Due semifinali andate via in tre set, senza storia. Quella di Federer è stata una passeggiata, quella di Nadal qualcosina di più, ma poco. Se però a Roger in finale sui prati siamo tutti abituati, la presenza di Rafa fa notizia. E’ successo a Wimbledon, day XI
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E’ stata la semifinale più corta dal 1972 qui a Wimbledon, da quando Ilie Nastase superò in 74 minuti Manuel Orantes. Sono serviti solo tre minuti in più a Roger Federer per far un sol boccone del secondo giocatore più vecchio a presentarsi ai nastri di partenza dei Championship. Vecchio sì ma molto molto arzillo. Jonas Bjorkman è un 34enne che ancora si diletta a vivere sui prati, con di fronte Re Rogi però non serve niente, né essere un erbivoro da generazioni, né essere un gran ribattitore grazie ai mille doppi giocati, per Roger è tutto facile, comunque. Se vogliamo il risultato è stato anche un po’ pesante, un nubifragio per lo svedese, se paragonato alla pioggerella che aveva posticipato l’inizio del match di due ore abbondanti. E’ con il solito servizio e con il solito dirittone che s’è costruito una vittoria così netta, una vittoria che gli consente di arrivare in finale per la quarta volta consecutiva, senza perdere un set (come Roddick nel 2004), e con la possibilità di vincere i Championships senza perdere un set (come Bjorn Borg nel 1976).
Dall’altra parte della rete però ci sarà quella che si definisce una bestia nera per Roger. Chissà, arrivando a Londra lo svizzero avrà pensato che almeno qui, sui prati, a casa sua, non se la dovesse più vedere con quello spauracchio che risponde al nome di Rafa Nadal, che lo ha battuto sei volte su sette, e che ama la terra rossa, e solo la terra rossa. Sull’erba è un’altra cosa, potrà al massimo vincere qualche partita, non certo arrivare alla seconda domenica. Sbagliato. Ammettiamolo però come Roger la pensava allo stesso modo almeno il 90% degli appassionati e degli addetti ai lavori. Ma Rafa è fatto per stupire, e anche questa volta ha stupito. In finale a Wimbledon c’era arrivato nei suoi sogni da bambino, nemmeno troppo tempo fa, ma ora, superando Marcos Baghdatis in una semi, anche questa, a senso unico, almeno nei momenti importanti, c’è arrivato per davvero. Due ore e ventisei minuti per Rafa che ha lasciato aperta la porta del match solo nel secondo set ma quando il cipriota ha provato a intrufolarsi, gliela sbattuta in faccia. Alla fine a ginocchia a terra ha festeggiato come suo solito…
La finale di domenica sarà uno spettacolo vero. Come le altre giocate da questi due fenomeni, ma questa volta pur non cambiando gli attori cambia il set, non siamo più a casa di Rafa, la terra rossa lascia spazio all’erba, non più veloce come una volta ma pur sempre erba. E così dopo Monte Carlo, Roma e Parigi, Rogi ha un’occasione d’oro per sfatare un mito, per infrangere un tabù. Anche perché se lo spagnolo gli rompe le uova nel paniere anche a casa sua, allora Federer potrebbe veramente perdere la sua compostezza svizzera e crollare in una profondissima e nerissima crisi di nervi. Non si vede come sia possibile, ma con questo ragazzo di Manacor è dura fare pronostici.
I main-draw dei Championships
Wimbledon, singolare maschile
Wimbledon, singolare femminile
The Championships’ Archive
Lu nedì 26 giugno, Day I