Terminato il torneo di Miami, il
primo che annoverava la rivoluzione dell’Hawk Eye, si
può tirare
già qualche bilancio
Terminato il torneo di Miami, il
primo che annoverava la rivoluzione dell’Hawk Eye, si
può tirare
già qualche bilancio. I responsabili dei due circuiti, così come
gli appassionati,
ne sono entusiasti, ecco perché.
Si
è appena concluso il torneo di Miami che, di storico,
oltre alla
vittoria di un Federer che sbriciola ogni record, registra il successo
avuto dal cosiddetto Hawk Eye, ovvero sia l’introduzione
dell’istant
replay, una vera e propria rivoluzione nel gioco. L’instant replay
è stato
allo stesso modo un mezzo efficace per verificare la bontà delle
decisioni
arbitrali e un grande “intrattenitore” nel senso che ha riscosso
molti
pareri positivi anche dagli utenti televisivi nonché dagli spettatori
presenti
al Crandon Park. Ci sono state la bellezza di 161 challenge (richieste
di controllo del punto dove è rimbalzata la palla n.d.r.) nei dodici
giorni
di gioco a Miami, 53 sono quelli che hanno avuto un buon fine a favore
dei giocatori. “Il responso è positivo, sia per le atlete che per
gli
spettatori” ha detto Angie Cunningham, vicepresidente
della Wta
nonché responsabile delle relazioni con le giocatrici. “Sono
rimaste tutte
molto sorprese da questa nuova tecnologia e cominciano anche a capire quanto
fosse difficile fino a ieri arbitrare un match con i soli mezzi umani stando
alle velocità imposte dal tennis di oggi”. A livello prettamente
tecnico
ed informatico, il tutto funziona più o meno così: otto
telecamere collegate
a un computer gli forniscono le immagini necessarie, questo compie una
serie di calcoli (un numero sproposita di calcoli) e in pochi secondi dà
vita al replay che giudicherà. Abbiamo parlato di Wta, ora passiamo
all’Atp.
Nel torneo maschile sono stati chiamati 84 challenge e i giocatori avevano
ragione solo in 32 occasioni (mentre le ragazze hanno avuto una media di
21 correzioni riuscite su 77 tentate). “Non possiamo essere che felici
per come ha funzionato il sistema dell’instant replay al suo debutto ma
allo stesso tempo credo che i molti challenge errati abbiano dimostrato
la professionalità e la bravura dei nostri giudici di sedia e di
linea”,
ha commentato Gayle Bradshaw, il responsabile Atp del regolamento,
“ma non ci fermeremo qui, stiamo già guardando avanti per
migliorare l’intero
sistema per renderlo ancora più utile e bello in funzione sia dei
giocatori
sia degli spettatori, sugli spalti e a casa”. Sì, perché
quello che è
davvero stuzzicante è che la palla viene mostrata allo stesso tempo
all’arbitro,
al giocatore interessato, al pubblico sulle tribune e agli appassionati
a casa, è questo che, a differenza di quanto accade nel Football
americano
(dove inizialmente è solo l’arbitro a vedere le azioni
incriminate), rende
il tutto più stuzzicante. Anche questa, ne siamo sicuri, è una
componente
importante che ha determinato il successo dell’Hawke Eye.
di Gabriele Riva
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