Fabio Colangelo questa settimana si concentra sul momento di Rafael Nadal alla luce di quanto accaduto nel recente torneo di Indian Wells….

di Fabio Colangelo – foto Getty Images

 

Si è appena concluso a Indian Wells uno dei tornei Master 1000 più imprevedibili degli ultimi tempi. Nessuno si sarebbe mai aspettato una finale tra Roddick e Ljubicic, con quest ultimo (meritatissimo) vincitore.

 

Con Del Potro e Davydenko (quasi) assenti, e la prematura eliminazione di Federer, Djokovic e Murray, sembrava finalmente arrivato il momento per Rafa Nadal di tornare al successo in un grande torneo dopo quasi un anno di digiuno. Lo spagnolo, al rientro dopo un mese e mezzo di stop, era apparso in ottima condizione. Ovviamente lo stato di forma non poteva essere lo stesso di 12 mesi fa quando sbaragliò la concorrenza in maniera impressionante, ma con Isner e Berdych (giocatori ostici per lui) aveva convinto, e il successo sembrava veramente vicino.

 

In semifinale contro Ljubicic il maiorchino era partito bene, solido come i turni precedenti, aiutato anche dal forte vento che soffiava sul centrale col quale ha spesso dimostrato di trovarsi a meraviglia. Il croato cercava di aggrapparsi al servizio per rimanere in scia al rivale che però sul 6/3 4/3 con tre palle break consecutive a disposizione era vicinissimo a mettere fine all’ottimo torneo di Ljubicic. Il futuro vincitore del torneo però non si è perso d’animo, ha rimontato il game, e da quel momento si è vista una partita diversa, e soprattutto un Nadal “umano”. Lo spagnolo infatti ha palesato delle insicurezze normalissime per qualsiasi giocatore di tennis, ma piuttosto insolite per uno come lui. Invece dopo aver perso la chance di “ammazzare” l’incontro, è incappato in errori banali, frutto della mancanza di fiducia figlia dei pochi successi e dei continui problemi fisici. Il primo game del terzo set è stato l’emblema, con tre errori gratuiti di dritto (mai visti) che stavano per consegnare il match a Ljubicic. Nonostante il croato lo abbia rimesso in partita avvertendo anche lui un po’ di (normale) pressione, Rafa non è riuscito a riprendere in mano l’incontro, e ha giocato un tie break troppo d’attesa in cui è stato punito dalla maggiore aggressività e lucidità dell’avversario.

 

Nei mesi scorsi si è tanto discusso sulla possibilità che Nadal possa tornare a essere quello di prima dal punto di vista fisico, ma forse non si è pensato a sufficienza alle conseguenze psicologiche di questo suo calo. Le sue precedenti sconfitte (Del Potro a New York, il Master, Murray a Melbourne…) erano state tutte piuttosto nette, quindi non aveva mai avuto modo di esprimere queste insicurezze. La sua incredibile forza mentale era una di quelle armi che gli permettevano di dominare e di intimorire tanti avversari (Federer in primis). Ora gli avversari sanno che di fronte non c’è più una “macchina” ma un essere umano con tutti i relativi limiti fisici e mentali. L’impressione è che la stagione sulla terra sarà decisiva per il futuro di Nadal. Se dovesse ritrovare il successo e la fiducia sull’amata terra, potrebbe ritrovare le vecchie sensazioni e riavvicinarsi al livello delle scorse stagioni. Se invece dovesse “fallire” nel suo regno potrebbe essere un colpo duro da digerire anche per un campione come lui. La speranza di tutti (anche dei fan di Federer) è di rivederlo tornare sui suoi livelli, perché è giovane, è uno splendido personaggio, e di un campione come lui il tennis non può farne a meno.

 

 


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