Le parole in conferenza stampa dopo il successo con Fucsovics: “Si lavora per arrivare a giocare partite come quelle con Sinner”

Ray Giubilo

LONDRA – «Se penso di poter battere Sinner? Certo, è per arrivare a giocare queste partite, ad affrontare queste battaglie, che si lavora e si fanno tanti sacrifici». Non è presunzione, quella di Matteo Berrettini, sorridente dopo la vittoria in quattro set su Fucsovics, è la voglia di risentirsi forte tra i forti, unita alla consapevolezza che sull’erba, sì, la partita contro il numero 1 del mondo non è così scontata come potrebbe sembrare. «Jannik ha compiuto un percorso straordinario negli ultimi mesi, continua a stupirmi la sua capacità di imparare velocemente, di mettere perfettamente a frutto il lavoro quotidiano. Ricordo la prima volta che ci siamo incrociati, a Monte Carlo nel 2019, ho avuto subito la netta sensazione di trovarmi di fronte a qualcosa di speciale. Ecco, mercoledì dovrò giocare al massimo delle mie possibilità per metterlo in difficoltà, servire molto bene sarà indispensabile. Però Wimbledon per me resta un posto speciale e sono consapevole che su questi campi posso dare fastidio a tutti. Insomma, se io sono stato sfortunato nel sorteggio la colpa è solo mia e degli infortuni che mi hanno fatto scendere in classifica, ma non credo che Jannik sia molto contento di affrontarmi così presto. Io sull’erba ho vinto qualche cosa e l’unica volta che abbiamo giocato contro (6-4 6-3 per Sinner sul cemento di Toronto nel 2023, ndc) è stata una bella partita».

E i problemi alla parte bassa sinistra della schiena, che hanno richiesto un medical time out all’inizio del quarto set? «Nulla di grave – la pronta risposta di Berrettini – il fatto è che quando avverto dolori in una parte del corpo (e indica la fascia lombare, ndc) comincio a preoccuparmi… Questa volta mi sono anche concesso di uscire un set dalla partita, continuavo a ripetermi che avrei ripreso il comando della partita. Così è stato e penso di meritarmi una pacca sulla spalla».

Insomma, dopo l’ennesimo infortunio che l’ha tolto dai campi di gioco per due mesi facendogli saltare gli appuntamenti di Roma e Parigi, l’erba sembra aver restituito il sorriso a Matteo. La finale raggiunta a Wimbledon – e persa in quattro set contro Djokovic – è lontana appena tre anni ma a volte sembra lontanissima, visti i tanti risultati clamorosi ottenuti recentemente dagli altri azzurri, Sinner naturalmente in testa. «Dopo tante vicissitudini è sempre bello tornare qui – sospira il ventottenne romano – solo pochi anni fa ero io il più giovane del movimento, ora siamo in tanti a lottare, questo è incredibile e bellissimo. Ricordo che alle Olimpiadi di Rio Fabbiano giocò senza essere tra i primo cento, per Parigi bisognava stare tra i primi quaranta… Godiamoci questo momento d’oro e continuiamo così».