. Ma mi sbagliavo. Ora poi si è responsabilizzato. E’ sempre stato un ragazzo molto sensibile, ma la paternità lo ha reso più maturo».