Nel match contro Dimitrov, la richiesta di Hubi ha sorpreso tutti. Anche lo stesso Grigor
foto Ray Giubilo
Hubert Hurkacz un tempo era famoso per essere un ragazzo tranquillo, educato e rispettoso come il suo amico Sinner. Magari un po’ noioso – non provate a intervistarlo se siete in cerca di un articolo brillante – ma mai sopra le righe. E’ dunque legittimo chiedersi che cosa mai gli sia capitato ultimamente. Ieri durante l’ottavo di finale contro Grigor Dimitrov, indispettito con la giudice di sedia per alcune chiamate, dopo aver chiesto di convocare il supervisor durante un cambio di campo ha platealmente domandato all’avversario se aveva intenzione di «continuare così». «Così come?», gli ha chiesto perplesso Griga. «Vuoi continuare o cambiare?». «Ma cambiare che cosa?». «Il giudice di sedia!». Una richiesta bizzarra, a cui Dimitrov ha opposto un composto, ma sempre perplesso diniego.
I due in seguito hanno confabulato di nuovo, ma non si è capito bene di che cosa, anche se nella conferenza stampa post match entrambi, soprattutto Hurkacz, hanno smorzato i toni della polemica.
Il problema è che Hubi non è nuovo a tirate del genere. Sempre contro Dimitrov, negli ottavi di Miami lo scorso marzo, si è fatto prendere dalla rabbia per una chiamata che non condivideva, mentre a Monte-Carlo, in aprile, di nuovo dopo una palla contestata ha risposto piccato al giudice di sedia che lo aveva accusato di ‘ sentire un po’ di frustrazione per il punto precedente’, chiedendogli ‘ma che cosa sei, uno psicologo?’. I giudici di sedia, marginalizzati dall’arrivo delle chiamate elettroniche, ultimamente non sono sembrati sempre nella forma migliore, anche se sulla terra, come ha riconosciuto lo stesso Hurkacz, non è sempre facile interpretare un segno. Ma il tentativo di ‘sindacalizzare’ una protesta, coinvolgendo l’avversario – e sapendo benissimo che le possibilità di riuscita erano pari a zero – è davvero bizzarra. Hubi, che ti succede?