Si appostano in luoghi strategici per i giocatori, con buste piene di oggetti, e guai a chi cerca di fermarli
Su icons.com, un cappellino firmato da Carlos Alcaraz costa 650 sterline, ovvero più di 760 euro. Una cifra che qualche appassionato di memorabilia sportivi è evidentemente disposto a sborsare. Si tratta di un mercato fiorente, che raggiunge volumi insospettabili. Secondo un’inchiesta del 2020 del Sole 24 Ore solo negli States si arriva a 5,4 miliardi di dollari all’anno prendendo le varie piattaforme di vendita online, a partire da ebay.
Quello che magari non tutti sanno è che non tutti gli oggetti arrivano da fan che vogliono sbarazzarsene, ma che ci sono cacciatori di memorabilia che fanno proprio questo di mestiere, con metodi spesso sgradevoli. Anche qui a Wimbledon, ad esempio, piazzati appena fuori dalla sala stampa, o all’uscita della trasportation dei giocatori, stazionano due omoni robusti e barbuti con alcune buste piene di oggetti da far ‘griffare’. Volti noti a molti dei frequentatori del circuito, che si spacciano per fan ma che in realtà fanno quello per mestiere, convincono tennisti più o meno famosi a fare una firmetta su un cappellino, una maglietta, un oggetto qualsiasi, per poi rivenderlo a caro prezzo sul web. A volte (rare) con metodi accettabili, altre con una aggressività che supera il limite. Soprattutto con grande insistenza e poca educazione, ‘marcando’ il campione per tutto il giorno davanti o dentro al club, agli hotel ufficiali, e arrivando anche ad aggredire verbalmente o fisicamente chi tenta di moderare i loro appetiti commerciali, come raccontano alcuni addetti ai lavori.
I tennisti, un po’ per quieto vivere, un po’ per non sembrare arroganti finiscono sempre per concedersi ad un selfie e ad una firmetta, senza sospettare che il selfie serve proprio per ‘certificare’ l’autenticità del reperto, che da lì a poche ore sarà messo in vendita a cifre appunto considerevoli. «Ma a volte si organizzano anche con un compare fotografo che deve immortalare il momento», spiega Lucio, fan autentico, che a Wimbledon si è presentato con la reliquia di un asciugamano del Queen’s 2022 da fare ri-firmare a Berrettini, e che conserverà religiosamente in una teca. «Per loro è un affare, ci campano, quindi sono tosti e cattivi, hanno già tutte le racchette e le altre cose pronte da far firmare e non ti fanno passare, a costo di sgomitare». Unico modo per scoraggiarli, da parte del campione, è chiedere il nome a chi gli porge l’oggetto: ‘Come ti chiami? Che nome metto nell’autografo?’ A quel punto la passione del fake fan scema di molto, oppure il nome per la dedica non salta fuori. Ma chi ha provato ad opporsi a questi assalti ha rimediato insulti e anche qualche livido.