La sfida con Sinner ha messo bene in luce pregi ma anche difetti della futura stella americana, che potrebbe incarnare un tennis mancino di nuovo conio a patto di non affidarsi solo al servizio
Galeotto fu il servizio! E il Sinner visto oggi in quel di Wimbledon ha messo in campo un acchito di tale portata da fare ombra al resto di un arsenale pur degno di un vero campione del mondo.
Una leadership specchiata ,la sua, che ai numeri della fredda classifica sa affiancare un dominio reale del gioco, grazie alla solidità dei gesti e a un controllo emotivo derivato da radici montanare poco inclini ai vezzi e lazzi della vita metropolitana.
Il tie-break del terzo la dice lunga sulla lucidità mentale di questo ragazzo che attraverso il gioco sprizza in egual misura gioia di vivere e grande maturità.
Un match non esaltante, quello odierno, comunque vinto contro un avversario capace di fare e disfare con facilità ma anche di esprimersi a ottimi livelli.
Che dire di lui?
Diciamo che potrebbe incarnare un tennis mancino di nuovo conio. Ma è tutto da provare! Per ora di Vilas non ha la continuità, di Connors manca la spinta, di Nadal vorrebbe avere la tenacia. Di McEnroe neanche a parlarne, di Leconte imita le gesta e di Shapovalov condivide la follia.
Per riportare il match, al nostro é bastato
contenere l’americano nei momenti di grazia e strizzare l’occhio a un servizio che, da timido che era, è diventato un gran bel malandrino.