La semifinale di Wimbledon del 2019 vinta da Roger è l’ultimo atto di quella che è molto più di una semplice rivalità
La riunione di redazione in Piazza Indipendenza si trascinava sonnolenta, in attesa di un guizzo, una “notizia”. C’era Capello che minacciava di lasciare la Roma per l’Inghilterra – e ricordiamo tutti dove Don Fabio finì invece per andare… – Platini che benediceva il prossimo acquisto di Kapo da parte della Juve (finirà maluccio per il talento dell’Auxerre, 14 partite in bianconero e poi via di nuovo in Francia), poca roba insomma. Cercai di ravvivare l’atmosfera dicendo che nel tennis, sì, c’era una storia da raccontare, quello di un giovane spagnolo di cui si diceva un gran bene, che nella notte aveva superato nel terzo turno del torneo di Miami, uno dei più importanti dell’anno, Roger Federer, il numero 1 del mondo. Il Direttore del Corriere dello Sport accolse il mio intervento alzando leggermente il sopracciglio. Non era quello che si aspettava, soprattutto non era calcio, ma l’impresa trovò comunque posto di spalla in una pagina interna, con un titolo su due righe “Nadal (17 anni) mette ko Federer”. Non potevamo saperlo, ma quel 6-3 6-3 in 69 minuti del 28 marzo 2004 sul cemento della Florida – si giocava allora sui campi di Key Biscayne – era destinato a diventare il primo capitolo di una delle più affascinanti sfide che la storia dello sport ricordi. All’epoca Federer aveva 22 anni e poteva già vantare due titoli dello Slam (Wimbledon nel 2003 e Australian Open nel gennaio del 2004), Nadal invece di anni ne aveva 17 e stava muovendo i primi veloci passi nel ranking Atp, dove era 34º, grazie anche alla finale raggiunta due mesi prima ad Auckland. «Sono rimasto impressionato da ciò che ho visto – dichiarò dopo la sconfitta Federer, che aveva vinto 23 delle prime 24 partite della sua stagione – avevo sentito già parlare di lui, non penso che la sua vittoria possa essere considerata una grande sorpresa». «Ero preoccupato che mi potesse battere 6-1 6-1 – rispose Nadal, che al turno successivo dovette inchinarsi alla potenza del cileno Gonzalez, detto “Mano de piedra” – ma non vedevo l’ora di sfidare il numero 1 del mondo. Roger sicuramente non ha giocato il suo miglior tennis, ma nello sport può succedere». Venti anni dopo Federer fa il pensionato di gran lusso, regalando poche e mirate apparizioni da star, come nel luglio scorso nella “sua” Wimbledon oppure la sua venuta a Roma di pochi giorni fa. Nadal non si è ancora arreso all’età (va ormai per i 38) e sta per ritentare l’ennesimo ritorno, malgrado il suo fisico reclami ormai solo il meritato riposo.
In tutto Federer e Nadal si sono incontrati 40 volte, con Rafa in vantaggio per 26 a 14, sfidandosi in 9 finali di Slam, 12 di Masters 1000, una nelle Atp Finals. In pratica, tra i grandi tornei solo lo Us Open non ha visto il confronto tra la classe limpida dello svizzero e la forza da guerriero del spagnolo. Sulla terra Nadal ha dominato il rivale (14 vittorie contro 2 sole sconfitte), Roger è invece in vantaggio nelle partite sul cemento (11–9) e sull’erba (3-1). I due ci hanno accompagnati nella nostra passione, dividendo i tifosi in fazioni contrapposte, aiutando a far crescere l’interesse e il fascino di questo sport, grazie a due stili di gioco tanto diversi che hanno dato vita a partite straordinarie, come la finale di Roma del 2006 (7-6 al quinto set per Rafa) o quella di Wimbledon di due anni dopo (9-7 al quinto, ancora per il mancino di Manacor), in quella battaglia di 4 ore e 48 minuti che “Sports Illustrated” incoronò come “la partita del secolo”. Ma i due si sono incrociati anche in sfide strampalate, come quella del 2007, su un terreno, a Maiorca, allestito per metà in terra battuta e per metà in erba (per la cronaca, quel campo fu preparato in 19 giorni con un costo di 1.630.000 dollari), oppure quella… sull’acqua, a Dubai nel 2011. Ma non può essere dimenticata l’esibizione giocata nel 2020 a Città del Capo, davanti a 51.954 spettatori, record assoluto per una partita di tennis.
Federer e Nadal sono stati grandi avversari ma, cosa molto rara nello sport agonistico a questi livelli, atleti che si sono sempre rispettati, diventando nel tempo anche amici, come conferma quella straziante immagine, di loro due mano nella mano in lacrime, a bordo campo, il giorno dell’addio di Roger, nella Laver Cup del 2022. L’ultimo match ufficiale tra i due risale invece al 2019, alla semifinale di Wimbledon vinta da Federer in quattro set, due giorni prima di incassare la sconfitta probabilmente più cocente della sua carriera per mano di Nole Djokovic, il terzo uomo, il campione serbo che è riuscito a infilarsi nel duello stellare tra Roger e Rafa finendo per vincere più di tutti, senza però riuscire a conquistare allo stesso modo dei due sfidanti il cuore degli appassionati. Ma questa è un’altra storia.