di Federico FerreroBel tempo: la prima finale Atp di Starace Il tennis italiano si è leccato le ferite della Davis sulla terra rossa dell’Open de la Comunidad Valenciana, grazie alla finale (la prima nel Tour maggiore) di Potito Starace e i quarti di finale di Filippo Volandri, fermato il primo dalla vena del campione uscente Nicolas Almagro e il secondo, prima ancora che dallo spagnolo, da un ingestibile mal di pancia
di Federico Ferrero

Bel tempo: la prima finale Atp di Starace
Il tennis italiano si è leccato le ferite della Davis sulla terra rossa dell’Open de la Comunidad Valenciana, grazie alla finale (la prima nel Tour maggiore) di Potito Starace e i quarti di finale di Filippo Volandri, fermato il primo dalla vena del campione uscente Nicolas Almagro e il secondo, prima ancora che dallo spagnolo, da un ingestibile mal di pancia. Nella stessa settimana Simone Bolelli ha raggiunto la finale (persa da Marin Cilic) nel challenger di Casablanca.  Non è la prima volta che dopo una botta rimediata dalla nazionale qualche giocatore azzurro si inventa, per così dire, una settimana di gran tennis così come, negli anni d’oro dell’Insalatiera per l’Italia, alle abbuffate di vittorie di Camporese e Nargiso, Gaudenzi e Furlan seguivano impietose eliminazioni nei primi turni dei tornei Atp. Stante la nostra militanza in serie B, tuttavia, una vittoria individuale nel Tour vale più, per il tennis, di un successo di squadra. Uno Starace o un Volandri vincenti in un Masters Series, insomma, andrebbero preferiti o no a una promozione in serie A?

Monte Carlo: il primo Gran Premio del rosso
Con il torneo del Country Club inizia la corsa al Roland Garros, che passerà per Barcellona, Estoril, Roma e Amburgo e il warm up finale della World Team Cup a Duesseldorf. Come ai tempi di Sampras e Agassi, manca la rappresentanza statunitense: Roddick e Blake hanno dato forfait proprio quando i giocatori stanno continuando a raccogliere le firme per salvare il torneo monegasco, minacciato dalle mire riformiste dell’Atp come dicevamo la scorsa settimana. Non è un bel segno anche perché la qualità e la cornice di Monte Carlo meritano di essere conservate nell’élite del circuito: lo diciamo anche da italiani, depauperati dalla morìa dei tornei sul suolo italico e primi in assoluto per presenze sulla Costa Azzurra. Salviamo il torneo del Principe Alberto!

Fed Cup: quanto è vicina la Cina?
Siamo ormai agli sgoccioli: il primo turno di Fed Cup per le italiane, campionesse in carica, è alle porte. Il 21 e 22 aprile capitan Barazzutti, che ha convocato anche Mara Santangelo come quinto membro del team insieme a Francesca Schiavone, Tathiana Garbin, Flavia Pennetta e Roberta Vinci sfiderà sulla terra rossa di Castellaneta Marina la Cina di Shuai Peng e Tiantian Sun. Mancano Na Li, Zi Yan e Jie Zheng, le tre migliori cinesi. Tuttavia Peng e Sun si sono preparate all’appuntamento giocando (e perdendo proprio da Yan e Zheng) la finale del Tier I di Charleston. L’inconsistenza delle cinesi nei singolari sarà, comunque, con ogni probabilità la chiave di questo incontro che vede l’Italia largamente favorita.

Previsioni del tennis: la Davis come un torneo Atp?
Il presidente dell’Itf Francesco Ricci Bitti ha lanciato un’idea rivoluzionaria per la Coppa Davis: fare in modo che gli incontri dell’Insalatiera offrano punti per il ranking Atp, sfatando così un tabù che resiste da decenni (negli anni Settanta si tentò l’esperimento, senza successo). La proposta, sinora embrionale, servirebbe ad attirare i migliori che, oggi, saltano a piè pari le convocazioni per dedicarsi esclusivamente ai tornei individuali. Federer e Nadal, talora riottosi agli impegni nazionali, sarebbero invogliati a vestire la maglia del loro Paese e costiuirebbero un formidabile traino per la qualità della competizione ma i problemi che un’eventuale introduzione di punti Atp in Davis porrebbe sarebbero molteplici. Eccone alcuni:

a) La discrezionalità delle convocazioni. Se il capitano X litiga col giocatore Y può non convocarlo e, comunque, il capitano può effettuare scelte tecniche insindacabili che potrebbero penalizzare giocatori anche più avanti in classifica rispetto ai convocati. Un criterio non meritocratico che rischierebbe di falsare l’assegnazione dei punti.

b) La sfortuna di giocare per nazioni forti. Un Juan Carlos Ferrero e un Nicolas Almagro, che in quasi tutto il mondo sarebbero titolari in Davis, in Spagna non vengono mai convocati “grazie” alla fortissima concorrenza. Ciò costituirebbe una disuguaglianza ingiustificata pensando a nazioni che pescano i loro titolari nei bassifondi della classifica Atp.
 
c) La formula della Davis. Convocazioni a parte, la formula della Davis è tale che sono sufficienti due giocatori per vincere i due singolari e il doppio: bisognerebbe allargare le sfide a più atleti. Con un doppio di mezzo, tuttavia, il singolarista a caccia di punti potrebbe rinunciare alla sfida di coppia per non stancarsi; che fare, poi, con le partite a risultato acquisito?

La posta di Che Tennis Fa
Rispondo a Stefano, conosciuto nel nostro forum come caste1966, che mi chiede cosa capiterebbe se un giocatore italiano vincesse un Masters Series o addirittura uno Slam: si chiede, Stefano, se in quel caso si smetterebbe di riempire le pagine dei giornali sportivi con le campagne acquisti delle squadre di calcio. Purtroppo credo di no: dovremmo avere Federer per scardinare il morbo del cosiddetto e paradossale “calcio non giocato”, manco esistesse un mondo sportivo fatto di tutto ciò che uno sport non è. In effetti ha ragione, Stefano, quando sostiene che nessuno dei giocatori italiani è in grado di compiere una simile impresa. Per la legge dei grandi numeri, giacché l’Italia non vince uno Slam da trentuno anni (Adriano Panatta, Parigi 1976) prima o poi dovrà capitare. Crediamoci!

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