Gli azzurri lottano ma non basta: Samuel Vincent Ruggeri e Enrico Dalla Valle si arrendono in semifinale

Filip Jianu – Foto Francesco Peluso

Erano le 21.07 quando è svanita la speranza di avere almeno un italiano in finale all’ASPRIA Tennis Cup – Trofeo BCS (74.825€, terra battuta). Dopo l’ultimo smash, quasi liberatorio, l’argentino Federico Agustin Gomez si è inginocchiato sulla terra battuta del Campo Centrale per festeggiare la sua prima finale in un torneo Challenger. Gomez ha scippato l’obiettivo a Samuel Vincent Ruggeri, pure lui a caccia di un traguardo analogo. In un match iniziato molto tardi a causa della lunghezza del precedente, Gomez è partito contratto, teso, quasi sdrucito. Un attento Vincent Ruggeri lo ha stimolato dal lato del rovescio, raccogliendo tantissimi punti. In effetti, l’argentino è un giocatore piuttosto asimmetrico: possiede un dritto potentissimo, mentre il rovescio bimane può andare in difficoltà. Vincent Ruggeri è rapidamente salito sul 4-0, ma a quel punto il gigante di Merlo (è alto 191 cm per ben 95 kg) ha preso le misure alla partita. Non è stato sufficiente per recuperare il primo set, ma il match ha cambiato direzione sin dai primi punti del secondo. Gomez ha confermato di essere in forma strepitosa, affidandosi a un servizio molto potente (che nelle movenze ricorda quello del connazionale Agustin Calleri, ex top-20 ATP) e una mobilità sorprendente per un giocatore della sua stazza. Vincent Ruggeri si è fatto un po’ travolgere dall’ondata, che però avrebbe potuto interrompersi sul 3-1 nel secondo, quando Gomez si è procurato una classica storta alla caviglia destra nel rincorrere una smorzata. Lo spavento è durato qualche decina di secondi, perché poi ha ripreso a giocare alla grande. Nessun calo, anzi, un netto predominio fino al 5-1 al terzo, quando forse è subentrata un po’ di paura di vincere. Il bergamasco ha lottato come ha potuto, si è avvicinato fino al 5-3, ma la distanza era ormai troppa. È finita 3-6 6-3 6-3 e in finale ci sarà il ragazzone argentino, laureato in Sports Administration in Louisiana. Per questa ragione è diventato professionista soltanto nel 2021, a 25 anni. Oggi è numero 284 ATP, ma salirà ancora e può essere ancora più pericoloso sui campi in cemento, frequentati per anni ai tempi del Campionato NCAA. Intanto si gode un risultato inedito (dopo essere partito dalle qualificazioni) e non partirà certo sfavorito contro il Filip Cristian Jianu, che nella prima semifinale aveva bloccato il sogno di Enrico Dalla Valle.

Ovviamente non è il motivo per cui Filip Cristian Jianu ha vinto la semifinale contro Enrico Dalla Valle, però la curiosità – se non suggestione – rimane grande. L’ultima volta che si era visto un giocatore bere Coca Cola durante una partita risaliva agli anni ’80, quando John McEnroe ne ingurgitava parecchia tra una sfuriata e l’altra. Dopo aver perso a zero il secondo set, il rumeno si è fatto portare un paio lattine di Coca Cola e le ha bevute avidamente ai cambi di campo. “Non è la prima volta che lo faccio – racconta – oggi faceva molto caldo, a un certo punto non avevo più forza, avevo quasi le vertigini. La Coca Cola mi fa sentire meglio quando sono a corto di energie. So che non è la bevanda più salutare in assoluto, ma quando giochi in queste condizioni può dare una mano. E in effetti mi ha rinvigorito”. Dopo quasi tre ore di battaglia, il rumeno ha impedito a Dalla Valle di raggiungere la sua prima finale Challenger in carriera, imponendosi col punteggio di 6-3 0-6 7-5. Si è giocato sotto il sole cocente, ed entrambi hanno avuto bisogno dell’assistenza dei fisioterapisti: l’azzurro per un problema muscolare alla coscia sinistra, il rumeno per un generale senso di malessere. In un terzo set pieno di strappi, Dalla Valle può forse recriminare per due palle break sciupate sull’1-1, quando si è trovato sul 15-40 e ha commesso un paio di errori “Dovevo tirarla di qua, l’ho tirata di là” ha recriminato al cambio campo. Nel game successivo è stato Jianu a scappargli via e lui ha orgogliosamente resistito, con tanto di matchpoint annullato sul 4-5. Ma alla fine l’ha spuntata il rumeno. “Credo che alla fine abbia vinto chi è stato più coraggioso – dice Jianu – eravamo entrambi molto nervosi, io lo sono diventato quando mi ha annullato il matchpoint con un gran dritto. Ha vinto chi è stato più stabile mentalmente, senza pensare troppo al punteggio, al fatto che fosse una semifinale, un match così importante. Io l’ho fatto, mentre nell’ultimo game, in effetti, lui ha sbagliato qualche palla facile”. Per Jianu è la seconda finale Challenger in carriera (ha giocato la prima a Oeiras nel 2023). Più in generale, è un po’ in ritardo dopo essere stato numero 5 del mondo tra i junior.

Quando gli chiediamo il perché di tante difficoltà nel passaggio tra i professionisti, la sua risposta è quasi uno sfogo. “In Romania è dura. Non è come in Italia, Spagna, Francia… non abbiamo tornei, soldi, sponsor ed è difficile iniziare l’attività perché non arrivano wild card. Quando un giocatore come me esce dalla carriera junior, solitamente riceve tanti inviti nei Challenger e talvolta negli ATP. Basta vincere qualche partita e la classifica sale rapidamente. Per me non è stato così, sono dovuto partire dai tornei ITF da 15.000 dollari, settimana dopo settimana. Ho vinto molto, ma non è facile uscirne perché offrono pochissimi punti. E poi è difficile viaggiare con il coach perché non ho molti soldi. Quando sono arrivato nei Challenger per la prima volta, mi sono spaventato: tutti avevano il coach e una condotta molto professionale, mentre io ero da solo. E il mio livello non era sufficiente perché nei tornei ITF trovavo giocatori meno forti e mi allenavo in cattive condizioni. I giocatori dei Challenger, inoltre, hanno la palla molto più pesante. Insomma, sono stato respinto e mi sono ritrovato di nuovo negli ITF. Ma stavolta sapevo cosa fare, infatti ho ancora vinto molto. Adesso sono tornato nei Challenger e sono un giocatore migliore, ho più fiducia e finalmente sento di potermela giocare con chiunque”. Il modello, naturalmente, si chiama Simona Halep, capace di diventare numero 1 del mondo. “La conosco bene, in Romania siamo pochi tennisti e ci conosciamo tutti. Lei è un modello perché ha fatto tutto da sola, in assenza di un sistema. Non abbiamo coach, fisioterapisti, strutture… è un disastro. Lei ha un talento incredibile ed è molto intelligente perché ha saputo sfruttarlo nel migliore dei modi. Ha aperto il cammino, ha fatto capire ai rumeni che puoi farcela anche da solo, a patto che combatti, sei serio, professionale e paziente. Farcela non è impossibile”. Con la finale a Milano è già certo di ottenere il suo best ranking, poiché entrerà per la prima volta tra i top-250 ATP. Ma ovviamente vuole provare a vincere. “Non sarà facile recuperare in poco tempo dopo un match così duro, ma ho già iniziato la routine. Dopo la partita ho fatto tanta cyclette, poi doccia e massaggi, infine conto di dormire moltissimo, almeno 9-10 ore. Senza dimenticare la corretta idratazione. Niente di speciale, si tratta semplicemente di fare le cose giuste”.