di Gabriele RivaDopo
un mese di lontananza dai campi Serena Williams è tornata a giocare un
match ufficiale
di Gabriele Riva
Dopo
un mese di lontananza dai campi Serena Williams è tornata a giocare un
match ufficiale. Lo ha fatto a Bangalore, in India dopo che l’ultima
apparizione
l’aveva offerta a Melbourne Park, quando fu sconfitta da Jelena Jankovic
nei quarti di finale degli Australian Open. Vittoria doveva essere e vittoria
è stata contro la 34enne israeliana Tzipora Obziler, ma si è
trattato del
classico match di rientro dopo quello che si può tranquillamente definire
un periodo sabbatico in pieno stile Williams Sisters. Serenona si è fatta
inseguire per tutto il primo set che poi ha chiuso con il parziale di sette
giochi a cinque prima di mettere a segno i sei game consecutivi che hanno
chiuso i conti. L’otto volte vincitrice di un titolo dello slam sa
benissimo
che un match del genere, dopo tanto tempo fuori dalla scena, può essere
molto delicato: “ho cominciato facendo tanti errori gratuiti, le palle
mi volavano dapperututto. E poi la mia avversaria è stata brava a
cambiarmi
spesso ritmo, a una palla tesa ne seguiva una molto molle e io non trovavo
i tempi giusti”. Ora è tempo di andare a caccia della semifinale
per la
più giovane delle sorellone, per farlo dovrà superare la russa
Anastasia
Rodionova. L’incrocio tra le due figliole di Richard, che giocano tra
l’altro in doppio insieme in India, potrebbe avvenire proprio in
"semi"
(ma Venus deve superare ancora due turni). Anche sul fronte Serena, se
ne riparlerà perché tornare è sempre dura e soprattutto
per chi ha una
struttura (e una maniera di giocare) come quella di Serena le insidie sono
tante. Prova ne sia il primo set contro la Obziler.
FEDERER E SAMPRAS: ESIBIZIONE CONTRO
L’HIV
La
data è lunedì 10 marzo, l’ora 7.30 PM Eastern Time, come
dicono in America.
Praticamente le nostre due e mezza del mattino. Il luogo è una
cattedrale,
il Madison Square Garden (nella foto) di New York City. I protagonisti
sono probabilmente i due più grandi di sempre racchetta alla mano: Roger
Federer e Pete Sampras. Oltre al fascino del match, oltre alle discettazioni
tecniche e non sull’opportunità di certe esibizioni e sulla loro
eventuale
veridicità, un fine utile, molto utile, c’è. I soldi del
tutto esaurito
del “Garden” andranno in buona parte devoluti in beneficienza e in
particolare
alla Dream Vaccines Foundation (www.dreamvaccinesfoundation
.org),
un’associazione che si preoccupa di fornire vaccini alle popolazioni
più
in difficoltà provando a mettere delle piccole pezze sui danni provocati
in special modo dall’HIV (sono più di 33 milioni quelli che vivono
in
condizione di positività all’HIV, 2,5 milioni si aggiungono a
questi ogni
anno, e due milioni sono quelli che a causa del virus perdono la vita).
Il fine è lodevole e serio, e comunque, con quei due in campo, ci
sarà
lo stesso di che divertirsi.
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...