Sul numero correntemente in edicola de Il Tennis Italiano trovate le storie americane di 40 di Us Open a firma del grande Rino Tommasi

Sul numero correntemente in edicola de Il Tennis Italiano trovate le storie americane di 40 di Us Open a firma del grande Rino Tommasi. Qui, giorno dopo giorno, in questa prima settimana newyorchese… altri racconti, altri aneddoti e altre curiosità dalla Grande Mela

 

dal nostro inviato a New York Gabriele Riva – foto Ray Giubilo

Nick Bollettieri scende dalla navetta che collega Manhattan a Flushing Meadows quando sono le nove meno dieci del mattino. E’ domenica, la settima giornata degli Open. Percorre il vialetto verso il South Gate, l’entrata sud del Billie Jean King National Tennis Center e mostra il suo pass. Gli addetti ai controlli lo salutano come salutano tutti gli altri, probabilmente neanche lo riconoscono. Gli fanno aprire la borsa, come a qualsiasi altro fan che entri al tennis, per ovvie ragioni di sicurezza; lui ringrazia, saluta e si dirige verso la Players’ Area. Flushing Meadows è ancora vuota, deserta no perché qualcuno intento a sistemare qualcosa c’è sempre, anche se siamo in pieno week-end festivo. Il primo settembre è il Labour Day e New York si prende tre giorni di stacco dalla vita quotidiana. Il torneo degli italiani non è ancora finito, anzi. Ce ne sono due in corsa, una con la sicurezza della seconda settimana, uno con la certezza di dover provare a ogni costo a guadagnarsela. C’è Flavia Pennetta agli ottavi di finale, lì incontrerà Amelie Mauresmo per un posto nei “quarti”. Ma c’è anche Andreas Seppi, indietro un turno, al terzo, e in programma sull’Arthur Ashe Stadium contro Andy Roddick. Il match è l’ultimo dei tre in programma, prima Jelena Jankovic, contro Caroline Wozniacki, poi Roger Federer (impegnato nella rivincita dei “quarti” di Roma contro Radek Stepanek). A-Rod, sempre a Roma, si era intrufolato in casa Italia, sul Centrale del Foro, quando il padrone era Simone Bolelli e lo aveva sgambettato. Oggi è un azzurro che prova a infilarsi in casa-America. Questa volta è Andreas Seppi. Ricambiare il favore non sarà semplice, anzi, è molto complicato. Soprattutto in virtù del fatto che la superficie è quella che Andy (inteso come Roddick) ama di più, è quella su cui è cresciuto. E in più il suo servizio funziona come ai tempi belli. La cornice sarà splendida, la giornata è bella e le tribune diventano immediatamente gremite quando sul grande schermo compare il nome del figlio del Nebraska. L’ultimo eroe americano. Spettacolo assicurato dunque, con un Seppi determinato e che vuole rovinare la festa agli “yankees”, con tutte le armi che può mettere in campo. E’ il secondo azzurro che ha l’onore dell’Arthur Ashe Stadium in questa edizione 2008 degli Open degli Stati Uniti. La prima era stata Roberta Vinci, autrice di una buona prestazione contro Dinara Safina, che aveva avuto la meglio facendo valere la propria potenza squassante contro il gioco di fino e di tattica della nostra Robertina.  

Peccato che c’è un aereo da prendere, c’è da tornare in Italia. Taxi, check-in, scalo, bagagli e Milano. Sopra all’Atlantico proprio mentre “Seppio” è in campo, senza Internet per sapere come va o com’è andata. L’appuntamento con la cronaca da New York e per tutte le foto della settima e ottava giornata, è per martedì mattina. L’appuntamento con le storie dalla Grande Mela è per il 2009. E’ l’ora di imbarcarsi, la Città alle spalle, Seppi-Roddick nella testa e cuffie dell’iPod nelle orecchie. “Leaving New York, never easy; I saw the lights fading out“…