Secondo titolo di fila negli Emirati per la Williams che, battendo 63 75 la Azarenka, diventa la giocatrice più titolata in attività…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

A quasi 12 mesi dall’ultimo hurrà risalente allo scorso torneo di Acapulco (ai danni della nostra Pennetta), torna a sollevare un trofeo Venus Williams, il 42° della sua straordinaria carriera, che le consente di diventare la giocatrice in attività ad aver incamerato più titoli. Venere, che in precedenza deteneva questo primato in coabitazione con la Henin, si porta così a una sola lunghezza da Martina Hingis, la decima giocatrice più titolata nell’Era Open, con i suoi 43 successi.

 

Avversaria quest’oggi in finale per la Williams, Vika Azarenka, battuta 63 62 nell’unico precedente (Pechino 2008), che anche a Dubai, come in Australia, ha dimostrato i tanti progressi acquisiti sotto la cura del suo nuovo coach Samuel Sumyk. Aggressiva fin dal primo punto, la bielorussa cerca la via della rete appena ne ha la possibilità. Nel terzo game si porta 0-30 sul servizio della Williams che, però, prima con il servizio e poi con due passanti lungolinea di eccellente fattura, si salva e va a condurre per 2-1. Il servizio di Venus è quello dei giorni migliori (a zero terrà il game del 3-2, con 4 ace complessivi in 3 game di battuta), e le consente di poter giocare in maniera più rilassata i game di risposta. Nel sesto gioco giunge il break che decide il primo set (4-2) su un doppio fallo della Azarenka, certificato da occhio di falco. Il secondo game di battuta tenuto consecutivamente a zero, consente a Venus di passare a condurre per 5-2 e di chiudere poco dopo il set, non prima di aver annullato una palla del controbreak con un passante di dritto su un attacco poco convinto della bielorussa.

 

Il break in apertura per la Williams sembra poter indirizzare il match verso una rapida conclusione ed invece, Venus si concede il primo e unico passaggio a vuoto del match, dopo un set e mezzo perfetto. Sul 3-2 subisce il controbreak che consente alla bielorussa di rimanere in partita, almeno fino al 5-5. Come spesso le accade, nei momenti topici del match, Vika perde lucidità e soprattutto non riesce a trovare la prima di servizio. L’americana non si lascia pregare e porta a casa il break del 6-5 per la gioia della giovane compagna di papà Richard. La fiducia nel servizio di Venus è tale che si può cominciare a festeggiare con un gioco d’anticipo.

 

Quando Venus gioca così (80% di punti con la prima), c’è davvero poco da fare per le avversarie. L’americana archivia così una settimana, in cui non ha perso alcun set ed è sembrata in palla fin dal primo turno, senza mostrare le solite incertezze iniziali con il dritto, probabilmente favorita anche dalla velocità di una superficie che meglio si adatta alle sue caratteristiche, rispetto al Plexicushion di Melbourne.

 

Si chiude così il primo torneo “Premier 5” della stagione (2 milioni di dollari di montepremi) che ha regalato diverse sorprese, tra cui quella relativa all’esplosione di Regina Kulikova, quarto-finalista partita dalle qualificazioni. Grande spazio è stato riservato dai media, al ritorno di colei a cui era stato negato il visto lo scorso anno, l’israeliana Shahar Peer, la cui esclusione aveva scatenato diverse reazioni di sdegno un po’ dappertutto. La prima donna israeliana a competere a livello professionistico nella penisola arabica (Doha, 2008) ha onorato la sua prima partecipazione in terra emira, raggiungendo una straordinaria semifinale, nonostante misure di sicurezza, a dir poco stringenti.

 

L’israeliana ha, infatti, usufruito suo malgrado di uno spogliatoio personale, separato dalle altre giocatrici. E’ stata seguita dalla security in ogni dove, partecipando ad un torneo blindato dalla polizia, che l’ha vista relegata per tutta la settimana (anche in semifinale) sui campi secondari, più semplici da proteggere e sorvegliare.  

 

Ci ha pensato Venus in semifinale ad eliminare la Peer ed a togliere dall’imbarazzo gli organizzatori che, forse in finale, sarebbero stati costretti obtorto collo a concedere il proscenio principale all’israeliana che può comunque essere soddisfatta di una settimana eccezionale, in cui ha battuto una dopo l’altra Wickmayer, Razzano (finalista nel 2009), Wozniacki e Li, e che le consentirà di tornare tra le prime 20 giocatrici del mondo. Ma forse, questa volta, il risultato sportivo era l’aspetto che meno le interessava…

 

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