Daria Kasatkina, intervistata da Sport Express, ha rivelato che il suo principale obiettivo è quello di vincere nuovi trofei, indipendentemente dalla posizione ricoperta in classifica

Daria Kasatkina sta vivendo, senza dubbio, la miglior annata della sua carriera: attualmente numero 10 del mondo, ha raggiunto un best ranking di numero 9 poche settimane fa e, sesta nella Race, è in piena corsa per un posto alle prossime WTA Finals. Recentemente campionessa nel WTA 500 di San Jose, la nativa di Togliatti è stata intervistata da Sport Express, emittente russo con cui ha potuto parlare di svariate tematiche. Una di queste riguarda la sua classifica: se siete curiosi di sapere se le interessa diventare numero 1 del mondo, be’ la risposta è no, o almeno non più di tanto. La principale aspirazione di Kasatkina è quella di vincere nuovi titoli e aggiungere trofei alla sua bacheca.

Essere la numero 1 del mondo non è la mia principale aspirazione, non penso a questo – ha dichiarato la russa –. Vincere i trofei è per me molto più importante e vale molto di più di quel numeretto che appare accanto al mio nome nel ranking. Poi non voglio aumentare a dismisura la pressione su me stessa, quindi non mi sentirete mai dire che voglio diventare numero 1 del mondo. Appena dici una cosa del genere, la gente inizia ad aspettarsi che tu raggiunga in breve tempo quell’obiettivo di classifica che ti sei prefissata, fino a quando la situazione non diventa opprimente”.

Quale il momento di svolta di questo fantastico 2022? Sicuramente la semifinale persa, con match point a favore, contro Ons Jabeur. Quell’incontro le ha regalato la consapevolezza necessaria per raggiungere le semifinali anche al Roland Garros, prima volta per lei in un torneo dello Slam. “Ho riacquisito la piena fiducia in me stessa dopo essermi spinta fino in semifinale a Roma. Oggi guardo quella partita contro Ons Jabeur in maniera diversa rispetto a qualche mese fa, sono quasi felice di averla persa, nonostante il match point non concretizzato. Sono proprio queste sconfitte dolorose che ti rendono ancora più affamata, e quella sconfitta mi ha motivata e mi ha caricata di energie in vista del Roland Garros. Parigi è stata una tappa molto importante per me: non avevo mai raggiunto le semifinali di un Grande Slam, quindi è stato un passo fondamentale nel mio percorso quest’anno. Sono felice di essere riuscita a sfatare questo tabù, ma ho ancora molta strada da fare. Per fortuna, niente è cambiato in me: continuo a lavorare con la solita dedizione, cercando di mantenere l’appetito necessario per poter vincere nuovi titoli”.

Infine, alcuni complimenti al suo allenatore Carlos Martinez e l’affermazione di voler alzare sempre più l’asticella nel corso della sua carriera. “Ogni volta che succede qualcosa in campo, mi tranquillizza guardare Carlos: sa perfettamente quale gesti farmi e cosa dirmi. Sa anche quando non ho bisogno di informazioni, è una persona con molta esperienza. Lo guardo inconsciamente, è un riflesso istintivo al termine di un punto o durante un cambio campo. Lui sa meglio di chiunque altro come devo reagire a quello che sta accadendo, come devo adattare il mio gioco alla situazione. Miglior momento della mia carriera? Probabilmente sì, non ho mai giocato così bene prima d’ora, anche se il mio tennis è sempre quello. Adesso voglio di più: per me questo non è sufficiente e sono assolutamente convinta di avere molto tempo per migliorare ancora. Per raggiungere questo obiettivo, non mi resta che continuare a lavorare sodo con il mio team”.