dal nostro inviato a Mosca Enzo AnderloniAbbiamo
perso 4-0 ma siamo usciti a testa alta dal campo della Luzhniki Arena grazie
a una straordinaria Francesca Schiavone, perdente contro la n
dal nostro inviato a Mosca Enzo Anderloni
Abbiamo
perso 4-0 ma siamo usciti a testa alta dal campo della Luzhniki Arena grazie
a una straordinaria Francesca Schiavone, perdente contro la n.2
del mondo Svetlana Kuznetsova ma dopo quasi tre ore di lotta e
due
match point falliti. I russi ringraziano perché la conquista di questa
che per loro è la terza Fed Cup negli ultimi 4 anni ha acquisito il
sapore
dell’impresa proprio grazie al fatto che strapparla dagli artigli della
Leonessa Schiavone non è stato per niente facile. Il 3-0 per loro infatti
avrebbe potuto tranquillamente essere un 2-1 per l’Italia, senza che
alcuno
potesse obiettare alcunché. Ieri Francesca conduceva 3-0 al terzo set
contro
Anna Chakvetadze n. 5 del mondo. Oggi si è trovata sulla racchetta due
palle-partita nel tie-break del secondo set, dopo che aveva imposto la
sua forza, il suo ritmo, la sua tecnica alla n.2 del mondo. E dopo averli
visti sfumare si è riportata avanti fino a 4-1 per lei nel set decisivo.
Si dirà, poi alla fine Svetlana Kuznetsova, la russa più forte,
l’ha spuntata
comunque. Ma il suo successo non è stato frutto di una supremazia,
bensì
il verdetto di pochi punti decisivi disputati sul filo della rete, a pochi
centimetri dalle righe, sempre a velocità da assoluta élite
mondiale.
Sin
dal primo game si è capito che la splendida prestazione di ieri con la
Chakvetadze non era stata un exploit casuale. Break dell’azzurra al primo
gioco, chiuso con una smorzata beffarda che prendeva in contropiede
l’avversaria.
“Sveta”, nel tentativo di raggiungere la palla cadeva pesantemente a
terra, lasciando il segno sul terreno come i pneumatici di un bolide che
va fuoristrada.
Riapparigliava grazie a due doppi falli
dell’azzurra che spingeva tutto al massimo, ma poi subiva di nuovo
Leonessa
Schiavone che, in un continuo alternarsi di break e controbreak, saliva
alla fine 5-3. Il gioco lo comandava lei. Tirava forte come la
Kuznetsova
ma era più rapida, più reattiva. A guardarle pareva che se la
russa era
la numero 2 del mondo l’azzurra doveva essere la n.1. O quantomeno la
uno e mezzo. Alla fine teneva con autorità il servizio sul 5-4 e portava
a casa il primo set.
La musica non cambiava nel secondo. Stessa
prevalenza in tutte le zone del campo, schemi efficacissimi con la povera
Svetlana spesso buttata fuori campo sul lato del diritto e trafitta senza
pietà a sinistra, la parte rimasta scoperta. Francesca voleva vincere e
ci credeva fino in fondo, lo si leggeva in giocate vincenti e autoritarie
(molte risposte vincenti, specie incrociate strette dalla zona destra del
campo). Lo esemplificava bene il bellissimo passante di diritto in corsa
con cui strappava il servizio dell’1-2 all’avversaria. Per giocarlo
doveva
attraversare tutto il campo in diagonale, ma ci arrivava quasi volando.
Sempre in vantaggio (3-1, poi 5-3), si
lasciava sfuggire di chiudere con il servizio a disposizione sul 5-4
costringendoci
a un tie break drammatico. Sul primo, servizio Kuznetsova, spingeva appena
troppo la risposta di rovescio con la quale voleva preparare un colpo vincente
di diritto, avrebbe spiegato poi ai giornalisti. Sul secondo serviva una
seconda palla non abbastanza carica e su quella l’avversaria rischiava
un bolide di diritto che andava a segno. Due punti dopo invece la russa
concretizzava la rimonta e rimandava tutto al terzo set.
Fine
del sogno? Niente affatto. Il tempo di cambiarsi la maglietta e via
sull’ottovolate
della finale di Fed Cup, il brivido di sfidare queste montagne russe. E
Francesca sale di slancio addirittura 4-1, dopo aver chiesto l’intervento
del terapista a dare sollievo ai suoi muscoli sotto sforzo. Poi però
portata
avanti dal tifo della Luzhniki Arena, Svetlana si rifà sotto, giocando
come e meglio che agli Us Open, il suo tennis di tremende bordate da fondo
alternate a improvvise ma molto concrete discese a rete. Dopo 2 ore
e 26 minuti tutto torna in equilibrio: 4-4, con Francesca che mette
fuori di un niente una palla recuperata a un palmo dalla rete.
Subisce il break, 4-5 e sembra finita.
Lo stadio è pronto a saltare in piedi alzando col cuore la Coppa Davis
femminile. Fransceca li rimette tutti seduti con un bellissimo controbreak,
frutto di una serie di punti giocati con grande aggressività. Ma la
Kuznetsova
vuol far vedere che non è seconda al mondo per caso e che, anche se si
allena in Spagna alla sua Russia ci tiene e come. Combatte da leonessa
pure lei e ristrappa la battuta alla nostra più leggiadra felina con
racchetta.
Quando torna in campo per servire per la Fed Cup non la scoraggia nemmeno
uno 0-30 di partenza. Picchia, lotta e alla fina vince lei.
“Chi le può battere queste russe?”, domanda
un giornalista inviato dal quotidiano francese L’Equipe, pensando forse
alle proprie Mauresmo, Bartoli, Golovin. Francesca lo guarda leggermente
di traverso, socchiudendo le palpebre. “Noi – risponde secca –
sulla
terra battuta di sicuro. Noi possiamo batterle e non so chi altro”.
E nessuno apre bocca. I russi la guardano ammirati. Questo sì che
è uscire
a testa alta.
I risultati di domenica
Kuznetsova b. Schiavone 4-6 7-6(7) 7-5
Vestina b. Santangelo 6-4 6-4
Il doppio non si è disputato
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