dal nostro inviato a Roma Gabriele Riva – foto Ray Giubilo
Come Monte-Carlo, più di Monte-Carlo, Roma parla spagnolo. Tre dei quattro semifinalisti impegnati domani vengono dalla Spagna. Con possibilità di en plein. Già, perché oltre a Fernando Verdasco, che ha battuto Djokovic, David Ferrer, che ha massacrato Tsonga, e Rafael Nadal, che ha superato Stanislas Wawrinka, nella sessione serale di venerdì Feliciano Lopez ha avuto la possibilità di completare l’opera. Per farlo avrebbe dovuto superare il lettone Ernests Gulbis, quello che al torneo ha dato più di una mazzata. Prima ha eliminato Re Roger Federer, al secondo turno, vale a dire l’esordio 2010 sui campi rossi per Sua Maestà; e poi ha rimandato a Livorno l’ultimo azzurro, quel Filippo Volandri che è stato battuto solo in volata, al tie-break del terzo set. Il bel Feliciano non ce l’ha fatta, perdendo in due set (7-6 6-1) dopo che era stato in vantaggio di un break nel primo parziale. Nella storia dei Masters 1000 (precedentemente Masters-Series, prima ancora Super 9) non è mai successo che già al sabato si sapesse da quale nazione sarebbe venuto il vincitore, ma questa volta ci siamo andati davvero vicini.
Nel tardo pomeriggio, a ridosso della sessione serale, per colpa o per merito della maratona tra Verdasco e Djokovic, a Rafal Nadal è toccato sbarazzarsi dello svizzero Stanislas Wawrinka. Qualche difficoltà nel primo set, durato complessivamente 49 minuti, per il maiorchino, che però al momento buono ha piazzata la zampata decisiva. Sopra 5-4, senza aver concesso palle break, il quattro volte campione di Roma strappa il servizio all’avversario e chiude, oltre al primo set, anche l’intera partita. Il secondo parziale è poco più di una passerella per Rafa che in 40 minuti, secondo più secondo meno, riallinea il programma a un orario pressoché solito. Lascia solo un game allo svizzero numero 2, che occupa la 26esima posizione mondiale e che al Foro Italico lega ricordi piacevolissimi come la finale disputata nel 2008 e persa contro Djokovic. Basta il primo dei due match point a disposizione, Stan sbaglia di qualche metro e il gioco è fatto. “Non ho certamente giocato il mio miglior match – ha detto Rafa di fronte ai microfoni – il livello che avevo a Monte-Carlo era decisamente superiore, a tratti quasi incredibile”.
Sul campo centrale inaugurato qualche giorno fa, svetta una bandiera gialla e rossa. Pende, da giovedì sera, dai tubolari che sorreggono le cabine del commento tv. E’ il segno del dominio iberico sul rosso. Su otto semifinalisti in due Masters 1000 sulla terra rossa, uno italiano e uno monegasco, quelli dell’Armada ne hanno piazzati 6 dei loro. Chapeau, direbbero i francesi per complimentarsi… ma qui serve un’altra lingua, altrimenti non ci si capisce.
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Uno stralcio della conferenza stampa di Rafa Nadal