di Fabio Bagatella – foto Getty Images
Settembre 2007, maggio 2009: da Mumbai (India) a Nizza. Ha dovuto attendere quasi tre anni Richard Gasquet per assaporare un nuovo trionfo nel circuito ATP ma alla fine ci è riuscito. Il successo nel Challenger di Bordeaux di sette giorni fa è stato solo l’antipasto della vittoria ben più rilevante nel Masters 250 di Nizza di questa settimana. Tra le sue “vittime” il nostro Starace ed il top ten Verdasco. E pensare che poco più di un mese fa Richie fuggiva a testa bassa e con gli occhi lucidi dal Country Club di Monte Carlo dopo aver raccolto due miseri giochi contro Thomas Berdych…
A quindici anni di distanza dalla sua ultima “partecipazione” Nizza, ha fatto il suo rientro nel circuito ATP in sostituzione del Masters 250 di Kitzbuehel. La prima edizione dell’Open Côte d’Azur (€ 450,000; terra) disputatosi presso il Lawn Tennis Club ha regalato subito una grande gioia al caloroso pubblico locale. Ad alzare il trofeo è uno dei tennisti transalpini più amati: Richard Gasquet.
Vincitore nel recente Challenger di Bordeaux ma ben lontano dai big (numero 68 ATP), Richie non era compreso tra le otto teste di serie. Ha saputo però sbaragliare la concorrenza mettendo in mostra per larghi il tratti quel tennis “sontuoso” che gli aveva permesso qualche anno fa di competere ad armi pari con i più forti al mondo.
La netta superiorità rispetto agli avversari, dimostrata nei cinque successi di Bordeaux, è proseguita anche nei primi tre turni di Nizza. 6-3 6-0 allo slovacco Lukas Lacko (81), 6-0 2-6 6-3 all’ucraino Alexandr Dolgopolov (56) e 6-3 6-2 al belga Olivier Rochus (62). Se però nei primi due incontri il 23enne di Beziérs è stato agevolato da due “contendenti” poco in vena, la sfida dei quarti di finale contro il belga è stata per Gasquet il primo vero e proprio “turning point” del torneo.
Al cospetto di un avversario che voleva a tutti i costi cancellare le tre umilianti sconfitte patite negli ultimi due mesi sul “rosso” (sei giochi raccolti in tutto) e che aveva appena piegato il numero uno del seeding nizzardo (lo svedese Robin Soderling 7), Richie ha sfoderato un super match degno del top ten che fu. Era da tempo che non si vedeva un Gasquet su tali livelli: Rochus ha sbagliato pochissimo, lottato su ogni palla, ma nulla ha potuto.
Decisamente più combattute le ultimi due sfide del transalpino. Il tanto atteso “derby” in semifinale tra Richie e Monfils non prendeva corpo ed il 23enne di Beziérs si trovava di fronte il nostro Potito Starace (60). Contro l’ultimo beniamino rimasto per il pubblico di casa, Poto ha avuto le sue chance ma è mancato nel momento clou. L’azzurro ha avuto un set point con il servizio a disposizione nella prima partita e due set balls consecutivi nel tie-break della seconda. Richie è stato bravo a rimanere freddo. Affidandosi spesso ad una battuta ficcante, si è portato a casa entrambe i set al tiebreak (7-1 e 8-6). Come ha poi tenuto a sottolineare Gasquet: “è stata soprattutto una vittoria di testa.”
A separare l’idolo di casa dalla vittoria finale restava dunque la testa di serie numero due del main draw, nonché numero nove del mondo, Fernando Verdasco. I due si erano affrontati nove volte: le prime quattro (sino al 2007) sempre vinte da Richie, le restanti cinque (dal 2009) sempre incamerate dallo spagnolo. Il 26enne di Madrid, che quest’anno sulla terra poteva già contare il successo Barcellona e la finale di Monte Carlo, non era sbarcato a Nizza al top. Pur soffrendo contro l’ucraino Sergiy Stakhovsky (63) e l’argentino Leonardo Mayer (57) aveva comunque rispettato il suo “seeding”. Si preannunciava dunque una finalissima di tutto rispetto dall’esito più che incerto.
Le previsioni non sono rimaste disattese. Gasquet e Verdasco hanno dato vita ad una match al cardiopalma che sembrava chiuso almeno un paio di volte e che ha visto i due contendenti sfidarsi all’arma bianca. L’iberico non era al meglio e si vedeva. Richie aveva dalla sua un pubblico alle volte troppo rumoroso ma doveva fare i conti con il decimo match disputato in dodici giorni. Alla fine l’ha spuntata chi aveva più “fame” e “bisogno” di vincere.
Il primo set scorreva via abbastanza tranquillo: Gasquet, pimpante e ben in partita; Verdasco abulico e troppo falloso. Logica conseguenza il 6-3 finale per il francese che otteneva il break nel sesto gioco e poteva anche permettersi di sciupare quattro set balls (di cui tre consecutivi) sul servizio dello spagnolo.
La reazione di Verdasco, che non ci sta mai a perdere anche quando sa di non essere al top, giungeva puntuale ad inizio secondo set. L’iberico scappava via 3-1 ma si faceva subito riprendere e rimontare. Sul 5-4 servizio a disposizione, Richie avrebbe potuto chiudere i conti ma Verdasco era di tutt’altro avviso. Con un dritto vincente dietro l’altro lo spagnolo infilava tre giochi consecutivi strappando due volte (a zero) la battuta al francese per il 7-5 finale.
Tutto veniva dunque rimandato al terzo con l’iberico logico favorito per il protrarsi dell’incontro e per l’esito del set appena concluso. Verdasco guadagnava subito il break e volava abbastanza comodamente 4-1. La partita sembrava sostanzialmente finita con Gasquet molto affaticato costretto a chiedere anche l’intervento del fisioterapista per un fastidio alla coscia sinistra.
Niente di più errato: dal possibile 1-5 Richie risaliva 3-4 ma era costretto ad incassare un nuovo break che portava lo spagnolo a servire per il match. Sull’orlo del baratro, Gasquet raccoglieva le residue energie riuscendo “miracolosamente” a rientrare in partita. Si arrivava così al tie-break deciso da un’errore di dritto di Verdasco per il 7-5 conclusivo.
Chiave di lettura di un incontro che è “girato” più di una volta il drammatico terzo set. Forse spinto da un pubblico che con il suo tifo da stadio ha innervosito non poco Verdasco, forse lasciando andare il braccio consapevole di non aver più nulla da perdere con le gambe in preda ai crampi, certamente aiutato nei momenti più delicati dal servizio, Gasquet è stato in grado di portare a casa un match (e un titolo) che due settimane fa difficilmente avrebbe fatto propri.
A fine partita Richie è comprensibilmente al settimo cielo. Ci sono ringraziamenti per tutti: i due allenatori in tribuna (Gabriel Markus, che a Nizza vinse nel 1992, ed Eric Deblicker), gli spettatori sugli spalti, Fernando Verdasco, chi gli è stato vicino e l’ha sempre sostenuto anche nei momenti bui… Ci sono soprattutto i suoi grandi occhi lucidi ma questa volta non di tristezza. Se i francesi gongolano per il ritorno al successo dopo quasi tre anni del loro “enfant prodige”, noi italiani dobbiamo registrare le consuete luci ed ombre.
Male Fabio Fognini (92), eliminato piuttosto nettamente all’esordio dall’elvetico Marco Chiudinelli (68). Non sufficiente Andreas Seppi (66), che dopo aver liquidato il tedesco Michael Berrer (42 e settima testa di serie del seeding di Nizza), si è arreso a Stakhovsky (63). Bene invece Potito Starace che, prima della sconfitta contro Gasquet, ha fatto fuori senza concedere set il qualificato belga Steve Darcis (106), il polacco Lukas Kubot (52 e 8a testa di serie) ed il francese Gael Monfils (15 e 3a testa di serie). Nel doppio buona “semi” per il binomio Seppi/Starace, battuti dai futuri vincitori (Melo/Soares, numero 3 del seeding) dopo aver regolato gli specialisti e teste di serie numero uno a Nizza, Bhupathi/Mirnyi.
Per Richie non c’è comunque tempo né di godersi la vittoria né di festeggiare le oltre venti posizioni recuperate nel ranking ATP) Il Roland Garros incombe: oggi il suo esordio nel match più atteso della seconda giornata dello Slam francese. Suo avversario quell’Andy Murray (numero 4 ATP e quarta testa di serie del seeding parigino) che gli negò tre anni fa la finale di Wimbledon.
Lo scozzese non ama particolarmente il “rosso” e dopo la finale persa a Melbourne in gennaio ha raccolto ben poco. Gasquet avrà il morale a mille, tutto il pubblico dalla sua ma potrebbe risentire delle fatiche di due settimane “piene”. Rendez vous nel pomeriggio sul “Suzanne Lenglen”: ne vedremo delle belle…
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