Al termine di una due giorni da brividi risoltasi al doppio decisivo le azzurre portano a casa la prima Federation Cup della storia del tennis italiano! Una giornata incredibile cominciata con la sconfitta di Francesca Schiavone per mano della Henin, proseguita con la vittoria in rimonta di Mara Santangelo, culminata con la vittoria della coppia Schiavone-Vinci e chiusa con la coppa tra le mani di Corrado BarazzuttiDal nostro inviato a Charleroi Enzo AnderloniCe l&#82
Al termine di una due giorni da brividi risoltasi al doppio decisivo le azzurre portano a casa la prima Federation Cup della storia del tennis italiano! Una giornata incredibile cominciata con la sconfitta di Francesca Schiavone per mano della Henin, proseguita con la vittoria in rimonta di Mara Santangelo, culminata con la vittoria della coppia Schiavone-Vinci e chiusa con la coppa tra le mani di Corrado Barazzutti



Dal nostro inviato a Charleroi Enzo Anderloni

Ce l’abbiamo fatta! La prima Fed Cup della nostra storia è finalmente arrivata. E’ stato un vero piacere vedere tutte le nostre protagoniste abbracciate al centro del campo facendo bella mostra di una medaglia strameritata e di una coppa che sa molto di nuova epoca che si apre. Come a dire che il rilancio del nostro sport in Italia parte proprio da qui, da Charleroi. Da un impianto che ha reso le cose difficili alle azzurre più dei rovesci della Henin o delle sue volée, un palazzetto che però si è dovuto inchinare a Francesca Schiavone, a Mara Santangelo e a Roberta Vinci. Ma anche a Flavia Pennetta, che oggi è dovuta rimanere in panchina perchè quel polso sinistra faceva troppo male per la racchetta. Si è dovuto inchinare anche e soprattutto a Capitan Barazzutti, fermo e deciso nelle sue scelte che ha portato avanti con convinzione fin dai primi passi di quest’avventurosa strada che ci ha condotti fino in Belgio.

Il sogno, la storia, fino a quel momento solo sognata e sfiorata si è concretizzata quando, a metà del terzo set del doppio decisivo, Justine Henin ha detto basta a causa di un ginocchio, il destro, abbondantemente fasciato e incapace di reggerla lungo due, pesantissimi giorni. Ma andiamo con ordine, perché questa giornata, come tutte quelle storiche, vanno raccontate come si deve, per filo e per segno.

Il primo singolare vedeva impegnata la “Leonessa” di Milano contro la “due” del mondo che ha fatto rispettare i pronostici. E infatti non era riuscita a spuntarla Francesca Schiavone contro Justine Henin, nonostante una bella prestazione. Va detto subito infatti che la belga, n°2 del mondo non ha regalato una palla, è entrata in campo motivatissima e ha tratto il massimo anche dal rumorosissimo tifo dei 7.000 dello Spiroudome.

Ha impiegato un game a tarare il servizio, cedendo il gioco di apertura causa due doppi falli; poi ha cominciato a spazzare il campo con le sue terribili accelerazioni da fondo.
Pur tenendo botta e sostenendo scambi durissimi, la Schiavone non è riuscita ad arginare l’avversaria  che è filata diritta sino al  4-1. Lì la Henin ha tirato un attimo il fiato e Francesca è entrata in partita, tenendo agevolmente i suoi turni di battuta e strappando il servizio alla belga proprio in vista della fine del set. Risalita 4-5 si è fatta però di nuovo sorprendere dalla Henin capace di alzare ulteriormente il livello del gioco nei momenti caldi.

Una situazione che si è ripetuta anche nella seconda partita, in modo ancora più eclatante. Infatti , in avvio di set, l’azzurra ritrovava una certa efficacia e continuità nel servizio (miglior percentuale di prime palle, maggiore profondità della seconda) e prendeva a condurre l’incontro, su ritmi altissimi.
Aggiudicandosi vere e proprie battaglie da fondocampo conduceva prima 4-1, poi 5-3.
Ma a quel punto Justine diventava SuperJustine e nella bolgia infernale dello Spiroudome, rimontava ancora fino a chiudere 7-5, con un parziale di 8 punti a 3 negli ultimi tre giochi, senza che per questo la “Schiavo” avesse qualcosa da rimproverarsi. Ha giocato un gran match contro una campionessa che ha dato il meglio di sé.

Certo il supporto rumoroso all’inverosimile, ai limiti della correttezza, del pubblico ha dato una bella spinta al team belga. E si è fatto sentire ancora di più nel successivo singolare tra Mara Santangelo e Kirsten Flipkens.
La 25enne di Latina, allenata da Giampaolo Coppo, è stata inserita in formazione da capitan Barazzutti alla fine del riscaldamento mattutino quando Flavia Pennetta ha dovuto arrendersi al dolore causato dalla lesione al tendine del polso sinistro, che presto richiederà un intervento chirurgico.

Lei n° 33 del mondo si è trovata dover portare il punto del pareggio avendo di fronte non solo Kirsten Flipkens, vent’anni e n° 98 del mondo, ma anche i 7.000 dello Spiroudome di Charleroi.
Il rumore dei terribili “bambans” gonfiabili sbattuti uno contro l’altro si è fatto insopportabile e mentre la tensione saliva, la situazione è persino sfuggita di mano alla terna arbitrale australiana.
Si era all’inizio del terzo set, dopo due partite non belle da vedere ma capaci di illustrare molto bene i valori in campo. 7-6 il primo set per la Flipkens, 6-3 il secondo per la Santangelo, frutto di un confronto giocato fino a quel punto al 60% dall’azzurra, esordiente assoluta in Coppa e chiaramente frenata dalla tensione e dall’atmosfera difficilissima, e al 110% dalla Flipkens, gasatissima.

Quando Mara ha cominciato a giocare da par suo e la Flipkens si è ricordata di essere… la Flipkens, il divario è aumentato e il pubblico ha malamente cercato di colmarlo.
Nel secondo game, una chiamata favorevole all’azzurra ha scatenato un putiferio incredibile. Il gioco è stato fermato e persino Kim Clijsters, la grande assente in campo, ma vera ultras in panchina si è messa a inveire violentemente contro gli arbitri.

Quando si è ritornati al tennis giocato, non ci sono stati più “bambams” che tenessero e la Flipkens si è beccata un 6-0 che le sta addosso proprio come un bel cappello nuovo. Il suo aizzare i tifosi, già sufficientemente esagitati, è stato proprio di cattivo gusto.
“Non è stata la partita che ho giocato meglio – ha ammesso Mara Santangelo in conferenza stampa – ma in fondo , chi se ne frega”, ha aggiunto. Aveva ragione: la parola è passata subito al doppio decisivo.

Anche qui formazione dell’ultim’ora, dentro Francesca Schiavone a far coppia con la già sicura Robertina Vinci, una che se ne facciamo un discorso di talento, se la gioca alla pari anche con la Henin. Coppia belga formata dalle due protagoniste dei singolare e si capiva da subito che il match sarebbe stato tirato ed equilibrato, non facile stabilire un favorito assoluto. La differenza nel primo set l’ha fatta un break subito da Roberta Vinci nel corso dell’ottavo gioco, quando, complice un turno di servizio non fortunato della tarantina, aveva dato il là all’allungo delle belghe che conquistavano il primo set.

Altra musica già dall’avvio del secondo, Italia subito avanti e nettamente. Un parziale senza storia, un 6-2 che lasciava decidere tutto, ma proprio tutto a un unico, vitale terzo set. Terzo set mutilato, come detto in apertura, dal ritiro della Henin che non è riuscita a proseguire. Risultato finale, lacrime da entrambe le parti, di gioia per le azzurre, di sconforto per le padrone di casa. Una giornata, un week-end, una stagione raccolte in una diapositiva: il presidente dell’Itf Francesco Ricci Bitti che  consegna la Federation Cup a Corrado Barazzutti e tutto lo staff azzurro che si gode un momento storico per tutto il nostro movimento. Grazie ragazze, di tutto!

La Fed Cup giorno per giorno
Ve nerdì 15 settembre – la vigilia
Sa bato 16 settembre – la prima giornata