dalla nostra inviata Roberta Lamagni
Prima di essere eccezionali tennisti sono due straordinari atleti quelli che si danno battaglia sul centrale dell’Ahoy Stadium di Rotterdam, nella prima semifinale del torneo.
Mikhail Youzhny e Novak Djokovic danno vita per 2 ore e 46 minuti a un incontro al cardiopalma, ricco di capovolgimenti di fronte.
Primo set ad appannaggio del serbo per 6-3, con un solo break. Seconda frazione di gioco in discussione fino all’ultimo punto e conquistata dal soldatino di Mosca per 76, dopo aver annullato un match point sul 5 a 4 del tie-break. E infine una partita finale esaltante, con il russo breakkato immediatamente al primo turno di battuta, sotto di 3 a 1, e in grado tuttavia di dare avvio a un recupero che sa di miracoloso. 7-5 il parziale del terzo set a favore di Youzhny, che traghetta in finale dopo aver nuovamente annullato altri 2 match point. Il pubblico lo omaggia con una standing ovation.
La storia si ripete tra questi due campioni. Il corso dell’incontro odierno sembra ricalcare quello della scorsa settimana, a Marsiglia, con Youzhny sotto di un break nel terzo set e poi vittorioso, in quell’occasione, nel tie-break finale.
“Credo che quell’esperienza mi abbia aiutato a mantenere la calma nel terzo set, oggi.”
E a chi gli domanda se crede di aver espresso il suo miglior tennis risponde: “Sto giocando bene, questo è vero, ma è difficile stabilire se sia al meglio della condizione. Il mio best ranking risale ai primi mesi del 2005, quando sono stato 15 al mondo. Poi ho subito un infortunio ed è stata dura riprendere. Sono contento di essere torneto a questi livelli.”
I complimenti al vincitore arrivano anche dallo sconfitto: “Mikhail si merita questa finale. Oggi sento di aver giocato al 100%, il nostro match è stato magnifico, non credo ce ne sarà uno migliore nel torneo”.
Il 24enne russo, numero 22 del mondo si contenderà il titolo con il croato Ivan Ljubicic.
E’ lui il superstite della massacrante maratona di prima serata. L’avversario non è certo un signor nessuno; trattasi infatti dell’altro russo del tabellone, il più quotato Nikolay Davydenko, prima testa di serie e terzo giocatore al mondo. La sfida tra i due tiene il pubblico con il fiato sospeso fino all’ultima volèe, con la quale Ljubo si conquista la finale. 2 a 2 il risultato dei precedenti scontri diretti fino a questo momento.
L’allievo di Riccardo Piatti parte subito male, concedendo un break al primo turno di battuta. Quel game costerà al croato il primo set per 6 giochi a 3.
Diverso l’atteggiamento nella seconda parte di gara. Ognuno “custodisce” il proprio servizio, nonostante Davydenko sia costretto a fronteggiare più di un attacco di Ljubo al fortino del suo game di battuta. Giunti al gioco decisivo il numero 8 del mondo prende subito il largo mettendo al sicuro il secondo set. 7 a 4 il parziale.
Per la seconda volta in giornata ci si ritrova ad assistere a un terzo, equilibratissimo set.
Break in apertura per Ljubicic, che mantiene il vantaggio fino al 5 a 4, quando uno strepitoso Davydenko fa mostra di giocate millimetriche da vero funambolo.
Il croato va a servire per l’incontro ma subisce la pressione dell’avversario sui tre match point a suo favore. “In quel momento mi sono sentito davvero stupido”, sarà il suo commento a caldo. Costretto nuovamente al tie-break, chiude l’incontro con 7 punti a 4, portando a quota 18 le finali Atp disputate in carriera ed eguagliando, per il momento, il precedente risultato ottenuto all’ABN AMRO nel 2005, quando in finale venne sconfitto da Roger Federer.
Per domani, a detta di entrambi i campioni, si preannuncia un’altra grande battaglia.
Nel tabellone di doppio la coppia italo-slovacca Bracciali-Pala si arrende per 7-5 7-6. Waske-Pavel sfideranno in finale Damm-Paes, vittoriosi su Bhupathi-Zimonjic al super tie-break per 6-7(5) 7-6(5) 7-6(10).
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