da Castellaneta, Giorgio Spalluto
Malgrado un pronostico abbastanza segnato, il team bielorusso si presenta al via di questo incontro abbastanza sereno, conscio di non avere nulla da perdere. “L’Italia è favorita ma noi possiamo contare su un gruppo interessante che cercherà di capovolgere il pronostico – dice il capitano Vladimir Voltchkov. A chi gli chiede il motivo della scelta di Bury come secondo singolarista, l’ex semifinalista di Wimbledon risponde: Bury e Vasilevski sono allo stesso livello: ho scelto di schierare il primo perché ho già visto giocare il secondo”.
Come da più di un anno a questa parte, Max Mirnyi scenderà in campo solamente in doppio. A suo dire, nulla sarebbe cambiato se l’incontro si fosse disputato sul veloce: “L’importante per me è far parte di questo team.
I riflettori sono puntati sul numero 1 della squadra bielorussa, il 19enne Uladzimir Ignatik.
Classe 1990, nel 2007 raggiunse la prima posizione mondiale nella categoria juniores, rivaleggiando con i nostri Trevisan e Fabbiano. Al pari dei nostri, il bielorusso ha fatto fatica inizialmente a imporsi nel mondo dei professionisti da quando vi ha messo piede in pianta stabile. Nel 2009, però, qualcosa è cambiato: Ignatik ha cominciato a ingranare, con ben 5 successi, 4 nei tornei futures e uno a livello challenger.
Non sembra assolutamente spaventato dal tour de force che lo attende: “Non mi era mai successo prima di giocare tre match in cinque giorni, e al meglio dei cinque set. Cercherò di fare del mio meglio. Se penso di poter entrare un giorno nei primi trenta del ranking mondiale? E perché non nei top ten…”.
Insomma il ragazzo è ambizioso, come è giusto che sia per uno come lui che, da junior, ha vinto il Roland Garros nel 2007, giungendo in finale qualche settimana più tardi a Wimbledon.
Tennista potente, servizio alla Roddick (non a caso si allena all’Academy del fratello di Andy, John) ma dalla mobilità rivedibile, Ignatik ha dimostrato di sapersela cavare su tutte le superfici. Le vittorie nel circuito ITF, equamente suddivise tra terra battuta e cemento, hanno fatto da preludio al successo nel challenger giapponese di Toyota, a dimostrazione di una crescita lenta ma costante.
Grazie a questi risultati, l’ex numero 1 juniores, reduce dallo scalpo più prestigioso ottenuto in carriera (la vittoria sul belga Darcis al challenger di Meknes della settimana scorsa), è al secondo posto nella classifica Atp riservata ai giocatori nati dopo il 1 Gennaio 1990 subito dietro al francese Rufin. Se son rose, fioriranno…
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